venerdì 30 novembre 2018

Emerson, Lake & Palmer - Works Volume 1 (1977) Recensione

Dopo un primo scioglimento nel 1974, e dopo un capolavoro come Brain Salad Surgery, gli ELP decidono di riformarsi e di pubblicare un lavoro piuttosto controverso. Innanzitutto è importante ricordare che i tempi nel frattempo erano cambiati non poco, e se all'epoca della pubblicazione di "Brain..." certe opere grandiose e strabordanti spopolavano, nel 1977 il punk ormai si era stabilito. Solo le band e gli artisti veramente abili e versatili (Pink Floyd, Queen...) furono in grado non solo di sopravvivere, ma anche di raggiungere vette di successo ancora più elevate. Chi invece si ostinava a seguire una strada che ormai era già stata percorsa più volte, quindi producendo musica piuttosto complessa, usando orchestre, facendo concept album e compagnia bella, era destinato a veder scemare l'interesse nei suoi\loro confronti. C'è da dire anche che quando una corrente ha "detto" molto se non tutto quello che aveva da dire, ciò che segue non fa che risultare piuttosto sbiadito al confronto, ed il prog degli ultimi 20 anni ne è un perfetto esempio, a meno che non si voglia il "more of the same" cercando disperatamente di spacciarlo come nuovo aggiungendoci paroline magiche come "neo" e "post". E già allora si iniziava a notare questa tendenza, perchè se anche qui gli ELP cercano un modo per "andare avanti" abbandonando in un certo senso alcuni aspetti del loro suono classico, il tutto è ancora legato alla grandiosità e pomposità tipica del progressive. Se a questo aggiungiamo un tentativo azzardato per natura di suddividere l'album in tre parti soliste ed una soltanto "da band", per di più all'interno di un album doppio, si può immaginare quali possano essere stati i risultati. Ovviamente con "risultati" non intendo vendite e posizioni in classifica, perchè allora la reunion di giganti come gli ELP non poteva non attirare l'attenzione, a prescindere dalla qualità del prodotto. Quello che intendo è più strettamente legato alla natura dell'intero lavoro, che si rivela essere un "pastrocchio" che non solo sembra non avere la minima direzione (e questo da amante della varietà lo apprezzerei anche), ma che la sua suddivisione in parti separate finisce per causare un ascolto sconnesso e molto poco scorrevole. Insomma, la "lezione" di Ummagumma non la si è voluta imparare. A mio parere il discorso sarebbe stato un po' diverso se i brani solisti fossero stati alternati, anche se forse ciò avrebbe causato confusione, ma di questo parlerò alla fine.

E di certo non può non causare una certa confusione ad un orecchio ignaro, che magari arriva proprio da Brain Salad Surgery, l'ascolto del primo lato. Perchè se da una parte è fuori discussione il valore del Piano Concerto no. 1 di Keith Emerson, dall'altro viene a mancare ciò che le influenze classiche le fece funzionare all'interno del suono Nice\ELP: l'incontro-scontro con il rock e la psichedelia. Questi ultimi infatti sono elementi ovviamente assenti in un brano per piano e orchestra, "colto" per natura, che seppur valido finisce per essere un ascolto forse fin troppo distante sia da ciò che normalmente si associa agli ELP, sia anche solo dal resto di Works Volume 1. Indubbiamente il concitato terzo movimento è forse la parte più forte e memorabile, ma ci sono momenti molto belli anche altrove.
Il secondo lato è invece appannaggio di Greg Lake, che senza troppe sorprese lo riempie di piacevoli canzoni piuttosto melodiche e spesso di natura acustica. Anche qui, questa "vena" era ben presente anche negli album precedenti, ma un assolo di Moog qui, un altro assolo di Moog là, magari il tutto piazzato in un punto strategico della tracklist per alleggerire l'ascolto, lo faceva funzionare. Venti minuti di "semplici" canzoni di Lake finiscono per portare presto al desiderio di sentire anche altre cose. E questo lo dico pur facendo ovviamente notare che gran parte dei brani presi singolarmente sono piccoli gioiellini, con vette magnifiche come C'est La Vie e Closer To Believing e pezzi quantomeno interessanti come Hallowed Be Thy Name.
Si cambia disco ed ecco Carl Palmer nella sezione forse più eclettica del disco. Musica classica, sezione fiati, arrangiamenti da big band, bei contributi di Joe Walsh alla chitarra: insomma di carne sul fuoco ce n'è parecchia, ed il tutto si mantiene piuttosto lontano dall'idea che si ha degli ELP, ben più delle parti di Emerson e Lake. Questo terzo lato scorre piuttosto bene, nonostante l'inutile, a mio parere, riarrangiamento di Tank. The Enemy Dances With The Black Spirits, un riarrangiamento di un brano di Prokofiev, è probabilmente la mia preferita qui, e forse sarebbe stata degna di un vero e proprio arrangiamento da ELP, ma tant'è...
Ecco forse è questo ciò che più mi lascia perplesso: il fatto che alcuni brani avrebbero potuto essere resi dei normali pezzi "alla ELP" con altri arrangiamenti, e un taglio qui e una levigata là ci avrebbe potuto portare un quasi ottimo album singolo di gruppo.
A testimonianza del valore di questa possibilità ci sono due cose, e la prima delle due è il quarto ed ultimo lato di questo album. Qui gli ELP si riuniscono sul serio e sfornano due grandiosi brani: Pirates e Fanfare For The Common Man. Pur non essendo un grandissimo fan della quasi eccessiva complessità e dell'immaginario di Pirates (che rimane comunque un ottimo brano), è impossibile ignorare Fanfare For The Common Man, uno dei brani di punta della loro intera carriera. Interessanti entrambi anche per poter ascoltare un importante cambio di "suono" da parte di Emerson, che abbandona quasi del tutto i vecchi cari Hammond e Moog per buttarsi sul nuovissimo Yamaha GX-1.  L'impressione è quella di essere di fronte a 4 EP totalmente sconnessi fra loro, e forse con questa visione potrebbe cambiare il giudizio, o forse no.
A dare un'ulteriore idea di ciò che avrebbe potuto essere questo Works Volume 1 ci pensa il Volume 2, uscito l'anno dopo. Nonostante la sua natura di "raccolta di scarti", il fatto che i brani, non distanti per natura da quelli del primo volume, vengano qui distribuiti in modo più uniforme e non separati, rende l'ascolto decisamente più piacevole e scorrevole. Proprio per questo torno molto più volentieri sul secondo volume che sul primo, nonostante sul primo ci siano isolati brani di maggiore qualità.
Giusto per divertimento, vorrei esporre un'ipotesi di scaletta alternativa per una versione di Works Volume 1 ridotta ad album singolo:

1 - Fanfare For The Common Man
2 - C'est La Vie
3 - The Enemy God Dances With The Black Spirits (con un arrangiamento di gruppo magari, come poi effettivamente fecero in tour)
4 - Piano Concerto no. 1 (magari accorciato sui 10/12 minuti di lunghezza e con qualche contributo da Lake e Palmer)
5 - Pirates
6 - Closer To Believing

A mio parere un album di questo genere non sarebbe magari stato un capolavoro al livello dei precedenti, ma avrebbe guadagnato tutt'altra fama. Perchè diciamocelo, nel momento in cui qualcuno vuole fare esempi sugli eccessi delle grandi band negli anni '70, Works Vol. 1 sta lassù con Tales From Topographic Oceans degli Yes e A Passion Play dei Jethro Tull. Da molti visti come mattoni dall'insostenibile peso, sia per il contenuto o per il formato.
Rimane un album imprescindibile per i fan, in quanto contiene comunque dell'ottima musica, e gli ELP faranno di molto peggio nel 1994 con l'anonimo In The Hot Seat (mentre di Love Beach salvo qualcosa). Come voto però penso si assesti sul 6,5.


martedì 27 novembre 2018

Neutral Milk Hotel - In The Aeroplane Over The Sea (1998) Recensione

Siamo di fronte ad un album che definire interessante sarebbe molto riduttivo, tanta è la profondità, la complessità ed i punti di interesse degni di essere esaminati. Ci sarà un motivo se ci sono persone che scrivono tesi sui testi di un "semplice" album indie. Perchè tecnicamente di questo si tratterebbe: In The Aeroplane Over The Sea è il secondo album dei Neutral Milk Hotel, una band americana facente parte, insieme ad altre di natura in un certo senso analoga, della Elephant 6 Recording Company, un collettivo di musicisti americani che riuscì nell'intento di portare avanti varie band indie.

Musicalmente l'album è di natura prevalentemente acustica, con salde radici in un folk dalle tinte psichedeliche, ed ispirazioni che vanno tanto da Dylan nel cantato quanto ad album più eclettici come Forever Changes dei Love. Con quest'ultimo album condivide i tratti più stravaganti a livello sonoro, come l'uso dei fiati e di vari strumenti non proprio convenzionali, riportando il tutto ad un'inventiva, una varietà ed un colore sonoro molto più tipici alla fine degli anni '60 che nella seconda metà degli anni '90.
Dove però si sente l'ispirazione del decennio a cui effettivamente appartiene è nei rari momenti dove il suono si fa più "spinto" e distorto, come ad esempio in The King Of Carrot Flowers, Pts. Two & Three e Holland 1945, brani che strizzano l'occhio al noise quando non ad un certo tipo di punk, oltre ad un generale senso di lo-fi. Ciò che però forse più di ogni altra cosa ha permesso ad In The Aeroplane Over The Sea di rimanere impresso nella memoria e consacrato definitivamente come album epocale, in particolare negli ultimi anni grazie al ruolo di internet, è racchiuso e ruota intorno ai suoi testi.
Parte dei brani pare essere infatti ispirata alla figura di Anne Frank. Il leader Jeff Mangum infatti pare esser rimasto molto colpito dalla lettura del diario della Frank, tanto da scrivere alcuni brani dedicati a lei, in particolar modo la lunga Oh Comely. Gran parte dei testi sono però di difficile interpretazione, ricchissimi nell'immaginario spesso ambiguo ma che sembra non scadere mai nel completo nonsense. Proprio per questo negli anni si sono succedute innumerevoli teorie ed interpretazioni e l'album è diventato una sorta di opera intoccabile dell'indie, quando non l'album hipster per eccellenza. Personalmente, non reputandomi affatto hipster e né tanto meno fan dell'indie, non posso comunque fare a meno di apprezzare tutti gli elementi sopra citati, senza trascurare la pura e semplice bellezza di alcune composizioni ed arrangiamenti, a riprova del valore di un album che trascende ogni qualsivoglia catalogazione. Che poi molta musica indie si sia rifatta a questo lavoro è un altro discorso, soprattutto alla luce del fatto che una tale profondità ed inventiva è raro trovarla altrove in questo "genere" (che poi genere non è). Un altro aspetto degno di nota è l'interpretazione vocale di Mangum, sempre molto enfatica ed intensa.
Certamente ci sono delle imperfezioni tecniche, non è un gran cantante come normalmente lo si intende, ma è impossibile rimanere impassibili di fronte al tour de force di Oh Comely, la cui unica take vocale strappa un "holy shit" ad un membro della band, udibile a fine canzone.

Come detto, internet ha finito per consacrare l'album a suon di teorie e meme, tra citazioni, discussioni sulla bellissima copertina ricavata da una vecchia cartolina (ma è un tamburo o una patata?) tra l'altro perfettamente in linea con l'immaginario dell'album, e via di questo passo. Molti hanno scoperto questo lavoro proprio grazie a questo "mondo" e siti come 4chan e Reddit, ma il valore di "Aeroplane" a mio parere è tale da poter essere apprezzato anche rimanendo all'oscuro di tutto ciò. Un album diventato famoso al di là di ogni aspettativa, tanto da spingere Mangum ad un ritiro ed allo scioglimento del gruppo sul finire del 1998 (fino alla reunion nel 2013).
Difficile dare un voto; questo è un album che può anche lasciare indifferenti ad un primo, superficiale, ascolto, ma è facile che arrivi un momento in cui semplicemente scatta qualcosa e si finisce per amarlo alla follia. Per questo non può essere meno di un 8,5. 


venerdì 16 novembre 2018

Morgan - Nova Solis (1972) Recensione

Tra le innumerevoli band definibili “minori”, puramente in termini di fama, nei proficui anni '70, questi Morgan sono meritevoli di attenzione. I Morgan pubblicarono solamente due album, il secondo dei quali, con non pochi problemi, ben tre anni dopo la sa registrazione.
Questo Nova Solis, il loro primo album, fu registrato con l'allora avveniristico metodo a 16 traccce, negli studi RCA di Roma. Il nome della band deriva ovviamente dal nome del tastierista Morgan Fisher, di fatto anche leader e compositore principale della band, aiutato dal cantante Tim Staffel che si occupò invece dei testi. Interessante notare che Staffel precedentemente faceva parte degli Smile insieme a Brian May e Roger Taylor, i quali dopo il suo abbandono presero a bordo il giovane Freddie Mercury e cambiarono il nome in Queen. 
I Morgan non hanno molto in comune con gli Smile (a parte un altro piccolo particolare che vedremo più avanti), rientrando senza troppa fatica nel filone del progressive rock tanto in voga nel periodo, facendo della sovrabbondanza di tastiere una delle caratteristiche più evidenti del loro suono. Facile quindi tracciare paralleli con altre band “keyboard-driven”, e nomi come ELP fanno presto ad affiorare; ma in realtà il suono dei Morgan affonda le radici tanto nel progressive quanto in una sorta di psichedelia spaziale, non molto presente in band come ELP o Triumvirat.
Non è raro infatti notare effetti sonori e scelte timbriche dei sintetizzatori che forse oggi possono sembrare un po' ingenui ed antiquati, ma che allora ben davano l'idea di modernità, atmosfere futuristiche ed, appunto, spaziali. Il ring modulator applicato alla voce di Staffel nel brano di apertura, Samarkhand The Golden, ne è un esempio. Questo brano ben presenta il suono della band, condito con i consueti cambi di tempo, assoli e tastiere strabordanti che ritroveremo in gran parte dell'album. C'è da dire però che la varietà di tastiere usate è davvero notevole, e crea una certa ricchezza timbrica indubbiamente piacevole. Ovviamente chi prova odio profondo nei confronti dei sintetizzatori farà meglio ad evitare questa band. Alone, ad opera di Staffel, alleggerisce il tutto con i suoi toni acustici prima della più pesante ed oscura War Games. Quest'ultima mostra bene le notevoli parti di basso di Bob Sapsed e sfodera di nuovo tutte le caratteristiche più progressive del loro suono. L'intera seconda metà dell'album è occupata dalla massiccia title track, dove Fisher utilizza al meglio il suo intero arsenale tastieristico e accompagna l'ascoltatore in un viaggio spaziale in un futuro dove la Terra è stata distrutta. Tra citazioni a Jupiter di Gustav Holst, arie sinfoniche, sezioni puramente rumoristiche, ballate acustiche con il tipico gusto melodico di Staffel, la suite Nova Solis è indubbiamente una delle migliori parentesi dei Morgan. Curioso notare la presenza di una sezione, a circa metà suite, dal nome Earth. Si tratta di un brano composto da Tim Staffel e già registrato con gli Smile qualche anno prima, qui ripreso e modificato nell'arrangiamento. La suite e l'album si chiudono con una reprise, come è giusto che sia in questi ambiti.
I Morgan realizzeranno un secondo album stilisticamente non distante da Nova Solis, The Sleeper Wakes, registrato nel 1973 ma pubblicato solo nel 1976 per problemi contrattuali. La band si sciolse di lì a poco, e Morgan Fisher, dopo parentesi con la Third Ear Band e i Mott The Hoople, finì ironicamente a suonare le tastiere nel tour europeo dei Queen del 1982. Lo si può infatti vedere nel live Queen On Fire: Live At The Bowl in uno stravagante completo rosa.
Come voto questo album si merita un 7,5 generosamente arrotondato ad 8.

martedì 13 novembre 2018

Steven Wilson - Home Invasion: In Concert at the Royal Albert Hall (2018) Recensione


Dopo aver "mancato" i tour di Raven e Hand, Steven Wilson decide di immortalare il tour di To The Bone con questa uscita. E già me li vedo certi fan a strapparsi i capelli per l'alta percentuale di brani dall'ultimo album presenti in scaletta, quasi come accadde nel lontano '81 con i Genesis quando promuovevano Abacab. Il fatto è che un artista fa un tour per promuovere il suo ultimo album, è così da sempre, ed è ovvio che faccia varie canzoni tratte da quello: se non vi piace l'album, evitate il tour che lo promuove. Poi ci sono io che non ci vado anche se mi piace l'album perchè sono povero, ma quello è un altro discorso. Ma tornando a questo Home Invasion, una cosa che posso subito togliere di mezzo è il fatto che, a mio parere, acquistare la versione solo CD è uno spreco di soldi. I brani sono suonati in modo ottimo, forse fin troppo, e quindi la sensazione di ascoltare versioni leggermente diverse di brani già noti è molta; senza l'elemento visivo è un live che personalmente ascolterei forse una volta per curiosità. Ma la versione video è tutt'altra cosa.
La regia utilizzata per questo live mi ricorda molto certe cose di Hamish Hamilton per Peter Gabriel nei primi 2000, con uno stile indubbiamente moderno ma che si adatta ai singoli brani. Se quindi il brano in questione è lento e disteso si avranno riprese di questo tipo, mentre invece in parti più concitate ci sembrerà di avere un attacco epilettico. Se di solito odio quest'ultimo tipo di regia, d'altro canto credo che se usata in modo misurato, come succede qui, funzioni bene. Alcuni effetti visivi proiettati dietro al palco o davanti sul solito telo trasparente vengono a volte "aumentati" venendo trasportati anche sul video vero e proprio, che è una scelta a mio parere un po' discutibile ma, anche qui, non succede continuamente quindi è apprezzabile. Ovviamente la qualità generale è superba, nonostante il da me odiato 21:9 (4:3 forever, accetto il 16:9 con riserva).
Arrivando alla scaletta e alle performance che dire? La band in generale è ottima, con i già noti Nick Beggs a basso e stick e Adam Holzman alle tastiere, si aggiungono Alex Hutchings alle chitarre e Craig Blundell alla batteria (ottimi entrambi, alle prese anche con materiale di Govan e Minnemann, ricordiamo). Blundell in particolare l'ho apprezzato particolarmente dopo averlo precedentemente ascoltato con i Frost* (brrr, e non per il freddo), presumo grazie a canzoni ben diverse. Lo stesso Steven Wilson l'ho trovato molto più sicuro e solido nel cantato rispetto a qualche anno fa.
La scaletta, come detto, ci offre gran parte di To The Bone (completo in sostanza, a parte la title track) in modo molto fedele, anche grazie alla presenza di Ninet Tayeb in Pariah, Blank Tapes ed una People Who Eat Darkness trasformata in un ulteriore duetto. Permanating vanta l'aggiunta delle ormai famose ballerine, tanto per dar ancora più fastidio ai proggettari snob, bravo Steven. E proprio questi proggettari però possono tirare un sospiro di sollievo per la presenza di Home Invasion/Regret #9, Ancestral, Arriving Somewhere But Not Here e Sleep Together. Certo, li ascolteranno al grido di "non è lo stesso senza Gavin Harrison", ma che ci possiamo fare? Io li ho apprezzati molto questi brani, in particolar modo Ancestral che, grazie all'ottima regia, è riuscita a farmi mandare giù anche la sezione strumentale conclusiva, che ho sempre considerato come il punto più prevedibile, debole e "già sentito" dell'intero Hand. Cannot. Erase. 
Nel mezzo troviamo due ripescaggi dal caro vecchio In Absentia, The Creator Has A Mastertape e The Sound Of Muzak, che ho apprezzato pur non essendo un grande fan dei Porcupine Tree (uuhh).
Verso la fine Steven si prodiga in una Even Less in solitaria e conclude con l'ormai canonica The Raven That Refused To Sing. Una scaletta di più di due ore e mezza che ti lascia con la voglia di ascoltare di più, ed è cosa rara in concerti di questa lunghezza.
Una pecca in tutto questo volendo è stata la scelta di filmare una sola serata invece di fare una compilation di due o tre, visti i cambi in scaletta. Come conseguenza ci troviamo ad esempio una Routine filmata al soundcheck, che, vista la presenza di Ninet, è un po' un sacrilegio la sua non presenza in scaletta. 
In definitiva, è ovvio che se To The Bone non vi è piaciuto, difficilmente vi piacerà questo live, o almeno la parte di esso dedicata a quell'album. Per chi invece rivuole i Porcupine Tree ci sono i Pineapple Thief, che riescono benissimo nell'esserne una copia sbiadita (elogiati infatti anche e soprattutto da chi bocciò To The Bone, nonostante il primo singolo del loro ultimo album suoni sospettosamente simile alla title track del lavoro poppettaro di Wilson), e ora anche con Gavin Harrison in formazione! Io personalmente non dimenticherò mai l'ora e tre quarti di noia mortale quando li sentii a Veruno nel 2015, ma a ognuno il suo suppongo.
Concludendo, consigliatissimo in formato video, un po' meno la versione in CD, come voto si merita un 8.


sabato 10 novembre 2018

Eagles - The Broadcast Collection '74-'94 (2017) Recensione

Gli Eagles sono stati senza dubbio tra i primi ascolti quando ero bambino. Tra varie cassette dei Queen, dei Supertramp, di Phil Collins, c'era una loro raccolta con i soliti pezzi noti che conoscono anche le pietre. Pian piano iniziai ad acquistare i singoli album e ad adorarli, in particolar modo Desperado. Non fui particolarmente colpito quando uscì Long Road Out Of Eden nel 2007, pur avendo brani di tutto rispetto, e mi limitai ad ascoltare i loro lavori pre-scioglimento, fino a The Long Run. Quello di cui però sentivo un po' la mancanza era una buona testimonianza live di quegli anni. Certo, Eagles Live è pur sempre ottimo, con brani pescati tra il 1976 ed il 1980, ma penalizzato dalla sua relativa brevità e dalle ovvie correzioni fatte in studio. Fino a che, qualche giorno fa, per puro caso ho trovato questo cofanetto da 7 CD contenente 4 concerti di epoche diverse. Ovviamente si tratta sostanzialmente di bootleg, ma d'altronde ho sempre detto che se solo certi bootleg fossero venduti a prezzi decenti e con confezioni carine potrei considerare l'acquisto in alcuni casi (magari per concerti particolarmente belli e importanti, o antologie come questa, per il resto si scarica senza pietà perchè tanto la band di soldi non ne vede comunque), e così è stato. In sostanza si tratta di concerti trasmessi per radio, quindi di registrazioni provenienti direttamente dal mixer, ed il che già ci toglie il dubbio sulla qualità. Qualità che comunque si rivela essere altalenante, ma mai inascoltabile al livello di un bootleg registrato dal pubblico.

Il primo CD è interamente dedicato al Don Kirshner's Rock Concert al Beacon Theater di New York, del 14 Marzo 1974, di cui esiste anche il video. Qui troviamo gli Eagles all'epoca del loro terzo album, On The Border, e freschi dell'aggiunta di Don Felder alle chitarre. Questo concerto si tratta forse della miglior rappresentazione della loro anima country, condita dalla presenza di ospiti come Jackson Browne e Linda Ronstadt (gli Eagles si formarono proprio come backing band di Linda agli inizi). Entrambi gli ospiti cantano due loro brani accompagnati dagli Eagles, e se la sezione di Jackson Browne è forse un po' troppo lenta e poco coinvolgente, la parte della Ronstadt è l'opposto. Oltre ai suoi due pezzi infatti si cimenta in una interpretazione da applausi di Desperado, dimostrandosi forse l'unica altra interprete degna di questo brano. I brani degli Eagles invece spaziano tra i primi tre album, con soliti sospetti tipo Take It Easy e Peaceful Easy Feeling, una notevole versione di Already Gone, un magnifico intermezzo bluegrass con Midnight Flyer e Twenty One, per poi arrivare ad una delle vette dell'intero cofanetto: un medley da 8 minuti con Doolin Dalton, Doolin Dalton Reprise e Desperado Reprise. Insomma quasi una mini-suite country di unica bellezza. Il suono di questo CD è piuttosto chiuso, confuso, ma tutto sommato godibile. L'unica altra pecca, a voler essere pignoli, è la lunga versione di Take It Easy, che tanto mi puzza di artificiosa, con un copia e incolla della stessa sezione più volte per farla sembrare più lunga di quanto in realtà fosse. Ma si tratta di una cosa presente fin dalla fonte originale, quindi non è da incolpare a questo cofanetto.

Il secondo ed il terzo CD contengono il concerto al Summit di Houston del 6 Novembre 1976. Gli Eagles sono in procinto di pubblicare il loro Hotel California, e già un paio di brani (la title track e Wasted Time) fanno capolino in scaletta. L'uscita di Bernie Leadon e l'entrata in formazione di Joe Walsh ha spostato il suono del gruppo verso territori più rock e, man mano, sempre meno country. Tendenza comunque già evidente in One Of These Nights, e che forse ha proprio causato l'allontanamento di Leadon. La scaletta è un po' strana e sbilanciata, dopo il consueto inizio con Hotel California si "perde" in una lunga sequenza di brani più pacati che è strano trovare ad inizio concerto (Lyin' Eyes, Wasted Time, una Take It To The Limit spettacolare e Desperado), per poi riprendersi con Turn To Stone. Questo brano, il primo in scaletta ad opera dell'ultimo arrivato Wash, è senza dubbio tra le cose migliori mai suonate dagli Eagles dal vivo, specialmente nella seconda metà con Walsh e Felder che duellano (e non duettano, in quanto sembrano davvero "combattere" per prendere il sopravvento) in modo magistrale. Più avanti Walsh conquisterà ulteriore spazio con Funk 49, Rocky Mountain Way e Walk Away, dimostrando non solo il suo talento e la ventata di novità nel suono degli Eagles, ma anche quanto gli altri membri ai tempi puntassero sulla sua presenza. Nel mezzo di tutto questo c'è il vecchio classico Witchy Woman, qui notevolmente estesa da un'introduzione improvvisata dove, di nuovo, i due chitarristi duellano portando il brano su ben altri livelli rispetto all'originale. Curiosa la scelta di chiudere con la pacata Tequila Sunrise dopo cotanta tracotante carica, ma è solo un altro esempio di come sia strana questa scaletta. Nel mezzo ovviamente ci sono anche altri brani come Already Gone, One Of These Nights, Midnight Flyer e Good Day In Hell. Il suono è forse l'esatto opposto del concerto precedente, mostrandosi fin troppo brillante a tratti, ma di nuovo niente di particolarmente inascoltabile, anzi.

Il quarto ed il quinto CD ci portano nel 1980, al Forum di Inglewood il 4 Marzo. Gli Eagles hanno perso un ulteriore membro, Randy Meisner, sostituito da Timothy B. Schmit, e dopo ben tre anni dal precedente Hotel California pubblicano The Long Run. Si tratta dell'ultimo album e tour prima dello scioglimento, e gran parte dell'album Eagles Live è tratto da questo tour. Se però lì sono presenti anche tracce dal 1976/77 in modo da avere una sorta di "greatest hits live", il concerto qui presente è invece più in linea con l'idea di promozione dell'ultimo album. In scaletta sono infatti presenti ottimi brani come In The City, King Of Hollywood, The Sad Cafè e Those Shoes, insieme alla title track, I Can't Tell You Why e Heartache Tonight, presenti anche in Eagles Live. Ottima in particolare la performance di Those Shoes, ed è un peccato che non abbia trovato spazio nel live ufficiale. Joe Walsh si prende di nuovo il suo spazio con una Turn To Stone dove il tastierista aggiunto David Sanborn è molto presente, anche in un assolo di flauto molto "JethroTulliano", e con il classicone Life's Been Good, entrambe ottime performance. Il concerto in generale è di nuovo ottimo, ed il suono è ancora meglio che nei precedenti, purtroppo però la registrazione si interrompe ad appena un minuto dall'inizio dei bis, ma di nuovo si tratta di un problema della fonte originale.
Curioso notare come nell'album Eagles Live pare abbiano usato molte correzioni e sovraincisioni in studio, mentre ascoltando questi concerti è palese che non ce ne fosse affatto bisogno.

Gli ultimi due CD ci portano avanti di 14 anni, ai tempi della reunion del 1994. L'album Hell Freezes Over conteneva una manciata di brani nuovi registrati in studio ed una selezione di pezzi live, di cui alcuni riarrangiati in modo acustico. La corrispettiva versione video ampliava la scaletta del CD e ci mostrava i brani nuovi in sede live, ed entrambi erano una sorta di compilation di due serate ai Warner Brothers Studios di Burbank. In questi ultimi CD troviamo la seconda delle due serate, quella del 25 Aprile, nella sua interezza. Un concerto molto più lungo di quello pubblicato ufficialmente, sfiorando le 2 ore e un quarto, e frutto della moda dei tempi dell'unplugged. La scaletta infatti inizia in modo acustico e pian piano si muove verso l'elettrico passando per una sezione con orchestra. Molti brani sono noti a chi conosce Hell Freezes Over, ma già l'apertura con una magnifica Peaceful Easy Feeling ci fa capire che qui siamo di fronte a qualcosa di molto più interessante dell'album ufficiale, se non altro per la presenza di molti brani in più. Notevole il ruolo dell'orchestra in New York Minute, Wasted Time e The Last Resort, e divertente ascoltare la band che sbaglia l'inizio di In The City e Get Over It per poi fermarsi e ripartire. Dopotutto se in un concerto normale l'errore si maschera e si cerca di continuare, non si può fare lo stesso in una serata fatta apposta per essere filmata e registrata! Ottime performance da parte di tutti, oltretutto con una qualità audio che rivaleggia con l'uscita ufficiale, rimanendo un gradino sotto solamente per l'ovvia natura "pre-mix", che quindi può comportare alcuni casi in cui i volumi di voci e strumenti non siano perfettamente bilanciati. Ma si tratta di piccolezze in un live nettamente superiore a Hell Freezes Over.

La confezione di questo cofanetto è certamente piuttosto economica, con buste individuali per ogni CD ed un libretto comunque relativamente sostanzioso con articoli ed interviste a grandi linee dei periodi dei concerti qui contenuti. Esistono altri cofanetti in un certo senso analoghi, come Transmission Impossible e Dark Desert Highway, ma a grandi linee hanno contenuti simili (a parte la presenza di Voorburg '73 in Transmission Impossible, qui non presente) e spesso sono incompleti, a differenza di questo The Broadcast Collection.
Insomma, se siete fan degli Eagles e vi piacciono gli album live anche se non di altissima qualità audio e pulizia, è un acquisto consigliatissimo, visto anche che con appena 20 Euro avrete 7 CD e più di 6 ore e mezza di materiale. Difficile dare un voto, quindi lo spezzo in 3 parti: contenuto 10, qualità 7,5 e confezione 7.





mercoledì 7 novembre 2018

Emerson, Lake & Palmer - Welcome Back My Friends To The Show That Never Ends (1974) Recensione

Il primo live ufficiale degli ELP, oltre che probabilmente il loro migliore. Sì perché nonostante i suoi difetti, di cui parlerò tra un po', rimane forse il più rappresentativo, il più riuscito, realizzato da una band forse al massimo della forma. D'altronde se guardiamo ad altri loro album live abbiamo In Concert (poi ampliato e ripubblicato come Works Live) dal tour con orchestra del 1977, che al di là dell'azzardato sperimento si sente peggio di un bootleg, abbiamo poi i live anni '90, che spesso sono altalenanti e con un Lake dalla voce completamente diversa; poi l'isola di Wight nel 1970, registrazione discreta ma performance che lascia un po' a desiderare... Insomma, come per altre band si deve andare sui bootleg per trovare performance di un certo livello (Works On The Road ehm...). Questo Welcome Back... però è indubbiamente uno dei migliori album live di quegli anni, degno di stare al fianco di Yessongs, Made In Japan, Live At Leeds e The Song Remains The Same tanto per fare dei nomi. Uno dei pochi casi in cui possiamo ascoltare praticamente l'intera esibizione senza tagli, ed il che è una cosa piuttosto rara. Registrato nel Febbraio 1974 all'Anaheim Convention Center in California, nel pieno del tour di supporto a Brain Salad Surgery, rappresenta l'apice della loro fama prima del primo scioglimento. La scaletta si appoggia molto sul loro, ai tempi, ultimo album, che suonano sostanzialmente per intero lasciando fuori solo Benny The Bouncer. Appena messo su l'album si possono immediatamente notare due cose: la cocaina era una brutta droga eeee siamo sicuri che non ho messo su un bootleg? No, a parte gli scherzi, ciò che caratterizza l'intero live è una velocità d'esecuzione indubbiamente impressionante, ma forse un pelo eccessiva, come testimonia l'apertura di Hoedown quasi a velocità doppia rispetto alla versione di Trilogy; l'altra cosa che si nota immediatamente è come la qualità di registrazione lasci molto a desiderare, difetto che condivide con il quasi contemporaneo Yessongs. Certo, ci sono live ufficiali peggiori, ma anche bootleg migliori, e Live At Leeds degli Who è di quattro anni prima e sembra registrato l'altro ieri, tanto per dire. Il suono è opaco, distante, e anche se si ascolta in versione CD sembra di ascoltare un vinile o una cassetta (e no, non è una cosa buona per me).
Una volta superato questo limite, forse l'unica altra "pecca" è la poca rappresentazione in scaletta dell'album Trilogy, di cui troviamo solo Hoedown e la curiosa scelta di The Sheriff, in medley con Jeremy Bender, a causa della difficoltà nel riprodurre quel materiale in sede live visto l'uso di numerose sovraincisioni in studio. Certo, si potrebbe fare un discorso simile sul primo album, da cui brani come Knife Edge e The Barbarian non avrebbero sfigurato, ma non si può avere tutto immagino... Dopo la fragorosa e quasi disumana Hoedown (credo che oltre a loro solo qualche bambino dal sol levante possa raggiungere certe velocità), ecco che entrano in scena i nuovi brani Jerusalem e Toccata, entrambi eseguiti molto fedelmente. Segue poi quella che probabilmente è la miglior versione di Tarkus: 27 minuti di virtuosismi a go-go con un Lake che tira fuori il meglio alla chitarra solista in Battlefield, per poi citare la Epitaph del suo ex gruppo in mano all'occhialuto a cui non piacciono le foto, un Emerson impeccabile che prolunga la sezione Aquatarkus elevandola ad una delle migliori rappresentazioni del virtuosismo targato ELP, ed un Palmer instancabile mai fuori di mezzo colpo. 27 minuti che necessitarono una divisione su due lati di vinile, altro motivo per preferire il CD. Take A Pebble è anch'essa estesa a dismisura, incorporando però varie parentesi soliste di Lake ed Emerson. Dopo l'inizio cantato e la prima parte di piano di Emerson, Lake infatti prende posto a centro palco con la chitarra acustica ed esegue Still...You Turn Me On e Lucky Man. Se la prima funziona bene in questa veste, la seconda, complici alcune melodie diverse e l'assenza di batteria e assolo di Moog, a mio parere perde un po'. Emerson rientra poco dopo con un caotico assolo di piano di 10 minuti abbondanti tra classica, jazz e rock and roll che ci porta poi alla conclusione del brano. Il già citato bizzarro medley tra Jeremy Bender e The Sheriff precede la mostruosa Karn Evil 9, qui suonata nella sua interezza ed estesa da un assolo di batteria di Palmer, arrivando a ben 35 minuti. Che dire su questa versione? Molto fedele all'originale ma con una marcia in più, nonostante la tonalità abbassata nella 3rd Impression.
Insomma un live a tratti estenuante, ma senza dubbio la miglior rappresentazione di un trio inimitabile all'apice, in tempi in cui gli assoli da un quarto d'ora erano accettabili.
Come voto gli darei un 7,5, che poi sarebbe diventato pure un 8,5 se solo fosse stato registrato meglio.

lunedì 5 novembre 2018

The Who - Tommy

Di solito questo tipo di articoli sono dedicati ad album non propriamente "pubblicati", progetti ed idee incomplete magari poi uscite decenni dopo in una forma, spesso, diversa. Insomma lavori su cui per decenni si sono susseguite teorie di ogni tipo, in un tentativo di fare chiarezza. Tommy degli Who però uscì senza troppi problemi nel 1969, e allora perché scriverne un articolo? Beh, perché credo che ci sia molto da dire a riguardo, e perché è raro trovare tutte le informazioni che lo riguardano (o perlomeno quelle più interessanti) raccolte in un solo luogo. L'idea è di partire dal background, quindi facendo una panoramica sulla situazione degli Who prima di arrivare alla realizzazione di Tommy, soffermandomi poi sulla componente spirituale che influenzò fortemente Townshend in quel periodo. Passerò poi alla tracklist, dove mi soffermerò su ogni singolo brano parlandone a livello musicale e lirico, citando curiosità e aneddoti interessanti, e soprattutto illustrando man mano la storia. Concluderò parlando del dopo, di tutti i progetti nati da esso, dalle performance live, al film, al musical.

Le fonti che mi hanno aiutato a compilare l'articolo sono:

  • Who Am I di Pete Townshend
  • The Who – Pure And Easy, Testi Commentati di Eleonora Bagarotti
  • Wikipedia
  • Amazing Journey: The Story of The Who
  • The Who – Sensation – The Story Of Tommy

Quindi, sperando che vi possa interessare, buona lettura!

1 - Pre - Tommy


Wikipedia ci dice che “un'opera rock è una composizione musicale in stile rock dotata di una struttura narrativa organica che si presta a essere rappresentata in forma scenica.” Stando a questa definizione, già nel 1966 gli Who si avvicinarono al concetto di Rock Opera con il brano A Quick One (While He's Away), definita da Townshend stesso “mini-opera”, un brano di circa 9 minuti composto da varie brevi sezioni unite da un filo narrativo (parlo dell'album A Quick One qui). Non fu mai rappresentata in forma scenica, ma lo stesso accadde anche per molti altri lavori ed album definibili come opere rock usciti successivamente: penso a S.F. Sorrow dei Pretty Things (in un certo senso i primi ad estendere questo approccio ad un intero album, nel 1968, ne parlo qui) e ad Arthur dei Kinks. Diciamo quindi che, come appunto la definizione suggerisce, anche se un'opera non è stata effettivamente rappresentata in forma scenica, basta che si presti a quell'aspetto per sua natura. E A Quick One… ci rientra in pieno dunque, mostrando un appena ventenne Townshend che già guardava oltre allo scheletrico rock di My Generation e I Can't Explain. Poi un aspetto che differenzia le opere di Townshend da altri album analoghi, come i due citati sopra, è la presenza di più personaggi e dialoghi ben concepiti, laddove in un S.F. Sorrow, se escludiamo la parte di Baron Saturday, si limita ad essere un racconto quando non un monologo.

In un certo senso questa tendenza proseguì in The Who Sell Out l'anno seguente (di cui parlo qui), nel brano Rael. Nell'album troviamo una versione monca di questo brano, della durata di circa 6 minuti scarsi a causa della fretta e del ridotto spazio sull'album. Un destino sciagurato per un brano che avrebbe dovuto durare, pare, circa venti minuti se non di più, di cui ne esistono 10 in versione demo. In un'intervista del 2012, Townshend raccontò che Rael era frutto dei suoi studi di opere e copioni vari per capire come creare qualcosa di quel genere, molto più ambizioso ed esteso di A Quick One… La sua lavorazione procedette come un qualcosa di esterno a ciò che stavano facendo gli Who, finché Kit Lambert, alla ricerca di ulteriori brani per gli Who, costrinse Townshend ad usare alcuni di quei frammenti per creare, appunto, un brano di appena sei minuti. Inutile dire che la storia, che avrebbe dovuto raccontare un conflitto tra Israele (da qui Rael) e la Cina, finì per essere tutt'altro che chiara e comprensibile, ed il brano finì per diventare una piccola curiosità in un sottovalutatissimo album. Townshend disse:
I Red Chins sono i comunisti cinesi che nel 1999 annientano le religioni e conquistano il mondo, Ma nessuno sa bene di cosa si tratta, l'ho scritta troppo velocemente per soffermarmi sul significato.”

Anni dopo spuntò una ulteriore breve sezione, nominata Rael Naive, che certamente estese il brano, ma che non lo portò certo ad avvicinarsi più di tanto alla sua completezza. A quanto pare, nella visione che aveva Townshend di Rael come opera vera e propria, Arthur Brown ne sarebbe dovuto essere l'interprete principale.

Un altro elemento importante di Rael è la presenza di una sezione strumentale, a circa 3 minuti e mezzo nella versione di The Who Sell Out, che finirà pari pari in Tommy, precisamente nella seconda metà del brano Sparks e in Underture. Questo a riprova del fatto che probabilmente Townshend non era soddisfatto di come fu realizzata Rael, e decise di riprenderne una sezione sperando magari in un destino migliore.

Sempre all'epoca di The Who Sell Out ci fu un altro brano importante, che però non trovò spazio nell'album, finendo in svariate raccolte di rarità e in riedizioni di Sell Out: Glow Girl. Un brano che racconta di uno schianto di un aereo su cui è presente il protagonista del brano, e subito dopo quello che si presume essere lo schianto (reso nel migliore dei modi da un'esplosione sonora psichedelica), la band canta in coro “It's a girl, Mrs. Walker, it's a girl”. Si presume quindi che mentre il protagonista muore, la moglie partorisca la loro figlia; scenario simile a quello di Tommy (aereo a parte, ma ci arriveremo) dove un coro identico, ma al maschile (it's a boy), accompagna la nascita dell'omonimo bambino.

2 - Il "bad trip", Meher Baba e Amazing Journey


Non era raro, sul finire degli anni '60, rivolgersi alle droghe psichedeliche per cercare risposte, per aprire la mente, e anche Townshend ovviamente finì per provare l'LSD. Questo fino al festival di Monterey. Di ritorno dal Monterey Pop Festival del 18 Giugno 1967, Townshend assunse una pasticca di LSD sull'aereo, e ciò gli causò un brutto trip che lo allontanò per sempre da quel tipo di droga.

Nella sua autobiografia Who I Am racconta:
“...dopo trenta minuti l'hostess, il cui naso all'insù le dava un aspetto vagamente porcino, si era trasformata in un vero e proprio maiale che correva su e giù per il corridoio, grugnendo. L'aria era piena di una musica vaga e mi chiedevo se non stessi vivendo di nuovo le strane esperienze sonore della mia infanzia. Alla fine mi resi conto che il suono proveniva dal bracciolo del sedile. Dopo aver indossato una cuffia fu come se sentissi allo stesso tempo tutti i generi musicali diffusi sull'aereo: rock, jazz, classica, cabaret, classici di Broadway e country lottavano per impossessarsi del mio cervello. Stavo davvero per perdere la testa, quando mi ritrovai a galleggiare appena sotto il tetto dell'aereo, restando dentro la cabina. Tutto mi sembrava mutato di scala. Sotto di me Karen e Pete se ne stavano stretti con lei che lo credeva addormentato e gli dava dei buffetti leggeri. Dal mio punto di vista il trip con l'LSD era finito. Percepivo ogni cosa chiaramente, la vista non era più offuscata, avevo ripreso possesso dei miei sensi, ma ero del tutto disincarnato. […] In quell'istante sentii la voce di una donna che diceva dolcemente: “Devi tornare al tuo posto, non puoi stare qui”. “Ma io sono terrorizzato, sento che se torno al mio posto, morirò.” “Non morirai. Non puoi stare qui”. Mentre discendevo nel mio corpo, sentivo che gli effetti dell'LSD scemavano. Il peggio sembrava essere passato...”
Questa brutta esperienza segnò Townshend, che decise di rinunciare definitivamente all'uso dell'LSD e di rivolgersi altrove per la ricerca di risposte alle domande che lo assillavano. Fu così che uno dei nuovi amici di Pete, Mike McInnerney, fu complice della più importante svolta spirituale nella vita di Townshend. Mike McInnerney era un illustratore, all'epoca collaborava con il giornale International Times, e successivamente disegnò l'artwork di Tommy.

Mike regalò a Pete un libro intitolato The God-Man, ad opera del giornalista inglese Charles Purdom, che parlava di un tal Meher Baba. Vero nome Merwan Sherian Irani, esso era un leader spirituale indiano definito Avatar, cioè Dio in forma umana. Il nome Meher Baba significa Padre compassionevole. Townshend trovò molte risposte alle sue domande in quel libro, molte delle quali segnate da un ritorno alla semplicità più basilare. Concetti come “fai del tuo meglio, lascia il risultato nelle mani di Dio”, “non, preoccuparti, sii felice” (ebbene si, Don't Worry, Be Happy di Bobby McFerrin fu proprio ispirata da questa frase ricorrente di Meher Baba), uniti alla semplice richiesta di amarlo. Un altro aspetto di Meher Baba che colpì Townshend fu il suo voto del silenzio che mantenne dal 1925 alla sua morte, nel 1969. Secondo lui non c'era bisogno di nuovi messaggi, tutto era già stato detto.

Townshend disse a riguardo:
“Il silenzio di Meher Baba era pieno di immaginazione. Era un monito più forte e rivoluzionario di tante parole e di tanta musica rock. Il suo è stato un grido silenzioso e nitido, una riflessione sul mondo e sull'esistenza molto ampia, universale. È ciò che pensai per Tommy...”
Townshend divenne così un suo seguace e questo influenzò notevolmente molti dei suoi lavori, a cominciare, appunto, da Tommy.

Lì infatti la componente spirituale è di primaria importanza, a partire dal protagonista stesso, come spiega lo stesso Townshend nella sua autobiografia:

“Uno dei documenti più importanti cui ho fatto riferimento durante la scrittura di Tommy era uno schema che avevo abbozzato su inizio e fine dei sette viaggi che costituiscono la rinascita. Stavo tentando un arduo doppio salto mortale: descrivere il rapporto tra discepolo e maestro e, secondo lo stile che Hermann Hesse usa nella saga della reincarnazione, collegare le ultime sette vite di quel discepolo in un dramma lirico che si concludeva con la perfezione spirituale. In Amazing Journey presi in prestito elementi degli insegnamenti di Meher Baba per sostenere le idee con cui mi ero trastullato nell'anno precedente, caratterizzate dalla psichedelia.Ogni volta che il bambino-discepolo Tommy rinasce, ritorna con una nuova saggezza interiore, ma la sua continua ad essere una vita di contrasti. La mancata conoscenza della propria crescita spirituale è come una disabilità per il ragazzo, decisi così che il mio eroe sordo, muto e cieco sarebbe potuto essere autistico. Per questo, per mostrare il momento luminoso in cui diventa siddhi, gli avrei fatto recuperare l'uso dei sensi. L'escamotage funzionava: la deprivazione sensoriale del ragazzo sarebbe stata un simbolo dell'isolamento spirituale della nostra vita quotidiana.”
Come conseguenza di questo tipo di interessi, Townshend scrisse un lungo poema dal titolo Amazing Journey, che non solo servì come punto di partenza per l'intero progetto, ma alcune parti furono proprio utilizzate nell'omonimo brano che ritroveremo nell'album. Questo poema ben illustra il suo punto di vista sulla ricerca spirituale, come dimostrano alcuni passaggi che riporto qui sotto (purtroppo mi è stato impossibile trovarlo intero):

“I am lost. An eternity must have passed since I felt enlightenment.
Eons Must Have Passed since I made any progress towards my Lord.
I am perpetually praying to him for guidance, but he never answers.
I am beginning to believe that he has carried on without me.
One life is all I know. The present life.
And yet becauseof my ignorance of the infinite
I cannot enjoy it. I am sad, poor, wrapped in my indignitiy
And not aware of any of the knowledge I may have
Stumbled upon in the past.
[…]
As time passes boredom forces me to amuse myself.
I marry and justify a lifetime of obsessed moneymaking
In order to keep my family. I justify an eternity of oblivious
Dreaming to counter the strain of all my money making.
And again, like a flash i see the vision of the Master.
Ever patient. Totally forgiving. All knowing, Waiting
At the exact spot I left him. I quickly run towards him.
Bringin my wife and family, bringin my business partners
And odd acquaintainces who had shown interest in my Amazing Journey.
[…]
Each time the thoughts of the Master would enter my mind
And the very knowledge of his presence would save me.
Up, up, in search of the summit we climbed.
Each time a new height was attained a new one became apparent.
Then one morning as the sun's mellow warmth awoke me
I realized my position. Here was the tallest mountain
In the whole universe, and yet when I climbed it
What did I find? Only myself. If I had climbed a mountain
Any higherI would still only find myself. Maybe if I
Searched every jungle in the cosmos I would find the throne of the LORD.
Perhaps if I ransacked the Ocean floors on every planet
In every galaxy, in every universe in the infinite cosmos
I would find him. The Master gravely shook his head and I
Knew that despite his infinite wisdom, infinite power, infinite awareness
That he would not, could not tell me where to look.
Or even what to look for. I had to find the answer myself.”

3 - Lavorazione


Gli Who nel 1968 erano in una situazione di crisi: Sell Out si era rivelato un flop, i singoli, fino a poco tempo prima veicolo primario per la loro musica, faticavano ad entrare in classifica; c'era il bisogno di andare oltre. E fu proprio qui che Townshend, insieme a Kit Lambert, decise di raccogliere le sue idee e di estendere il concetto di rock opera ad un intero album basato su una storia. Le registrazioni iniziarono il 19 Settembre 1968 agli IBC Studios, per un album ancora senza un titolo definitivo. Ci si riferiva ad esso come “Deaf, Dumb and Blind Boy”, “Amazing Journey”, fino a che si decise il nome del protagonista, Tommy. Come al solito Townshend preparò una serie di demo registrati in solitaria per presentare le idee dei brani alla band, di cui parlerò nel dettaglio, insieme alla storia, più avanti. Per la registrazione dell'album furono utilizzate otto tracce, e Kit Lambert si occupò della produzione. Lo stesso Lambert avrebbe ad un certo punto voluto usare arrangiamenti per orchestra sinfonica, ma Townshend non era d'accordo, e credeva che il tutto dovesse essere suonato dagli Who. Il sospetto che Lambert volesse aggiungere inserti orchestrali di nascosto continuò però ad essere presente in Townshend, soprattutto a causa della scelta di tenere alcune delle 8 tracce libere.. Secondo Chris Stamp, il motivo per cui Lambert avrebbe voluto usare un'orchestra era per impressionare o sbeffeggiare gli amici del padre (il quale era un compositore classico) creando una ambiziosa parodia rock delle opere liriche.

Molto del materiale presentato in forma demo da Townshend fu scartato in quanto poco adatto al suono degli Who, spesso troppo focalizzato sulla parte vocale. John Entwistle ad un certo punto venne coinvolto nella scrittura di brani necessari ad illustrare temi difficili per Townshend: l'abuso ed il bullismo. Brani che, nonostante i tentativi di Townshend testimoniati da demo come Cousin Kevin Model Child, sembravano non funzionare. Lo humour nero tipico di Entwistle gli permise di fare un ottimo lavoro. Anche Moon venne coinvolto, ed ebbe l'idea geniale di usare un “holiday camp” come ritrovo per i seguaci di Tommy. Di tutto questo ne parlerò meglio nella sezione dell'articolo dedicata alla tracklist, dove scenderò nel dettaglio.

Un altro aspetto importante per l'intera carriera degli Who fu il ruolo di Roger Daltrey. Fino a quel punto, pur essendo il cantante di ruolo, era stato spesso messo in disparte dagli altri, come testimoniano A Quick One e Sell Out; ma durante le registrazioni di Tommy, lui “divenne” Tommy. Ci fu un momento in particolare in cui Townshend arrivò in studio e gli altri erano già lì, e Kit Lambert si diceva poco convinto di una parte vocale di Daltrey, e voleva che fosse Townshend a occuparsene; quando però Townshend riascoltò quella sezione, l'iconica “See me, Feel me” cantata con un fil di voce da Daltrey, capì che non era possibile fare di meglio.
Fino a quel punto infatti avrebbe dovuto essere Townshend ad occuparsi di molteplici parti vocali, compresa la voce interiore di Tommy, vari personaggi ed il narratore, creando quindi non poca confusione; Daltrey, avendo una voce più matura e potente, avrebbe interpretato Tommy da I'm Free in poi, in età adulta. La sua prova vocale in See Me Feel Me ed il suo desiderio di interpretare Tommy per tutto l'album, unito al suo notevole impegno nell'adattarsi a livello interpretativo, convinse tutti. Questa sua acquisita sicurezza vocale, unita alla sua rinnovata immagine non più con i capelli stirati, ma con una lunga chioma riccia, creò una forte immagine impossibile da ignorare. Gli Who avevano finalmente un frontman di tutto rispetto, e Tommy acquisì un volto ed una voce.

Un'altra grande svolta, che finì per alleggerire i toni di un'opera che rischiava di diventare fin troppo seriosa e pesante, fu la trovata di far diventare Tommy un campione del pinball, come vedremo meglio quando parlerò del brano Pinball Wizard.

Le registrazioni furono interrotte più volte da vari tour, dalla realizzazione del Rock And Roll Circus dei Rolling Stones (in cui gli Who suonarono una delle migliori versioni di A Quick One While He's Away), ed il che allungò di non poco i tempi. Già era la fine del 1968 ed era passato un anno da The Who Sell Out, un tempo molto lungo in quegli anni. La casa discografica insisteva per una pubblicazione in primavera, in vista di un importante tour ad Aprile, ed intanto pubblicava la raccolta Magic Bus.


Curiosamente ciò che aiutò Townshend a organizzare le idee fu un'intervista per Rolling Stone da parte di Jann Wenner, in cui Townshend parlò delle idee che aveva per l'album e Wenner le riportò interamente sul giornale. Rileggere quell'intervista tornò molto utile a Townshend, che probabilmente si inventò alcune cose mentre parlava con il giornalista. Nel frattempo le registrazioni continuarono ed i brani vennero registrati e ri-registrati più volte, il tutto si estese ad un doppio album ma la tracklist continuava a cambiare e c'erano ancora molti dubbi a riguardo. Kit Lambert decise quindi di scrivere un copione, intitolato Tommy (1914-1984), lo stampò, lo diede alla band e ciò li aiutò a focalizzarsi sulla storia. L'album alla fine uscì a Maggio, e del mix finale se ne occuparono il tecnico del suono Lyon-Shaw e l'assistente Ted Sharp, in quanto Kit Lambert decise di andare in vacanza al Cairo, e gli Who erano occupati con la promozione.
Ciò risultò in un mix diverso dalle intenzioni iniziali, con le voci in primissimo piano in modo da rendere ogni singola parola comprensibile all'ascolto.

4 - Storia / Tracklist


01 – Overture


L'album, nella migliore tradizione classica, inizia con l'overture. In sostanza si tratta di una composizione che racchiude al suo interno alcuni dei temi più importanti dell'album, citando in sostanza sezioni di altri brani ed unendole in un unico brano. Spesso questi temi sono leggermente modificati, non riprodotti in modo identico, e nel dettaglio troviamo:

0:00 - 0:34 da "1921"
0:35 - 1:01 da "We're Not Gonna Take It"
1:02 - 1:35 da "Go to the Mirror!"
1:36 - 1:52 da "See Me, Feel Me"
1:53 - 2:20 da "Go to the Mirror!"
2:21 - 2:58 da "Listening to You"
2:59 - 3:22 da "We're Not Gonna Take It"
3:23 - 3:50 da "Pinball Wizard"
3:50 - 5:21 da "Sparks"

Quest'ultima sezione, basata sul brano Sparks, comprende anche l'unica parte cantata di questo brano, dove si parla di “Captain Walker”. Padre del protagonista, risulta disperso in guerra, proprio mentre suo figlio sta nascendo: “his unborn child will never know him”. Una situazione vissuta da molti ragazzi coetanei di Townshend (Roger Waters ne parlerà estensivamente) per colpa della Seconda Guerra Mondiale, qui però il tutto è ambientato durante la Prima Guerra Mondiale. Come vedremo, nel film del 1975 il tutto è effettivamente spostato in avanti alla Seconda Guerra Mondiale, immagino per spostare poi l'età adulta di Tommy agli anni '60/'70 e rendere il film più attuale anche visivamente. Il padre di Tommy risulta quindi disperso in guerra, non si sa se sia vivo o morto, ma nessuno si aspetta di rivederlo.


02 – It's a Boy


Breve brano acustico collegato all'Overture senza alcuna pausa, ci presenta la moglie del Captain Walker, la quale ha appena partorito un figlio, Tommy. L'entusiasmo con cui il coro esalta la nascita di un figlio maschio, ben rappresenta la mentalità di quei tempi.

Townshend disse:
“In Inghilterra, fino a metà del secolo scorso, il figlio maschio era considerato un segno di fortuna. È strano, se si pensa che la monarchia inglese ha incoronato parecchie regine. Probabilmente è un vecchio retaggio culturale, che vede soprattutto nella figura del maschio caratteristiche importanti come il coraggio. Io, per altre ragioni, non ho mai avuto dubbi sul fatto che Tommy fosse un maschio e non una femmina: ho sempre scritto storie di ragazzi in crisi. È una dimensione che ho conosciuto perfettamente, tanto da sapere come esprimerla in tutte le sue drammatiche sfumature.”

03 – 1921


Mrs. Walker, la madre di Tommy, ora vive insieme ad un amante, ed insieme festeggiano l'arrivo del 1921, che secondo loro sarà un anno positivo. Proprio in quel momento ritorna il vero padre di Tommy, sopravvissuto alla guerra, e preso dalla rabbia causata dall'aver trovato la moglie con un amante, lo uccide. Il piccolo Tommy assiste alla scena tramite un riflesso di uno specchio, e questo, unito all'incitazione al silenzio da parte dei suoi genitori per nascondere l'accaduto (“You didn't hear it, you didn't see it, you won't say nothing to no one, ever in your life, you never heard it, how absurd it all seems without any proof”, a cui Tommy risponde “I heard it, I saw it etc...”), causano a Tommy un blocco che lo rende sordo, muto e cieco.

04 – Amazing Journey


Il brano centrale dell'album, quello che inizialmente dava il titolo all'intero progetto, e che illustra in modo efficace la situazione di Tommy. L'essere sordo, muto e cieco gli apre altre possibilità, altri modi di percepire la realtà, la vita: “sickness will surely take the mind, where minds can't usually go”.

Townshend:
“...Tommy nel suo mondo autistico elaborava, con la sua sensibilità, tutto ciò che vedeva e accadeva a un livello molto più alto degli altri esseri umani. Poichè era più intelligente, il suo spirito era più evoluto. Ciò che lo circondava non era qualcosa di cui aveva bisogno. O meglio, avrebbe voluto essere compreso, ascoltato e visto per ciò che era, ma gli altri erano incapaci, inadeguati.”
Tommy è immobile davanti allo specchio dopo l'accaduto, e lì vede sé stesso, e poi una strana figura, “un uomo alto, avvolto in una veste argentea luminosa, con una barba dorata che scende fino a terra”. È fuori da ogni dubbio che questa figura sia ispirata a Meher Baba, “l'Avatar” a cui è anche dedicato l'intero album, colui che ti guiderà nel “viaggio stupefacente”. “His eyes are the eyes that transmit all they know, sparkle warm crystalline glances to show he is your leader, he is your guide, on the amazing journey together you'll ride”. Il viaggio qui è quello spirituale, ben descritto nell'omonimo poema di cui ho riportato qualche estratto precedentemente. Questo è forse il primo brano in cui Roger Daltrey si appropria prepotentemente dell'identità e della voce di Tommy, con risultati stupefacenti. In questo brano, così come anche in alcuni altri, si possono chiaramente notare le influenze classiche di Townshend in fase di composizione.



05 - Sparks


Il secondo brano strumentale dell'album, che starebbe a rappresentare il viaggio di cui si è parlato poco fa. È interessante notare come si faccia spesso confusione sull'inizio del brano, causando spesso incongruenze nel momento in cui bisogna decidere dove “tagliare” le tracce per il CD. Stando a Wikipedia e alla versione in mio possesso, il brano durerebbe 3:45, mentre in alcuni casi l'inizio viene tenuto attaccato ad Amazing Journey e Sparks consiste solo negli ultimi 2 minuti circa. Questa confusione è causata dal fatto che tra Amazing Journey e Sparks non ci sono pause, e a poco meno della metà di Sparks c'è un cambio, che appunto può trarre in inganno. Il brano infatti ha un inizio di circa 1 minuto e mezzo abbondante basato su un riff ostinato (lo stesso della sezione “Captain Walker” dell'Overture) corredato da vari effetti psichedelici, seguito poi dalla riproposizione del tema strumentale di Rael che, come detto ad inizio articolo, viene ripescato quasi pari pari. Ascoltando i vari demo di Townshend ci si rende conto che la prima sezione di Sparks era decisamente più estesa e più psichedelica, oltre ad essere un brano a parte titolato Dream 1, e forse qui si spiega ulteriormente perché spesso si identifichi Sparks come solamente la seconda sezione. Il tutto si conclude richiamando l'inizio di Amazing Journey, suggerendo quindi che si tratti di un unico brano.

06 – The Hawker – Eyesight To The Blind


Eyesight To The Blind è un riarrangiamento dell'omonimo brano di Sonny Boy Williamson, scelto da Townshend per i riferimenti nel testo a “deaf”, “dumb” e “blind”, sordo, muto e cieco, uno per strofa. Rititolato The Hawker, dovrebbe rappresentare un uomo, secondo alcune fonti una sorta di venditore ambulante, che offre fantomatici aiuti e cure senza in realtà avere la minima conoscenza in materia, una frode insomma. Non è chiarissimo di chi si tratti costui, anche se è fuori da ogni dubbio il suo collegamento con la acid queen che vedremo più avanti. Le incongruenze stanno tutte sull'effettivo legame tra i due: alcune fonti dicono che sono marito e moglie, mentre Townshend nel documentario Sensation dice che lui è il “pappone”. In ogni caso stupisce la scelta di distanziare The Hawker da The Acid Queen nella tracklist definitiva, rendendo meno evidente il collegamento. Il film distanzierà ancora di più il tutto ambientando la sezione di The Hawker in una chiesa, e non è chiarissimo se “l'hawker” sia Eric Clapton o Arthur Brown, accreditati rispettivamente come predicatore e prete.

Un'altra cover fu considerata per Tommy, Young Man Blues di Mose Allison; e nonostante sia stata registrata non fu poi utilizzata, diventando però uno dei loro cavalli di battaglia nei concerti di quel periodo.

07 – Christmas


Un brano atto a rappresentare le difficoltà dei genitori di Tommy, che non sono in grado di amarlo quanto vorrebbero in quanto diverso. Diverso dagli altri bambini che sono felici e aprono i regali il giorno di Natale, mentre Tommy non sa neanche che giorno sia. C'è anche un'altra preoccupazione da parte dei genitori, e riguarda la, secondo loro, impossibilità di Tommy di conoscere la religione, di pregare, e che quindi non potrà essere “salvato dalla tomba eterna”.

Non è difficile notare una critica alla religione organizzata da parte di Townshend, che dice:
“Ho il massimo rispetto per la religione, ma nutro un po' di disillusione e di fastidio nei confronti delle posizioni più rigide, e ho voluto esprimerlo.
Ho notato che le persone praticanti, che non sono necessariamente votate a una reale spiritualità e condivisione, tendono ad essere quelle più egoiste, forse perché chiuse in un piccolo mondo che li rappresenta. Tommy “rompe” gli schemi, quindi non è ben accetto, a dispetto di quanto la scena festosa di Natale vorrebbe sembrare fraterna e solidale. È solo apparenza: lo spirito del Natale non c'è affatto, a parte i regali impacchettati e destinati ai bambini. Quei doni non sono che dei mezzi per sedare il senso di colpa degli adulti a causa delle mancanze nei loro confronti.”
Alla reiterata richiesta dei genitori se Tommy sia in grado di sentirli (“Tommy can you hear me?”) Tommy risponde con una spiazzante richiesta espressa dalla sua voce interiore: “see me, feel me, touch me, heal me”; guardami, sentimi, toccami, guariscimi. Uno dei temi portanti dell'album che verrà ripetuto in altri punti chiave, è una richiesta che, secondo Townshend:
“nessuno la intuisce, nessuno la percepisce […]. Nessuno immagina come sia l'animo di Tommy, ciò che prova. Tutti vorrebbero solo cambiare le cose in base alle proprie aspettative e ai luoghi comuni, come se la felicità dipendesse da questi.”
Da notare la presenza nel testo dei primi segni di quella che diventerà una passione molto importante per Tommy più avanti, nella frase “playing poxy pinball”.


08 – Cousin Kevin


Una delle due composizioni ad opera di John Entwistle, è la rappresentazione del bullismo nei confronti di un Tommy ormai adolescente, oltre che un segno di una certa disillusione e disinteresse da parte dei suoi genitori nei suoi confronti, che iniziano a lasciarlo in mano a personaggi non certo virtuosi. Townshend tentò di comporre un brano atto ad affrontare questo aspetto, e tirò fuori Cousin Kevin Model Child, cantata da Keith Moon, ma il risultato non sembrò convincente (questo brano finì poi nella raccolta di outtakes Odds And Sods del 1974). Townshend si riferì quindi ad Entwistle, sicuro che con il suo humour nero avrebbe saputo rappresentare al meglio questo aspetto della vita di Tommy ed un altro a cui arriveremo più avanti. Townshend infatti si sentiva forse troppo coinvolto in un argomento come il bullismo per riuscire a scriverne in modo convincente; anche se, piuttosto inaspettatamente, rivelò di non essere stato bullizzato, quanto piuttosto di aver preso lui stesso parte ad atti di bullismo quando era più giovane, e che gli faceva male ripensarci.
Entwistle non solo riesce a comporre un brano musicalmente oscuro e minaccioso, come già aveva dimostrato di saper fare egregiamente in Boris The Spider anni prima, ma dà anche il suo meglio creando immagini sì disturbanti ed esagerate, ma perfette per rendere l'idea di ciò che si vuole rappresentare.
“Do you know how to play hide and seek? To find me it would take you a week. But tied to that chair you won't go anywhere, there's a lot I can do with a freak.” E via così a raccapriccianti immagini come tentativi di affogamento nella vasca, bruciature di sigaretta sul braccio, una spinta giù dalle scale…
Curiosamente Cousin Kevin è uno dei brani che non fu suonato dal vivo in quegli anni.

09 – The Acid Queen


La “regina dell'acido”, qui interpretata da Pete Townshend, è la rappresentazione di “sesso, droga e qualsiasi altra tentazione. È la società stessa a spingerci” disse Townshend. Si tratta di una prostituta, una zingara, a seconda delle fonti moglie o dipendente dell'hawker (o entrambe le cose, chissà), che mette a disposizione ogni tipo di droga al suo cliente. Non è difficile immaginare questo brano come una critica da parte di Townshend a droghe come l'LSD, che complici il bad trip di cui si è parlato precedentemente e la condanna ad ogni droga da parte di Meher Baba, ora non vedeva certo di buon occhio. Tommy viene affidato a lei dai genitori sperando che sia in grado di “svegliarlo”, ma come ogni servizio a pagamento, seppur definito da lei stessa un successo (“my work is done, now look at him, he's never been more alive”), è sempre qualcosa di effimero ed illusorio. Townshend disse però che:
“ The Acid Queen non voleva essere una lezione morale, sarei stato l'ultima persona a poterla e a volerla fare. È piuttosto il racconto di una situazione vissuta in prima persona, la denuncia del fatto che anche la droga e la prostituzione sono strumenti illusori che fanno comodo ad un certo tipo di società e sfruttano le persone, il loro dolore.”

10 – Underture


Una sorta di reprise del tema di Sparks, qui notevolmente più esteso, usato per descrivere una sequenza onirica. Si tratta di un altro brano non proposto dal vivo ai tempi e anche successivamente, fino al 2017, in cui fece capolino in scaletta in una versione più breve e posizionata dopo Smash The Mirror.


11 – Do You Think It's Alright?


Brevissimo brano in cui si vedono di nuovo i genitori distanziarsi da Tommy. La loro insoddisfazione causata dalla sua situazione, che sembra non avere soluzione, li spinge a voler uscire per distrarsi e ad affidare Tommy allo zio Ernie, padre di Kevin. Si chiedono quindi se sia una scelta giusta, in quanto Ernie “had a few too many tonight”, insomma ha il vizio del bere, e non solo…

12 – Fiddle About


Lo zio Ernie infatti finisce per molestare il giovane Tommy, in un breve brano inquietante di nuovo ad opera di Entwistle. Townshend infatti non voleva e/o non riusciva a scrivere di questo argomento a causa della sua infanzia, in cui pare che sia stato effettivamente molestato, anche se i ricordi sono tutt'altro che nitidi. Tommy, non potendo reagire in alcun modo né raccontare l'accaduto successivamente, si rivela essere la “vittima perfetta”. Townshend disse:
“L'autismo totale che affligge il ragazzo è però la rappresentazione del senso di colpa, del terrore e dell'immobilità che tutte le piccole vittime di abusi sessuali provano.”
Entwislte, come al solito, riesce a descrivere perfettamente la depravazione dello zio Ernie in frasi come “down with the bedclothes, up with the nightshirt”, creando un'immagine raccapricciante molto efficace nella sua semplicità.

13 – Pinball Wizard


Il brano della svolta dell'intero progetto, oltre che il più famoso. Townshend voleva che Tommy diventasse ad un certo punto una sorta di rockstar, in quanto la sua capacità di percepire vibrazioni e di comunicare attraverso esse rendeva la musica un mezzo di fondamentale importanza. Questo fino a che Nik Cohn, un critico che scriveva per il Guardian, non fu invitato ad ascoltare il risultato del loro lavoro fino a quel punto. Cohn apprezzò la musica, ma trovò un po' troppo “pesante” tutta la questione del comunicare attraverso le vibrazioni, che Tommy avrebbe trasformato in una sorta di linguaggio spirituale. Disse che avrebbe comunque dato all'album 4 stelle su 5, perché poteva essere in ogni caso un ottimo album. Townshend sapeva però della passione per il pinball di Nik Cohn, il quale aveva anche scritto un libro intitolato Arfur, Pinball Queen, e conosceva anche colei su cui il libro era basato. Spesso infatti andavano a giocare insieme nelle sale giochi di Soho. Così Townshend ebbe l'idea di far diventare Tommy un campione del pinball, essendo in grado di giocarci percependo le vibrazioni, e che sarebbe diventato famoso per quello. Chiese quindi a Nik Cohn se avrebbe cambiato idea in quel caso e lui rispose di si, che gli avrebbe dato 5 stelle e “an extra ball”.
Così Townshend corse a casa, compose di getto Pinball Wizard e la presentò agli altri il giorno successivo, e anche se non era molto convinto del valore di quel brano, tutti lo apprezzarono e ne capirono il valore, definendolo “una hit”.
L'aggiunta di questo elemento, in un certo senso “leggero”, non solo cambiò il tono dell'intera opera, ma servì anche da veicolo per dimostrare che un ragazzo sordo, muto e cieco può essere in grado di fare qualcosa di straordinario.
Il brano è raccontato dal punto di vista di un campione di pinball spodestato da Tommy, il quale si chiede come faccia ad essere così bravo essendo sordo, muto e cieco.
Nik Cohn fu di parola, e recensì l'album in modo molto positivo, con frasi come “this might just be the first pop masterpiece”.


14 – There's A Doctor


Altro breve brano che introduce il successivo. Questa volta para che si sia trovato un dottore in grado di curarlo e di “portare gioia” alla famiglia

15 – Go To The Mirror


Un altro brano chiave dell'album in cui il dottore, qui interpretato da Daltrey, parla in prima persona riconoscendo i problemi di Tommy ma sostenendo che siano psicosomatici (“All hope lies with him and none with me”). I test mostrano che lui “sente”, ma non può rispondere in alcun modo. Si chiedono cosa stia succedendo nella sua testa, e perché continui a fissare lo specchio, ignorando che per Tommy rappresenta il modo per entrare in contatto con il suo Sé. E mentre cercano di entrare in contatto con lui, ritorna un'altra volta la sua richiesta di “see me, feel me, touch me, heal me”, seguita dalla prima apparizione di un'altra importantissima sezione:

“Listening to you I get the music
Gazing at you I get the heat
Following you I climb the mountain
I get excitement at your feet

Right behind you I see the millions
On you I see the glory
From you I get opinions
From you I get the story”

Townshend si riferisce ovviamente alla figura di Meher Baba, ma qui è Tommy che si rivolge a sé stesso, a colui che vede nello specchio.
Una sezione di testo non utilizzata, in cui è il padre a parlare, è:

“I've kicked him, licked him, rubbed him, hit him, loved him
Everything in vain to let him know
I'm here my son, your dad, I wait for your sign
And in my heart frustration overflows”

A questo punto nei demo era presente un brevissimo intermezzo chiamato Success, poi eliminato.

16 – Tommy Can You Hear Me?


Altra breve canzone interlocutoria in cui non è chiaro chi si stia rivolgendo a Tommy. Nel film del 1975 è sua madre che, delusa dal fallimento del dottore cerca disperatamente di entrare in contatto con lui.

17 – Smash The Mirror


La madre di Tommy è ormai disperata, lui continua a fissare lo specchio e a non rispondere ad alcun tipo di chiamata, stimolo, segnale. Presa dalla rabbia rompe lo specchio e Tommy viene liberato. È l'ennesimo esempio di come questi brevi brani facciano progredire la storia senza risultare forzati, ed anzi riuscendo ad illustrarla in modo molto efficace.



18 – Sensation


Un brano scritto da Townshend ben prima di Tommy, dedicato ad una ragazza chiamata Rosie, conosciuta nel tour Australiano del 1968. Il testo era un po' diverso, in terza persona:

“She overwhelms as she approaches
Makes your lungs hold breath inside
Lovers break caresses for her
Love enhanced when she's gone by.”

Nell'album il brano viene portato in prima persona e, stando al programma ufficiale del tour di Tommy, è qui che Tommy “realizza i suoi enormi poteri e diviene consapevole del suo destino, quello di diventare un leader religioso”.

Townshend aggiunse:
“Tommy è una sensazione poiché incarna la sensazione dell'essere veramente libero. […] Talmente libero da percepire sé stesso come qualcosa di etereo, non carnale”

19 – Miracle Cure


La notizia della sua guarigione si diffonde, e questo brevissimo brano è la rappresentazione del famelico mondo dei mass media e del loro modo di far notizia.

20 – Sally Simpson


Quasi una parentesi a parte nella storia, Sally Simpson è una ragazza che vuole andare a vedere Tommy, che ha organizzato un incontro pubblico. I genitori cercano di impedirglielo ma lei disobbedisce e ci va di nascosto. Una volta là, all'entrata in scena di Tommy la folla impazzisce, e mentre lui inizia a parlare Sally cerca di salire sul palco per abbracciarlo, salvo poi essere allontanata con violenza dalla security. Qui Tommy si rende conto di quanto ridicola sia questa messinscena.

L'episodio è stato ispirato da un fatto realmente accaduto, ad un concerto de Doors, il 2 Agosto 1968 al Singer Bowl di Flushing Meadows, New York. Gli Who erano di supporto, e come di consueto finirono la loro performance distruggendo gli strumenti, che però questa volta erano dei Doors. Finirono così a litigare con il loro roadie, ritardando l'inizio del concerto dei Doors. Il pubblico si fece sempre più irrequieto, finché i Doors finalmente iniziarono ed una fan tentò di salire sul palco; la security tentò di fermarla e lei riuscì a divincolarsi, facendosi però, pare, piuttosto male. Townshend assistette alla scena e ne rimase colpito, tanto da scriverci poi su una canzone.
Sally non tornerà più nell'album, ma avrà un ruolo più di rilievo nella versione musical del 1992, in quanto lì Tommy la portò a casa con sé.


21 – I'm Free


In questo carico brano, che renderà particolarmente bene nell'energica veste live, Tommy prende finalmente coscienza di sé e e della sua libertà. Parla di come non sia così facile raggiungere “la massima altezza”, e Townshend a questo punto cita la Passione di Cristo facendo notare che, seppur secondo certi seguaci di Tommy “non ci sia nulla di più facile”, “vi è stato detto tante volte prima, i Messia indicarono la porta, e nessuno ebbe il fegato di lasciare il tempio”.

Il brano si conclude con la frase “how can we follow?”, facendo intendere la volontà di un gruppo di persone di diventare seguaci di Tommy.

22 – Welcome


Un gran bel brano pacato purtroppo quasi mai riproposto in concerto, rappresenta l'invito da parte di Tommy ad unirsi a lui, ad andare a casa sua, ad essere uno di loro. L'invito è rivolto letteralmente a chiunque, e di conseguenza il numero di persone continua ad aumentare, tanto da necessitare un'estensione della struttura.



23 – Tommy's Holyday Camp


In questo brevissimo e divertente brano ritorna lo zio Ernie, interpretato qui da Keith Moon, a dare il benvenuto ai nuovi arrivati nell'Holyday Camp di Tommy. Fu infatti proprio di Keith Moon l'idea di usare un holyday camp, una struttura vacanziera ai tempi molto in voga, come ritrovo per i seguaci di Tommy, alleggerendo ulteriormente il tono dell'opera. È anche una dimostrazione di come chiunque, anche chi in passato trattò male Tommy, sia pronto a “salire sul carro” nel momento in cui ci si rende conto che c'è qualcosa da guadagnarci, nutrendosi della fama e del successo degli altri.

24 – We're Not Gonna Take It


In questo lungo brano conclusivo Tommy dà il benvenuto ai seguaci, iniziando però fin da subito a dettare regole. Dice infatti che se vogliono seguirlo dovranno giocare a pinball, mettersi tappi nelle orecchie, scuri occhiali per impedire la vista ed un tappo in bocca. Ovviamente ogni tipo di “devianza” è vietata, quindi non si può bere alcool, non si può “fumare Madre Natura”…

“If you want to follow me
You've got to play pinball
And put in your earplugs
Put on your eye shades
You know where to put the cork

Hey you getting drunk, so sorry!
I've got you sussed
Hey you smoking Mother Nature!
This is a bust!”

A questo punto tutti si sentono imbrogliati, e reagiscono con violenza, dicendo che non accetteranno tutto questo, e finiscono per abbandonare il campo (“We forsake you, gonna rape you, let's forget you better still”). Tommy si ritrova quindi da solo, e ritornano i temi “see me, feel me” e “listening to you” a portare a conclusione l'opera.
Quest'ultima sezione non è ben spiegata, lasciando intendere che a cantare questa sorta di inno possa essere sia Tommy ritrovatosi di nuovo da solo (e regredendo al suo precedente stato di autismo, come testimonia il ritorno di “see me, feel me”, oppure addirittura raggiungendo il massimo grado di “self awareness” in quanto ora totalmente libero), che ogni singola persona ancora alla ricerca della propria spiritualità, pur avendo abbandonato Tommy, il quale ha finito per abusare del proprio potere sulle persone.


5 - Artwork



Mike McInnerney si occupò dell'artwork di Tommy, oltre ad esser stato di grande aiuto a Townshend con vari consigli per la storia. Townshend stesso gli commissionò il lavoro, e gli fece ascoltare vari demo durante la lavorazione dell'album, spesso prima ancora di portarli alla band, in modo da permettergli di iniziare a lavorare avendo un'idea dei temi dell'album.

Lo stesso Mike disse:
“La copertina rappresentava un'idea simbolica di quello che sentivo essere l'idea dell'album. Cercavo di trasmettere l'idea di come ci si sentirebbe, in un certo senso, ad essere questo personaggio sordo, muto e cieco, in che tipo di mondo potesse essere. Ho dovuto trovare un metodo visivo per farlo. Volevo che fosse visto in un certo modo, con queste sfaccettature nere che fluttuano in un cielo azzurro, ma l'idea di avere la copertina che si apre in tre parti permise di aprire altri due pannelli laterali e di veder avvenire un cambiamento. Solo così si nota infatti che non sono più le sfaccettature nere in cielo, ma è un cielo che è stato perforato, e le sfaccettature nere diventano lo spazio dietro. Cercando di immaginare come possa essere se non puoi vedere, parlare e sentire, in che tipo di mondo ti trovi, quanto infinito, quanto grande possa essere."
Townshend:
“Ci sono poi queste anime che volano via dal globo, e lì dentro i membri della band che toccano una superficie che sembra acqua, o comunque qualcosa di liquido, cercando di passare attraverso come messaggeri. Crea mistero, e c'è coerenza nel modo in cui rappresenta questo mistero. Credo che sia il miglior lavoro di Mike, nonostante ne abbia fatti altri, credo che questo sia lassù con Magritte.”


6 - Tommy Live


 


Gli Who portarono in tour Tommy per tutto il 1969 ed il 1970, e anche se non ci è dato sapere per certo la prima data in cui i nuovi brani entrarono in scaletta, la prima data di questo tour fu il 17 Gennaio 1969 al Great Hall, King's College London. Però, nel documentario Sensation: The Story Of Tommy, si fa riferimento in particolar modo alle due date consecutive al Ronnie Scott's Jazz Club di Londra, l'1 e il 2 Maggio 1969. Si dice che l'evento fu molto pubblicizzato, ed è quindi facile immaginare che ufficialmente Tommy fece il suo debutto live proprio lì. Si racconta che il pubblico accorso, tra l'altro in un jazz club, scelta particolare, si rivelò piuttosto disinteressato ed ostile (oltre che ubriaco), urlando a Townshend di sfasciare la chitarra come era solito fare. A quel punto gli Who decisero di spingere al massimo il proprio impianto, decisamente troppo potente per un piccolo jazz club, da una parte caratterizzando così l'arrangiamento live di Tommy che rimarrà tale per tutto il tour (più “spinto” e distorto se confrontato alla pulizia e ai toni spesso acustici dell'album), dall'altra assordando letteralmente il pubblico presente, che alla fine regalò loro un'ovazione che fece loro capire di essere sulla strada giusta.

La scaletta tipica dei concerti del 1969 era questa:
  1. Heaven and Hell
  2. I Can't Explain
  3. Fortune Teller
  4. Tattoo
  5. Young Man Blues
  6. Substitute
  7. Happy Jack
  8. I'm a Boy
  9. It's a Boy
  10. 1921
  11. Amazing Journey
  12. Sparks
  13. Eyesight to the Blind
  14. Christmas
  15. The Acid Queen
  16. Pinball Wizard
  17. Do You Think It's Alright?
  18. Fiddle About
  19. There's a Doctor
  20. Go to the Mirror!
  21. Smash the Mirror
  22. I'm Free
  23. Tommy's Holiday Camp
  24. We're Not Gonna Take It"/"See Me, Feel Me
  25. Summertime Blues
  26. Shakin' All Over
  27. Magic Bus

La scaletta si evolverà nel tempo, ma come possiamo notare, a parte la curiosa assenza di My Generation, poi aggiunta successivamente con una lunga improvvisazione in coda che citerà anche See Me Feel Me, gran parte di Tommy era già in scaletta. Stupisce l'inizio con It's A Boy, senza Overture, che entrerà in scaletta, insieme a Sally Simpson, da Settembre 1969.
Ovviamente la setlist cambiava di sera in sera, anche a seconda del tempo a loro disposizione, quindi non era rara la scelta di tagliare o aggiungere altri brani come Boris The Spider, una primordiale Naked Eye e A Quick One While He's Away.
Si può subito notare l'assenza in scaletta, che continuerà per l'intero tour, di Cousin Kevin, Underture, Sensation e Welcome.

Esistono varie testimonianze dei loro concerti del 1969, tra cui sicuramente la migliore è quella, anche video, al London Coliseum del 14 Dicembre 1969, la penultima data dell'anno. Il video e l'audio non sono di altissima qualità, ma si tratta senza dubbio della migliore testimonianza di questa fase della band.
Un'altra testimonianza, seppur parziale (da Overture a Sally Simpson) è stata pubblicata nella versione Super Deluxe di Tommy del 2013, e si tratta della data del 15 Ottobre 1969 ad Ottawa, Canada. I brani mancanti (I'm Free, Tommy's Holyday Camp, We're Not Gonna Take It, tranne il finale See Me Feel Me che ritorna alla registrazione ad Ottawa) sono tratti dal concerto a Swansea del 1976. Esiste poi una registrazione bootleg di ottima qualità del concerto di Amsterdam del 29 Settembre, poi una Fortune Teller dalla Grande Ballroom di Detroit del 12 Ottobre è presente nella raccolta live View From A Backstage Pass. Esistono poi video in bianco e nero con camera fissa delle loro apparizioni ai festival di Woodstock il 17 Agosto 1969 (ne ho parlato un po' qui) e dell'Isola di Wight il 30 Agosto (da non confondere con la più famosa edizione dell'anno dopo, con anche di nuovo gli Who presenti). Di Woodstock esistono anche brani ripresi in modo professionale, e si possono trovare sia nel film ufficiale del festival che nel film-documentario sugli Who The Kids Are Alright (Pinball Wizard, Sparks, See Me Feel Me, Summertime Blues, My Generation).
In ultimo, seppure in playback, è degna di nota la loro apparizione al Beat Club il 27 Settembre 1969, con estratti da Tommy ed interessanti interviste sull'album a Pete Townshend.

Nel tour europeo del 1970 la scaletta aumentò in lunghezza, e a grandi linee si presentava così:
  1. Heaven and Hell
  2. I Can't Explain
  3. Fortune Teller
  4. Tattoo
  5. Young Man Blues
  6. Substitute
  7. Happy Jack
  8. I'm a Boy
  9. A Quick One, While He's Away
  10. Overture
  11. It's a Boy
  12. 1921
  13. Amazing Journey
  14. Sparks
  15. Eyesight to the Blind
  16. Christmas
  17. The Acid Queen
  18. Pinball Wizard
  19. Do You Think It's Alright?
  20. Fiddle About
  21. Tommy, Can You Hear Me?
  22. There's a Doctor
  23. Go to the Mirror!
  24. Smash the Mirror
  25. Miracle Cure
  26. Sally Simpson
  27. I'm Free
  28. Tommy's Holiday Camp
  29. We're Not Gonna Take It"/"See Me, Feel Me
  30. Summertime Blues
  31. Shakin' All Over
  32. My Generation (spesso includeva "See Me, Feel Me", "Naked Eye (instrumental)", "Coming Out To Get You" and "Sparks".)
  33. Magic Bus (solo a Leeds il 14 Febbraio)

Infine ci furono due ultimi tour, uno americano ed un altro europeo, che continuarono fino alla fine dell'anno, mantenendo Tommy in scaletta ma sostituendo alcuni vecchi brani con le nuove Water, I Don't Even Know Myself e, per un breve periodo, The Seeker.
Di questa fase della band esistono le ottime testimonianze, sostanzialmente integrali, di Leeds del 14 Febbraio e Hull il 15 Febbraio (nonostante vari problemi nella registrazione di quest'ultimo abbiano impedito di registrare il basso nei primi 5 brani, successivamente aggiunto dal multitraccia di Leeds). Si può poi trovare un'altra ottima registrazione, già con i brani nuovi di cui ho parlato prima in scaletta, di Tanglewood del 7 Luglio (ottima qualità audio, completo, e video, incompleto) e della loro seconda apparizione al festival dell'isola di Wight, il 29 Agosto (il film ufficiale rimescola un po' la scaletta mettendo Tommy alla fine, oltre ad avere vari tagli, si presume per mancanza di parti video; l'audio per fortuna è completo e di buona qualità).




6.1 - Tour Successivi


Negli anni successivi, per far spazio prima a brani di Who's Next e poi di Quadrophenia, gli unici brani portati avanti da Tommy furono Pinball Wizard e See me Feel Me. Questo fino al 1975, anno in cui uscì il film su Tommy, di cui parlerò più avanti, e gli Who riportarono in scaletta una selezione di brani tratti dall'album, più breve rispetto al '69/'70.

Per tutto il 1975 ed il 1976 la sezione di Tommy in scaletta si presentava più o meno così:

  1. Amazing Journey/Sparks
  2. The Acid Queen
  3. Fiddle About
  4. Pinball Wizard
  5. I'm Free
  6. Tommy's Holiday Camp
  7. We're Not Gonna Take It/See Me, Feel Me

In Fiddle About e Tommy's Holyday Camp è Keith Moon ad occuparsi della voce, con risultati spesso esilaranti. Nel 1969/'70 la prima era cantata in gruppo e la seconda da Townshend (con Moon che aggiungeva risate maniacali alla fine delle strofe), ma in questa fase, vista la sua interpretazione dello zio Ernie nel film, è lui ad appropriarsi del ruolo anche in sede live.
Altra differenza è in The Acid Queen, in questo periodo interpretata da Daltrey.
Esistono varie testimonianze di questo tour, e le migliori sono senza dubbio Houston il 20 Novembre 1975, ripreso interamente da due telecamere e con un audio di buona qualità, Cleveland il 5 Dicembre, anch'esso sostanzialmente completo salvo un paio di tagli, e Pontiac il 6 Dicembre, anche questo ripreso, ma solamente gli ultimi 40 minuti.
Degna di nota, anche se disponibile solo in versione audio, è la data di Swansea il 12 Giugno 1976 che, seppur con una scaletta più breve rispetto all'anno precedente, presenta ancora l'intera sezione di Tommy ed una buona performance generale, presente in parte anche nella raccolta live View From A Backstage Pass (da Fiddle About in poi).

Il 15 Dicembre 1977, gli Who suonarono una sorta di concerto al Gaumond State Cinema di Kilburn, un distretto di Londra, ripreso da Jeff Stein in vista del film-documentario su cui stava lavorando, che poi si rivelerà essere The Kids Are Alright.
Essendo passato più di un anno dalla loro ultima performance live, erano tutti piuttosto arruggini, ed il video della performance finì per essere pubblicato poi solamente nel 2008. Nel film furono utilizzate altre riprese effettuate negli studi Shepperton qualche mese dopo, nel 1978, l'ultima esibizione live con Keith Moon.
A Kilburn però gli Who suonarono, tra le altre cose, Pinball Wizard, una breve I'm Free, che poi è anche il momento in cui Townshend dice apertamente di non essere soddisfatto della performance, ed una improvvisata (ed in tonalità sbagliata) Tommy's Holyday Camp su insistenza di Moon.




Nel 1989 i tre rimanenti membri degli Who presero parte ad un tour celebrativo per il loro venticinquesimo anniversario, con date in America dal 21 Giugno al 3 Settembre, ed una manciata di date inglesi dal 6 Ottobre al 2 Novembre.
In questo tour alla band si aggiunse la presenza di numerosi musicisti, tra cui Simon Phillips alla batteria, Steve Bolton alla chitarra solista (Townshend a causa dei suoi problemi all'udito si limitò a suonare la chitarra acustica per gran parte dei concerti), un'intera sezione fiati, coristi ed una percussionista. Questo ovviamente cambiò notevolmente il suono della band, attirando anche critiche da parte di alcuni fan, nonostante il fatto che in alcuni brani queste aggiunte funzionarono molto bene, come Overture.
Le scalette erano molto lunghe, comprendendo brani raramente suonati come Mary Anne With Her Shaky Hand, Trick Of The Light, oltre ad una selezione di brani solisti di Townshend (specialmente dall'allora nuovo The Iron Man), Too Late The Hero di Entwistle ed una manciata di cover come I'm A Man e Love Hurts.

L'apertura era affidata proprio a Tommy, con una selezione iniziale di 12 brani, poi ridimensionata durante il tour:

  1. Overture
  2. It's a Boy
  3. 1921
  4. Amazing Journey
  5. Sparks
  6. The Acid Queen
  7. Pinball Wizard
  8. Do You Think It's Alright?
  9. Fiddle About
  10. I'm Free
  11. Tommy's Holiday Camp
  12. We're Not Gonna Take It/See Me, Feel Me

Caso eccezionale fu la data del 24 Agosto a Los Angeles, in cui fu suonato l'intero Tommy (salvo Underture e Welcome) con la presenza di vari ospiti:

Steve Winwood in The Hawker/Eyesight To The Blind
Billy Idol in Cousin Kevin
Patti LaBelle in The Acid Queen
Elton John in Pinball Wizard
Phil Collins in Fiddle About e Tommy's Holyday Camp, interpretando un esilarante zio Ernie.

Curiosa la scelta, fin dai tempi del film nel 1975 e poi portata avanti in ogni versione successiva, di posizionare I'm Free dopo Smash The Mirror invece che dopo Sally Simpson.
Dal tour è stato pubblicato l'album Join Together, ed in video esistono molteplici date, mentre quella del 24 Agosto è stata pubblicata ufficialmente.



Si dovrà attendere fino al 2012 per riascoltare Tommy dal vivo nella sua interezza, in un tour del solo Roger Daltrey di 15 date (di cui ben 8 solo in Italia).
Per poterlo finalmente riascoltare di nuovo a nome Who si arriva al 2017, quando Townshend e Daltrey decidono, supportati dalla consueta “touring band”, di suonare Tommy per intero in due serate alla Royal Albert Hall per il Teenage Cancer Trust, il 30 Marzo e l'1 Aprile. Quest'ultima serata è stata pubblicata ufficialmente e, nonostante la sensazione che la performance sia poco rodata (avrebbe dovuto essere un concerto acustico, poi trasformato in elettrico proprio per mancanza di tempo da dedicare ai riarrangiamenti acustici), rimane l'unica occasione in cui si possono ascoltare una breve Underture e Welcome dal vivo, dopo esser sempre state assenti in scaletta.

Nel 1970 Les Grand Ballets Canadiens di Ferdinand Nault realizzarono il primo adattamento di Tommy basato sulla danza. Ci fu un tour di New York nell'Aprile 1971.

Nel 1971 Richard Pearlman realizzò la prima versione teatrale di Tommy al Seattle's Moore Theatre, comprendente, tra gli altri Bette Midler nei panni di Mrs. Walker e della Acid Queen.

6.2 - Tommy (London Symphony Orchestra) 1972


Lou Reizner, produttore discografico all'epoca dirigente della A&R e capo della Mercury Records, ebbe l'idea di realizzare una versione orchestrale di Tommy, condotta da David Measham su arrangiamenti di Wil Malone. Nelle intenzioni iniziali Rod Stewart avrebbe dovuto esserne il protagonista, ma dopo un coinvolgimento di Pete Townshend e Roger Daltrey, Stewart finì per cantare solamente Pinball Wizard. La scaletta, con relativi interpreti, è la seguente:


  1. Overture - The Chamber Choir, Pete Townshend, London Symphony Orchestra
  2. It's a Boy - The Chamber Choir, Sandy Denny
  3. 1921 - Graham Bell, Maggie Bell, The Chamber Choir, Roger Daltrey, Steve Winwood
  4. Amazing Journey - The Chamber Choir, Pete Townshend
  5. Sparks - The Chamber Choir
  6. Eyesight to the Blind - The Chamber Choir, Richie Havens
  7. Christmas - Pete Townshend, London Symphony Orchestra and Chamber Choir, Roger Daltrey, Steve Winwood
  8. Cousin Kevin - The Chamber Choir John Entwistle
  9. The Acid Queen - The Chamber Choir, Merry Clayton
  10. Underture - The Chamber Choir
  11. Do You Think It's Alright? - Maggie Bell, Chamber Choir, Steve Winwood
  12. Fiddle About - Chamber Choir, Ringo Starr
  13. Pinball Wizard - Chamber Choir, Rod Stewart
  14. There's a Doctor I've Found - Chamber Choir, Steve Winwood
  15. Go To The Mirror Boy - Richard Harris, Chamber Choir, Roger Daltrey, Steve Winwood, Wil Malone
  16. Tommy Can You Hear Me? - Maggie Bell, Chamber Choir
  17. Smash the Mirror - Maggie Bell, Chamber Choir
  18. I'm Free - Chamber Choir Roger Daltrey
  19. Miracle Cure - Chamber Choir
  20. Sensation - Chamber Choir Roger Daltrey
  21. Sally Simpson - Chamber Choir, Pete Townshend
  22. Welcome Chamber Choir, Roger Daltrey
  23. Tommy's Holiday Camp - Chamber Choir, Ringo Starr
  24. We're Not Gonna Take It - Chamber Choir, Roger Daltrey
  25. See Me, Feel Me - Chamber Choir, Roger Daltrey

L'album uscì ad Ottobre 1972, e fu presentato dal vivo al Rainbow Theatre il 9 Dicembre 1972 con Peter Sellers a sostituire Richard Harris.
Una replica dello spettacolo fu fatta il 13 ed il 14 Dicembre 1973 con però un cast diverso, comprendente David Essex, Elkie Brooks, Marsha Hunt, Vivian Stanshall, Roy Wood, e Jon Pertwee.
Altre performance ebbero luogo in Australia, al Myer Music Bowl di Melbourne il 31 Marzo 1973 e al Randwick Racecourse di Sydney l'1 Aprile. A Melbourne ci fu la presenza straordinaria di Keith Moon nei panni di Uncle Ernie, mentre il resto del cast era composto da noti personaggi locali: Daryl Braithwaite, Billy Thorpe, Doug Parkinson, Wendy Saddington, Jim Keays, Broderick Smith, Colleen Hewett, Linda George, Ross Wilson, Bobby Bright e Ian Meldrum. Del concerto di Melbourne esiste anche un video ripreso dalla TV locale.

7 - Tommy- The Movie (1975) 


Nel 1975 uscì il film di Tommy, diretto da Ken Russel e prodotto da Robert Stigwood. Roger Daltrey ricoprì il ruolo del protagonista (consolidando la sua carriera cinematografica già iniziata poco prima con Lisztomania), Ann-Margaret di Mrs. Walker (nel film chiamata Nora), Robert Powell di Captain Walker, Oliver Reed dell'amante Frank, Eric Clapton e Arthur Brown del predicatore e prete in Eyesight To The Blind, Tina Turner della Acid Queen, Paul Nicholas del cugino Kevin, Keith Moon dello zio Ernie, Elton John del campione del pinball spodestato, Jack Nicholson del dottore e Victoria Russel di Sally Simpson. Gli stessi Who sono presenti nei panni di loro stessi.
La storia segue a grandi linee quella dell'album, ma ci sono alcune importanti differenze:

La guerra in cui Captain Walker finisce disperso qui è la Seconda Guerra Mondiale, non la Prima, spostando di conseguenza tutta l'ambientazione della storia avanti di più di vent'anni.
Mrs. Walker conosce l'amante Frank nel Bernie's Holyday Camp, sezione e luogo totalmente assente nell'album.
L'evento traumatico che “blocca” Tommy è presente ma rovesciato: qui è suo padre, il Captain Walker, ad essere ucciso, non l'amante Frank, che invece rimane presente per il resto della storia.
La figura dell'Hawker qui è ampliata e modificata e comprende un predicatore ed un prete in una sorta di chiesa che venera la figura di Marilyn Monroe. Questa sezione fu un modo di implementare un'idea di Ken Russel per un film sulle persone che venerano false religioni, un progetto che però non riuscì mai a portare a termine per mancanza di fondi.
Il brano I'm Free, con l'iconica scena di Daltrey che corre liberamente, è qui posizionato subito dopo la rottura dello specchio, piazzando quindi gli avvenimenti riguardanti Sally Simpson dopo, non prima come nell'album.
La rivolta dei seguaci di Tommy alla fine del film finisce per distruggere l'holyday camp e uccidere i suoi genitori. Tommy quindi, ferito dall'accaduto, fugge sulle montagne che si sono viste ad inizio film e celebra l'alba all'inno di Listening To You.

Nel film sono gli attori a cantare, e tutta la musica è stata ri-registrata, spesso con arrangiamenti e testi diversi. Alcuni cambiamenti si rivelano necessari a causa delle differenze nella storia, come 1921 che diventa 1951 e molti altri casi in cui l'ordine delle canzoni è diverso (la già citata I'm Free, Christmas e The Hawker sono invertite, così come The Acid Queen e Cousin Kevin). Ci sono nuove sezioni come Extra, Extra, Extra, Champagne e T.V. Studio che servono a collegare i brani principali tra loro, in luce di parti della storia che si rivelano necessarie in un tipo di narrazione cinematografica anche se non presenti, o implicite, nell'album.
La versione di Pinball Wizard di Elton John si rivelò essere un successo, tanto da rimanere in scaletta nei concerti di Elton per molto tempo. Questo riarrangiamento, che tra l'altro comprende il pianoforte in primissimo piano fin dal riff principale, include anche una citazione al riff di I Can't Explain verso la fine, oltre ad essere più lunga e con un testo ampliato.

In generale si nota una importante presenza dei sintetizzatori in queste nuove versioni dei brani di Tommy, e si dice che questi nuovi arrangiamenti riadattino alcune delle idee orchestrali che ebbe Kit Lambert per l'album originale e che non furono implementate ai tempi.
Alla registrazione della colonna sonora parteciparono Caleb Quaye, Ronnie Wood, Nicky Hopkins, Chris Stainton, John "Rabbit" Bundrick e, a causa di altri impegni di Keith Moon, Kenney Jones alla batteria, che ironicamente finirà per sostituirlo anche dopo la sua morte nei tour e album dal 1979 al 1982.


8 - The Who's Tommy: il Musical


Nel 1991 Townshend si ruppe il polso in un incidente ciclistico, e nel periodo in cui non poté suonare la chitarra cercò altre cose di cui occuparsi. Fu proprio in quel periodo che la compagnia teatrale PACE lo contattò per ottenere i diritti per la realizzazione di un musical su Tommy. Townshend non solo accettò, ma venne messo in contato con il direttore del teatro La Jolla Playhouse, Des McAnuf, ed insieme iniziarono a lavorarci.
Il lavoro cercò di rimanere fedele all'album, pur con alcune ovvie differenze sia da esso che dal film (ad esempio il musical, come il film, è ambientato dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma a differenza del film è l'amante ad essere ucciso e non il padre). Forse la più grande differenza nella storia si ha verso la fine, momento in cui nell'album Tommy obbliga i suoi fedeli a diventare, in sostanza, sordi, muti e ciechi per emulare la sua situazione, causando la loro rivolta; mentre nel musical è l'opposto: Tommy dice loro di non emularlo, di trovare la loro strada, e la rivolta è causata dal loro desiderio di risposte più concrete.
Townshend scrisse anche un nuovo brano titolato I Believe In My Own Eyes, atto a rappresentare il rapporto tra i genitori di Tommy.
Il musical fu prodotto da George Martin e diretto da Des McAnuff, con il coreografo Wayne Cilento. Il cast originale comprendeva Michael Cerveris nei panni di Tommy, Marzia Miltzman come Mrs. Walker, Jonathan Dokuchitz come Captain Walker, e Cheryl Freeman nei panni della Acid Queen.

La tracklist, con suddivisione in atti ed indicazioni sugli interpreti, è la seguente:

Act One


  1. "Overture" – Company
  2. "Captain Walker" – Officers
  3. "It's a Boy" / "We've Won" – Nurses and Mrs. Walker / Captain Walker and Allied Soldiers
  4. "Twenty-One" / "What About the Boy?" – Mrs. Walker and Boyfriend / Captain Walker and Mrs. Walker
  5. "Amazing Journey" – Tommy
  6. "Courtroom Scene" – Judge
  7. "Sparks" – Instrumental
  8. "Amazing Journey" (Reprise) – Tommy
  9. "Christmas" / "See Me, Feel Me" – Captain Walker, Mrs. Walker, Minister, Minister's Wife and Ensemble / Tommy
  10. "Do You Think It's Alright?" – Captain Walker and Mrs. Walker
  11. "Fiddle About" (music and lyrics by John Entwistle) – Uncle Ernie and Ensemble
  12. "See Me, Feel Me" (Reprise) – Tommy
  13. "Cousin Kevin" (music and lyrics by John Entwistle) – Cousin Kevin and Ensemble
  14. "Sensation" – Tommy and Ensemble
  15. "Sparks (Reprise)"
  16. "Eyesight to the Blind" (lyrics by Sonny Boy Williamson II, music and additional lyrics by Pete Townshend) – Hawker, Harmonica Player and Ensemble
  17. "The Acid Queen" – The Gypsy
  18. "Pinball Wizard" – Local Lads, Cousin Kevin and Ensemble

Act Two


  1. "Underture (Entr'acte)" – Ensemble
  2. "It's a Boy (Reprise)" / "There's a Doctor" – Captain Walker and Mrs. Walker
  3. "Go to the Mirror!" / "Listening to You" – Specialist, Specialist's Assistant, Captain Walker and Mrs. Walker / Tommy, Tommy (Age 10) and Tommy (Age 4)
  4. "Tommy, Can You Hear Me?" – Local Lads
  5. "I Believe My Own Eyes" – Captain Walker and Mrs. Walker
  6. "Smash the Mirror" – Mrs. Walker
  7. "I'm Free" – Tommy
  8. "Streets of London 1961–3 (Miracle Cure)" – News Vendor and Local Lads
  9. "Sensation (Reprise)" – Tommy and Ensemble
  10. "I'm Free" (Reprise) / "Pinball Wizard" (Reprise) – Tommy and Company
  11. "Tommy's Holiday Camp" (music and lyrics by Keith Moon) – Uncle Ernie
  12. "Sally Simpson" – Cousin Kevin, Security Guards, Sally Simpson, Mr. Simpson and Mrs. Simpson
  13. "Welcome" – Tommy and Ensemble
  14. "Sally Simpson's Question" – Sally Simpson, Tommy
  15. "We're Not Gonna Take It" – Tommy and Ensemble
  16. "See Me, Feel Me" (Final Reprise) / "Listening to You" (Reprise) – Tommy and Company
Per pura curiosità riporto qui un elenco dei personaggi e, per alcuni di loro, del tipo di voce richiesta agli attori per interpretarli:

Principali

  • Tommy, 16-25 anni, un giovane genio del flipper. Tenore.
  • Capitain Walker, età: 25-35, il padre colpevole di Tommy. Tenore.
  • Mrs. Walker, età: 18-30, la mamma stanca di Tommy. Mezzo-soprano pop.

Altri Tommy

  • Tommy, 3-7 anni: Tommy bambino
  • Tommy, 8-12 anni: Tommy preadolescente

Ruoli di supporto

  • Cugino Kevin, età: 15-20, il cugino cattivo di Tommy. Una giovane e rozza seccatura. Baritono.
  • Zio Ernie, età: 30-45 anni, lo zio pervertito di Tommy. Uno scapolo lascivo. Tenore.
  • The Lover, età: 25-30, l'amante della signora Walker, ucciso dal capitano Walker
  • The Hawker, età: 20-50, un uomo di strada sgradevole. Baritono
  • The Acid Queen, età: 20-35, una spacciatrice di droga e prostituta.
  • The Specialist, età: 30-50, Un medico molto moderno che ha nuove teorie su come curare Tommy. Baritono.
  • Sally Simpson, età: 13-20 anni, una tipica teenybopper. Soprano.

Il musical debuttò l'1 Luglio 1992 al teatro La Jolla di San Diego, mentre il debutto a Broadway fu il 29 Marzo 1993 al St. James Theatre con 27 “preview”, aprì ufficialmente il 22 Aprile e chiuse il 17 Giugno 1995 dopo 899 performance. Altre produzioni seguirono a Toronto nel 1995, West End nel 1996, Stratford nel 2013, West End revival nel 2015 e Denver Center nel 2018.


In ultimo, se volete leggere un altro lungo articolo sul successivo progetto di Townshend, Lifehouse, potete andare qui.