domenica 15 aprile 2018

Jon Lord - Gemini Suite (recensione)

Altro mio recente acquisto, oltre che un album che mai mi sarei immaginato di trovare tranquillamente tra i vari Abba, Beatles e Eagles. E invece... Un album curioso sicuramente. Curioso perchè una sorta di secondo tentativo nell'affrontare la formula "band e orchestra", ma stavolta, almeno sulla carta, dal solo Jon Lord e non a nome Deep Purple. Si, perchè il primo tentativo fu ovviamente il Concerto For Group And Orchestra nel 1969, prima uscita della cosiddetta mark 2 con i nuovi arrivati Ian Gillan e Roger Glover. Un lavoro certamente ottimo ma con i suoi difetti: su tutti l'eccessivo distacco ed alternanza tra gruppo ed orchestra, cosa voluta nel primo movimento, che infatti Lord concepì come una "presentazione" o confronto delle due diverse componenti musicali, che poi avrebbero dovuto combinarsi ed accompagnarsi meglio nei successivi movimenti, specialmente nel terzo. Ecco, se sulla carta fu così, in pratica invece ci si ritrovava con lunghi minuti di sola orchestra interrotti sporadicamente dal gruppo, anche se certamente con ottimi momenti musicali.
I temi del primo movimento, la melodia del cantato del secondo e la carica possente del terzo lo rendono un ascolto indubbiamente interessante e, a tratti, più che piacevole. Visto il successo del suddetto esperimento, a Lord venne commissionata un'ulteriore opera di quel genere, e così nacque questo Gemini Suite. Ed esso effettivamente nacque come un lavoro dei Deep Purple ancora una volta, e fu suonato dal vivo nel Settembre 1970 di nuovo alla Royal Albert Hall con la Little Light Music Society Orchestra. Per qualche motivo, questa volta si decise di non pubblicare la registrazione dell'evento (che uscirà postuma parecchi anni dopo), ma di ri-registrare il tutto in studio. E fu qui che Blackmore e Gillan, che già parteciparono controvoglia (specialmente il signore in nero) al Concerto For Group And Orchestra a causa del dubbio effetto sull'immagine del gruppo che quell'opera avrebbe avuto (ricordiamoci che all'epoca erano anche al lavoro su In Rock), decisero di farsi da parte. Fu quindi presa la decisione di considerare Gemini Suite come un lavoro del solo Jon Lord (che comunque, come per il Concerto, scrisse tutta la musica), nonostante la presenza dei compagni di band Ian Paice alla batteria e Roger Glover al basso. Al posto di Blackmore fu chiamato Albert Lee, e alla voce si optò per un duetto con Yvonne Elliman e Tony Ashton laddove il solo Gillan se ne occupava in sede live. Lord decise di imparare dagli errori del Concerto, andando quindi a dare più spazio ai musicisti della band e creando un maggiore equilibrio tra le due parti, e questo comportò una decisione curiosa nella struttura dell'intero lavoro. Infatti, dopo i canonici tre movimenti del Concerto, formato usato anche nella performance live del 1970 della Gemini Suite, qui si decise di dividere il lavoro in sei parti, dedicando ognuna ad un singolo strumento (se si considera anche la voce come tale).
Troviamo quindi brani guidati da, in ordine: chitarra, piano, batteria, voci, basso e organo. Ed ognuno ha modo, durante la durata del proprio spazio, sia di lasciarsi andare al canonico ed obbligatorio assolo, ma anche di duettare e diventare parte dell'orchestra (che in studio è la London Symphony Orchestra condotta di nuovo da Malcolm Arnold). Quindi sono molto più rari i momenti di sola orchestra, ed il tutto scorre decisamente meglio che nel Concerto, a mio parere; paradossalmente però senza proporre temi altrettanto memorabili. Interessantissimi i contrasti tra chitarra tinta di blues di Albert Lee e l'orchestra nel primo movimento (in ulteriore contrasto se confrontato con la consueta anarchia controllata della versione di Blackmore), curiose le derive quasi jazzate della parte di piano, roboanti e coinvolgenti le parti dedicate a basso e batteria, emozionante il duetto di voci (tra l'altro in un bellissimo brano, anche decontestualizzato) e risolutivo oltre che riassuntivo l'ultimo movimento all'organo. Si, Lord si prende due parti e fa anche bene! Insomma, si nota una maggiore consapevolezza e migliori risultati in generale, in tempi in cui comunque il concetto di combinazione tra il mondo pop/rock e quello classico era ancora una novità. Ed in questo senso potrebbe risultare un ascolto un po' "inutile", se non addirittura noioso, se affrontato con un'ottica più rivolta alla situazione musicale attuale ed i passi avanti (o indietro?) che sono stati fatti in 45 anni abbondanti.
Come sempre, va contestualizzato nei suoi tempi insomma. Personalmente lo trovo estremamente godibile, non eccessivamente pesante e sicuramente una potenziale fonte di ispirazione ancora oggi. Questo primo passo verso la carriera solista di Lord lo portò poi verso altri lavori come Windows e Sarabande (buono il primo, ottimo il secondo), dimostrando quindi un processo interessante e curiosamente distante da quella che sembrava essere la sua principale realtà, e cioè i Deep Purple. Band che di certo implementava una certa ispirazione classica, specialmente negli assoli, ma sempre un po' in sordina.
Questo Gemini Suite lo consiglio principalmente per curiosità, ma se siete fan del Concerto For Group And Orchestra non potete lasciarvelo sfuggire, perchè sono sicuro che vi piacerà.
Un voto? Beh, non è un lavoro perfetto, direi però che si merita un 7,5 - 8.
Qui sotto vi allego la versione dell'album che ho io, rimasterizzata nel 2016 con copertina diversa, ed anche la versione live dei Deep Purple del 1970, uscita nel 2006.


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