lunedì 9 aprile 2018

Concert Reviews 2: Steve Hackett - Asti 23/07/2009

Dovettero passare ben 2 anni tra il mio primo ed il mio secondo concerto, ed ironicamente si trattò di nuovo di qualcosa legato ai Genesis. Ricordo che per puro caso trovai un volantino del festival Astimusica in cui, tra i vari nomi, spiccava questo Steve Hackett che io allora conoscevo solamente come l'ex chitarrista dei Genesis. Non avevo la minima idea del fatto che avesse una carriera solista, tanto meno di cosa effettivamente suonasse in termini di stile e genere. Ma visto il prezzo irrisorio e la vicinanza al luogo del concerto, decisi di non rinunciare. Il concerto si tenne nella bellissima Piazza della Cattedrale, ricordo il palco non certo grande, anzi piuttosto scarno ed essenziale, ma d'altronde non stiamo parlando di Roger Waters dopotutto no? Ci sediamo, tra l'altro in una ottima posizione, ed aspettiamo. Stavolta non tutto il giorno come per Peter Gabriel, che mi si frega una volta sola eheh. Proprio mentre aspettiamo ci passa praticamente di fianco Steve e la sua band, accolti da un rumoroso applauso mentre si avviano nel retro palco per prepararsi.
Ricordo benissimo l'inizio del concerto: luci soffuse, un simil-carillon e via con quella che poi scoprii essere Fire On The Moon, dall'allora ancora inedito Out Of The Tunnel's Mouth. L'impatto devastante di quello che credo sia il ritornello ci alzò letteralmente da terra: definire "alto" il volume di questo concerto credo che sia riduttivo. La chitarra in particolare mi trapassava letteralmente, e sono sicuro che una buona metà di Asti quella sera sia stata in grado di sentirsi il concerto anche da casa propria. Questo primo pezzo è uno dei motivi per cui sono particolarmente legato all'album Out Of The Tunnel's Mouth: quell'inizio mi riporterà sempre a quella sera. Every Day segue a ruota e lì iniziai a capire che la mia decisione, anche se alla cieca, di andare a quel concerto si rivelò più che azzeccata. Quell'assolo finale lo preferisco tutt'ora a quello di Firth Of Fifth, ebbene si. E poi Ace Of Wands, che fui contento di sentire insieme ad A Tower Struck Down poco dopo, in quanto proprio quella sera alla bancarella presente lì comprai Voyage Of The Acolyte (in cui sono presenti quei brani), sempre alla cieca ovviamente. E poi tanti bei brani come l'inquietante Darktown, la crimsoniana Mechanical Bride... Ecco, un'impressione che ebbi quella sera fu proprio una importante presenza di tinte cremisi in alcuni brani; il che non poteva che farmi piacere! Poi The Steppes, Slogans, Spectral Mornings, Serpentine Song, Storm Chaser dall'allora ancora inedito progetto con Chris Squire, insomma un magnifico brano dopo l'altro. Ovviamente ci fu anche una parentesi dedicata ai Genesis, qui rappresentati con Firth Of Fifth, Blood On The Rooftops, Horizons, Fly On A Windshield/Broadway Melody of 1974, ...In That Quiet Earth e Los Endos. Una cosa che mi piacque particolarmente fu la prestazione vocale del batterista Gary O'Toole, che, a posteriori, preferisco di gran lunga a colui che oggi si occupa del repertorio Genesis: Nad Sylvan. Infatti O'Toole innanzitutto non assomiglia e non vuole assomigliare ai vari Gabriel e Collins ed offre quindi un'interpretazione valida e personale (tenendo anche conto del fatto che canta suonando la batteria), e poi perlomeno nei momenti in cui canta note più alte non sfocia in un timbro fastidiosamente sottile e quasi caricaturale, come il pur bravo Sylvan (che se invece canta in basso è un signor cantante, basti sentire le sue versioni di Icarus Ascending e One For The Vine in anni recenti). Gli altri membri della band fecero un lavoro egregio, nonostante qualche piccola sbavatura da parte di Roger King alle tastiere. Nick Beggs al basso è sempre uno spettacolo, e Rob Townsend ha aggiunto dei piacevoli interventi di sax e flauto nei vari brani. Dopo l'apoteosi di Los Endos, il bis di Clocks con tanto di assolo di batteria fu qualcosa di letteralmente devastante. Un bellissimo concerto, uno dei migliori a cui ho assistito.
Ciò che, tra le altre cose, ha reso questo concerto così piacevole secondo me è stato proprio l'equilibrio della scaletta. Qui infatti si era ancora in tempi precedenti a tutta la serie di tour a nome Genesis Revisited, progetto che mi ha sempre lasciato un po' perplesso. Hackett ha tantissimi album da cui pescare brani, e per questo trovo un po' insensato occupare più di metà scaletta con brani dei Genesis che, per forza di cose, nonostante la sua presenza, risultino all'ascolto paragonabili ad una band tributo. Specialmente quando vengono eseguiti brani in cui Hackett non ha partecipato alla composizione e/o ha sempre detto che non gli piacevano (One For The Vine, The Cinema Show). E capisco che per Hackett mettere il nome Genesis in locandina è una scelta più che azzeccata, che gli porta molto più pubblico ed ha fatto risvegliare fan nostalgici che all'improvviso, casualmente, si sono ricordati di lui, magari attirati da quel nome biblico. Però, personalmente, se voglio sentire brani dei Genesis coverizzati (e di solito non voglio) è più facile che mi diriga verso i vari The Musical Box o The Watch, che complici le scenografie nei primi e la fedeltà anche a livello di voce nei secondi (e non voci irritanti alla Nad Sylvan) rendono il tutto più fedele e più "Genesis". Insomma, ad un concerto di Hackett vorrei sentire brani di Hackett, magari con giusto una manciata di pezzi rappresentativi della sua ex band come l'obbligatoria Firth Of Fifth (principalmente per il suo assolo), ed allora così fu. E grazie a questo scoprii la sua notevole carriera solista tra l'altro, cosa a cui probabilmente non sarei arrivato diversamente, o perlomeno non a quei tempi.
Ci tornai un paio di anni dopo ad Astimusica, ma di questo vi parlerò nella terza puntata di Concert Reviews!
Qui sotto trovate il filmato, ripreso dal pubblico, dell'intero concerto.

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