lunedì 27 novembre 2017

Queen - News Of The World 40th Anniversary boxset (pseudo recensione)

Come ogni anno ormai da un po' di tempo, i Queen (o ciò che ne rimane) devono "regalarci" un'uscita per il periodo natalizio. Il che dovrebbe far gioire chiunque, ma è dei Queen che stiamo parlando, una delle pochissime band che "le cose le abbiamo, è legittimo aspettarsene la pubblicazione, ma sappiate che rimarrete delusi". Vero però che qualche anno fa con il live al Rainbow avevano fatto un lavorone combinando i 2 concerti datati 1974 in cd e dvd, un po' meno l'anno dopo con Hammersmith '75 dalla copertina orrida e il contenuto meno sostanzioso, ma d'altronde quello avevano, non tiriamo troppo la corda. Poi? Qualcosa dal '76? Magari Hyde Park? Naaahh, beccatevi le bootleggatissime BBC sessions in 6 cd con 2 cd di sessioni varie, un cd con 3 concerti monchi stipati in 80 minuti e TRE CD di interviste! E già qui a me suonava tanto come (specialmente il terzo cd): "le cose le abbiamo ma non ve le diamo, o se ve le diamo accontentatevi di frammenti col contagocce." Ma arriviamo al 2017, anno in cui era un pochino lecito aspettarsi magari un bel concerto del 1977 essendocene ben 2 molto noti e diffusi non ufficialmente, ma pur sempre di ottima qualità. No, versione del quarantennale di News Of The World. Cheeee? Cioè, perchè? Nel senso, è un ottimo album, ma perchè proprio di questo volete fare l'edizione speciale? Sarebbe come farla di Houses Of The Holy dei Led Zeppelin, o Animals dei Pink Floyd, ottimi album ma non certo i più celebrati della discografia! Oh beh, questo è ormai... Andiamo ad analizzare il contenuto.
Il primo cd è l'album vero e proprio. Non un remix, non una nuova (ed inutile per carità) rimasterizzazione, ma la stessa identica versione che è nei negozi dal 2011. Iniziamo bene. Il secondo cd è probabilmente l'unica cosa veramente interessante del lotto: trattasi di una sorta di "versione alternativa dell'album", composta da versioni embrionali dei pezzi dell'album. E devo ammettere che alcuni pezzi risplendono di una luce completamente nuova in queste versioni, comprese le stra-note We Will Rock e We Are The Champions, specialmente questa seconda che è anche in una versione più estesa! All Dead, All Dead è forse una delle sorprese più grandi essendo cantata da Freddie Mercury ed avendo un inizio e un testo diverso. Finalmente qualcosa di bello! Si prosegue poi con altre versioni alternative interessanti (a parte Sheer Heart Attack in una inutilissima versione strumentale), una Get Down Make Love orfana della parte rumoristica centrale ma con una sezione "jammata" in più, fino ad arrivare alla (mi si perdoni il francesismo) bastardata per eccellenza. Sleeping On The Sidewalk versione live cantata da Freddie Mercury in una qualità audio eccellente. Ora, come ho anticipato poco sopra, c'erano 2 potenziali concerti pubblicabili del '77: Earls Court e Houston; ma in nessuno di questi 2 fu suonata la suddetta canzone. Infatti è stata in scaletta in non più di 2 o 3 date nel tour americano di fine '77. Questo cosa vuol dire? Beh, non solo che non hanno pubblicato i concerti citati per motivi che sanno loro, ma ci hanno dato una canzone,  UNA SOLA CANZONE da quello che evidentemente è un ulteriore concerto registrato in modo professionale di cui nessuno sapeva nulla! Ma allora volete veramente farci soffrire si? Non oso neanche immaginare quante cose hanno nascoste negli archivi che probabilmente non vedremo mai. E dire che anche solo basandosi sui bootleg riescono a deludere, figuriamoci pensandola in questi termini. Non ho parole.
Dopo la gioia amara di questa scoperta, il cd arriva alla fine rimanendo la cosa più valida e ben fatta di questo cofanetto. Andiamo al terzo cd. Un'accozzaglia di cose buttate a casaccio: il contenuto del cd bonus della versione del 2011, qualche versione strumentale dei pezzi dell'album, altre versioni live dei brani dell'album prese da live stra-noti come Live Killers e Montreal, insomma un'altra occasione sprecata. Nel cofanetto poi si può trovare la versione in vinile dell'album, presa direttamente dai master originali, non mi pronuncio a riguardo visto il mio interesse nullo per il vinile. Abbiamo poi un DVD con un documentario sul tour americano del 1977, e siccome ormai "oltre al danno la beffa" sembra essere un motto, questo documentario è letteralmente pieno di frammenti del concerto di Houston. Anche qui, di pubblicare l'intero concerto un po' ripulito non se ne parla, ma usarne frammenti COMUNQUE RIPULITI nel documentario si. Ma siccome il documentario è della BBC è chiaro che sia stata la suddetta a ripulire i filmati, quindi perchè sobbarcarsi del lavoro in più andando a metter le mani sull'intero filmato? Bravi!
Ovviamente poi si trova anche un libro di 60 pagine, comunicato stampa, poster, replica di un biglietto a caso, un adesivo, insomma (libro a parte) tutte cose la cui utilità sta nel far lievitare il prezzo. Prezzo che supera i 100 euro ovviamente. Che se confrontati, puramente a livello di contenuto, con ad esempio la nuova edizione di 1987 dei Whitesnake in 3 cd + dvd con album, remix, versioni embrionali delle canzoni, un intero live inedito dell'epoca (loro ce l'hanno fatta, vedete?) e un dvd con filmati e documentario, il tutto a 40 euro beh, traete le vostre conclusioni.
Niente voto stavolta per l'affetto residuo nei confronti di una band che mi ha cresciuto e formato come nessun'altra. Solo un po' di tristezza ed una domanda che mi risuona nella testa: ma questo cofanetto, a che pubblico si rivolge? Fan occasionali? Non credo proprio visto il prezzo. Fan ossessionati? Forse, ma non ne sono molto sicuro viste le riflessioni di cui sopra. Fan ossessionati ricchi? Ecco, forse ci siamo. 

domenica 19 novembre 2017

Peter Hammill live a Milano 14/11/17

Dopo essermi perso le date italiane dei Van Der Graaf Generator nel 2013, non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di vedere finalmente uno degli artisti più importanti sia per me che per la mia ragazza Martina. Dopo aver considerato varie possibilità la scelta cade sulla data milanese, seppur alla cieca per quanto riguarda l'effettivo luogo del concerto, di cui parlerò dopo. Questo tour italiano è stato caratterizzato da una incredibile e quasi senza precedenti varietà nella scelta dei brani suonati: 96 in totale a quanto pare, con poche ripetizioni nell'arco delle 7 date effettuate in poco più di una settimana. Non male per un sessantanovenne! Il tour è partito praticamente in concomitanza con l'uscita dell'album "From The Trees", che ho avuto la fortuna di acquistare in tempo nella speranza di un autografo (ci tornerò dopo). Ma parlerò più in dettaglio dell'album in una recensione dedicata.

Arriviamo a Milano più di un'ora prima come nostro solito, abbastanza da goderci il bel freddo novembrino in coda fuori alla Salumeria Della Musica. Locale che sulla carta pareva valido, ma in pratica l'ho trovato non molto adatto a questo tipo di eventi. Perchè ok, l'idea di ristorante con palco per concerti ci può anche stare, ma non per concerti come quelli di Peter Hammill, dove l'ultima cosa che vuoi è sentire rumori di stoviglie e aria condizionata negli (importantissimi) momenti di quasi silenzio sparsi qua e là. Per non parlare del gracchiare delle casse sulle note basse del piano oltretutto. Insomma, non le migliori premesse; ma nonostante questo abbiamo assistito ad uno dei migliori concerti che io abbia mai visto.
Si perchè per qualche motivo in questo tour l'esecuzione di alcuni brani è risultata più sicura, potente, convinta rispetto ad altre in anni recenti (ovviamente è una considerazione puramente personale basata sugli album live e sui video apparsi su YouTube). Curioso anche notare il fatto che Peter abbia iniziato il concerto alla chitarra a Milano, mentre noto leggendo in giro che è solito iniziare al piano. Quindi dopo un inizio con le belle I Will Find You e Shingle Song, ecco un'interpretazione incredibile di Sitting Targets con un Hammill che sembra di colpo ringiovanito di 20 anni! Segue Torpor dove, complice forse il fatto che si tratti di un pezzo nuovo, sono evidenti le sbavature, specialmente alla chitarra; ma chi viene ad un concerto di Peter Hammill aspettandosi perfezione tecnica ha sbagliato tutto... Sta tutto nell'interpretazione, nell'atmosfera, qualcosa di non descrivibile a parole.
Dopo Happy Hour (pezzo che conoscevo poco ed ho avuto di approfondire), eccolo che passa al piano per After The Show, Milked (bellissima versione di questo brano nuovo), Nothing Comes, una versione un po' zoppicante di Autumn, una bella Gone Ahead ed una magnifica The Siren Song, davvero ben suonata. Di ritorno alla chitarra ecco Primo On The Parapet, versione da pelle d'oca come poche altre, e la nuova Charm Alone. Dopodiché ecco la sorpresa, con Peter che dice qualcosa come (vado a memoria): "per qualche ragione 3 giorni fa mi è tornata in mente questa canzone, che non suono da almeno 30 anni. Ho deciso di re-impararla per suonarla questa sera: ecco Rubicon". Quale artista decide dal nulla di tirare fuori pezzi che non suona da decenni? A Roma pochi giorni prima ha tirato fuori La Rossa, a Milano Rubicon. E che versione! Per essere un pezzo imparato in poco tempo, tanto di cappello! E come se non bastasse, a seguire ecco Skin, altra sorpresa! Forse la migliore versione live di questo pezzo che io abbia mai avuto il piacere di ascoltare (non che ne esistano poi tantissime oltretutto). E quando ormai potevamo ritenerci già più che felici, attacca con Modern: uno dei nostri pezzi preferiti. Ovvio, le versioni anni '80 e '90 rimangono inarrivabili, ma anche questa suonata a Milano è stata veramente potente e ben riuscita. Solito "under water" finale che tira giù i muri e standing ovation da parte del pubblico mentre lascia il palco. Tutti si aspettano un bis, è normale, ed infatti poco dopo eccolo ritornare per suonare una intensa Vision. Non era difficile notare tanti occhi lucidi tra il pubblico alla fine del pezzo; un bellissimo momento a chiudere un magnifico concerto.
Giusto il tempo di riprenderci e decidiamo di aspettare l'uscita di Peter, sperando di non infastidirlo troppo visto anche il numero di persone oltre a noi ferme ad aspettare di fianco al palco. Tutti armati di vinili pluri-firmati, abbastanza da far quasi intimidire 2 poveretti al primo concerto con dei miseri CD... Durante l'attesa notiamo anche come nella migliore delle ipotesi gran parte delle persone presenti (a parte rare e sparute eccezioni) si aggirino intorno a circa il doppio dei nostri anni: prevedibile sicuramente, un po' triste forse... Ecco però che poco dopo arriva questo gracile signore, che mai si noterebbe in mezzo ad un folla, a firmare autografi. Incredibile il contrasto tra l'uomo in bianco visto poco prima sul placo in tutta la sua imponente presenza e quello davanti a noi con cappello e occhiali da vista. Ovviamente si affretta a specificare "uno solo per uno", e giustamente aggiungerei vista la calca che si era venuta a creare. Con mani tremanti arrivo a porgere la mia copia di From The Trees per farmela firmare seguito da un timido e flebile "thank you", così come la mia ragazza con la sua copia di Silent Corner; e credo di aver scorto uno sguardo quasi di sorpresa nel vedere fan così giovani al suo cospetto.
Ci allontaniamo a fatica dalla calca lasciando così il locale dopo una delle esperienze più indimenticabili della nostra vita. Chissà se in futuro avremo la fortuna di ripeterla, con o senza i VDGG. Di certo siamo più che felici di aver avuto questa occasione.
Vi lascio il link alla playlist su YouTube dove potete trovare tutti i video che ho ripreso in questa serata. Ovviamente non c'è tutto il concerto, ma credo che siano abbastanza per farsene un'idea.