Le ispirazioni
Se si guarda a tutto il decennio dei '60, si può notare come questo sound si fosse formato gradualmente, fondendo diversi elementi provenienti da diversi "territori". Se guardiamo, ad esempio, alla discografia di un artista come Tommy Roe, si possono notare brani come Sheila del 1962, la cui figura ritmica (fortemente ispirata da Buddy Holly) non è distante da quella che caratterizzerà poi il Bubblegum, così come altri suoi brani successivi, come Sweet Pea o Hooray For Hazel del 1966, tanto che poi lui stesso, dopo una parentesi più psichedelica tra il 1967 ed il 1968 (guidata soprattutto dal contributo del produttore Curt Boettcher), si butterà in pieno nel genere, anche con discreto successo, con Dizzy nel 1969. Discorso simile per Tommy James and The Shondells, che con la loro Hanky Panky del 1965 di sicuro hanno lasciato il segno, e nel 1967, con i due album I THINK WE'RE ALONE NOW e GETTIN' TOGETHER in particolare (ma anche con il successivo singolo Mony Mony, seppure poi l'omonimo album fosse più di stile soul/r&b) si sono tuffati in pieno nel miglior bubblegum, non solo con le relative title track, per poi allontanarsene con vergogna poco dopo (vedasi Crimson & Clover, che seppur ancora estremamente commerciale, guarda più a certa psichedelia più estesa).
Di certo un genere che ha contribuito moltissimo al sound del bubblegum fu il garage, che si affermò intorno alla metà degli anni '60. Con alle spalle il sound sporco del rock'n'roll e certo surf più spinto (si pensi ai Trashmen), dall'eccitante e poco educato garage presero vita molteplici generi diversi, tra cui è molto difficile tirare delle linee di separazione: da una parte c'è la psichedelia figlia dei 13th Floor Elevators, dall'altra c'è il punk che arriverà nel decennio successivo, ma nel mezzo c'è proprio il bubblegum. Come anticipato, infatti, ciò che caratterizza il sound classico di questo genere, perlomeno nella sua prima ondata tra il '67 ed il '69, è la sua sonorità molto compressa, sporca, spesso con una voce molto nasale ed acuta che spicca particolarmente: tutti elementi che troviamo in band come i Seeds, i già citati Elevators, gli stessi Trashmen, perfetto esempio di ponte tra il surf ed il garage, ma anche in espressioni più "commerciali" del genere come gli Electric Prunes.
La Super K Productions
La prima vera e propria hit del genere credo che si possa dire senza alcun dubbio che sia Little Bit O' Soul dei Music Explosion, pubblicata ad Aprile 1967, prodotta da Jerry Kasenetz e Jeffry Katz e scritta nel 1964 dal duo di compositori inglesi John Carter e Ken Lewis (tenete a mente questi due ultimi nomi perché ci torneremo più avanti). Gran parte degli elementi tipici del genere sono presenti in questa nuova versione del brano, a parte forse il testo, che ancora non risponde agli stereotipi essendo stato scritto anni prima. Tutto l'album dei Music Explosion è fortemente controllato da Kasenetz e Katz, che lo riempiono di palesi ri-scritture di brani celebri, e la band, forse frustrata dalla situazione, si sciolse poco dopo. Il duo di produttori, però, non demorse, e pochi mesi dopo tirò fuori il nome Ohio Express.
La Buddah Records, i 1910 Fruitgum Company e i Lemon Pipers
Proprio in quel periodo un'altra importante band fu messa sotto contratto dalla Buddah: i 1910 Fruitgum Company. Band del New Jersey fondata nel 1966 da Frank Jeckell, Mark Gutkowski, Floyd Marcus, Pat Karwan e Steve Mortkowitz, i 1910, seppure spesso affiancati agli Ohio Express (con cui ci fu anche una evidente sovrapposizione di brani, a volte riproposti da entrambe le band), in realtà erano una band vera e propria, e la loro prima hit, Simon Says, seppur scritta da Elliot Chiprut, porta il loro marchio nell'arrangiamento. Simon Says, uscita a Dicembre 1967 e prodotta dal duo della Super K, apre ufficialmente la stagione del Bubblegum, incarnando in tutto e per tutto le caratteristiche della formula vincente che poi caratterizzerà l'intero genere. Seguirono quindi May I Take A Giant Step (Into Your Heart), 1,2,3 Red Light e Goody Goody Gumdrops nel 1968 e Indian Giver nel 1969, trasformando i 1910 in uno dei nomi di punta del genere. Simon Says rimane il brano più celebre, e l'unico ad aver raggiunto altissime posizioni in classifica anche in UK, ma i brani successivi non rimasero troppo indietro. Ovviamente a supporto dei singoli uscirono anche degli album omonimi, ma sugli album torneremo dopo, perché c'è un discorso interessante da fare.
I progetti a nome Kasenetz-Katz
Altre band e singoli Bubblegum
Va da sé che, oltre ai grandi nomi principali, all'epoca furono in molti a tentare di accodarsi a questa nuova tendenza musicale, non sempre con grande successo. I già citati Tommy Roe e Tommy James & The Shondells se la cavarono molto bene a livello commerciale, questi ultimi in particolare, con gli album I THINK WE'RE ALONE NOW e GETTIN' TOGETHER riuscirono a pubblicare alcuni dei lavori più solidi ed interessanti del genere, dove, ovviamente, convivevano svariati approcci alla musica pop dell'epoca, comprese tendenze barocche e, più in generale, psichedeliche, ma su questo aspetto torneremo a fine articolo. Sempre sotto la Buddah ci furono anche i Salt Water Taffy, che ebbero un discreto successo con la loro Finders Keepers, mentre il loro unico album spingeva di più su sonorità sunshine, complice la loro natura di gruppo vocale.
La discesa e la migrazione in TV
Il picco del Bubblegum classico si può dire che fu tra il 1968 ed il 1969, in quanto proprio in quest'ultimo anno si inizia a notare un cambiamento nel metodo di pubblicazione e promozione della musica di questo genere. Se, come detto precedentemente, l'esperienza dei Monkees ha in qualche modo ispirato la metodologia, ovviamente estremizzata, utilizzata per realizzare questo tipo di musica, è quasi ovvio che, ad un certo punto, anche questa nuova musica facesse a sua volta il salto verso la TV. Se infatti l'estremo successo commerciale dei primi Monkees fu indubbiamente spinto dall'omonima serie televisiva, non poteva passare molto tempo prima che qualcuno non ne sfruttasse nuovamente le potenzialità; e vista la ribellione dei quattro Monkees nel 1967 nei confronti della loro situazione, specialmente rivolta a Don Kirshner, direttore musicale nei loro primi due album allontanato dalla band alla ricerca di maggiore libertà artistica, non poteva che essere lui a riprendere in mano le potenzialità del medium televisivo nel 1969. Proprio in quell'anno, infatti, la sua nuova creatura debuttò in TV, questa volta evitando che i protagonisti potessero ribellarsi, e quindi usando l'animazione, ecco gli Archies. La loro Sugar Sugar, ovviamente realizzata da session man dietro i personaggi animati, aprì le porte a tutta una serie di progetti similari, non sempre di animazione, come i Banana Splits, con i protagonisti vestiti con grossi costumi animaleschi, la cui sigla The Tra La La Song (One Banana, Two Banana) ebbe un enorme successo, o Lancelot Link, serie con come protagoniste delle scimmie, che, di nuovo, suonavano, mimando, musica Bubblegum. Questo aprì la strada ad altre serie televisive il cui elemento musicale era molto importante, e di conseguenza spingeva la vendita di relativi album e singoli, come la Partridge Family e Brady Bunch, le cui canzoni erano realizzate da session man e, a volte, cantate dagli attori.
Ovviamente ciò rese obsoleto il bubblegum strettamente discografico, di certo non aiutato dall'abbandono di Levine alla Super K (scriverà anche qualche brano per i Banana Splits), il cambio di direzione dei 1910 Fruitgum Company (che vedremo poco sotto), e di altre band che ormai ne avevano abbastanza del genere e dei metodi utilizzati, e nonostante ci fu comunque qualche singolo sparso nella prima metà degli anni '70, questo genere sparì poi definitivamente, almeno così come lo si era conosciuto fino a quel momento. Kasenetz e Katz rimarranno attivi nell'ambiente discografico, raggiungendo nuovamente il successo nel 1977 con Black Betty, vecchio canto popolare afroamericano riadattato, con un testo modificato, e pubblicato dai Ram Jam. Curiosamente, fu l'ex chitarrista dei Lemon Pipers, Bill Barlett, a realizzarne una versione per la sua band di allora, gli Starstruck; il brano raggiunse un discreto successo locale, e i due produttori si interessarono, ripubblicarono quello stesso brano, nella stessa identica versione, giusto un po' accorciata, sotto il nome Ram Jam, di fatto costruendo una band per l'occasione intorno a Barlett. Inutile dire che a quel punto il brano ebbe un enorme successo che continua ancora oggi, e i Ram Jam si aggiunsero alla lunga lista di "one hit wonders". Tornando al Bubblegum, sicuramente nei decenni seguirà altra musica confezionata apposta per i ragazzini, ma sarà, ovviamente, diversa.
La timida risposta inglese al Bubblegum
Non si può propriamente parlare di bubblegum inglese, in quanto il genere non ebbe altrettanto successo al di qua dell'oceano, tuttavia ci sono alcuni casi in cui si può notare perlomeno un'influenza, o qualche "incrocio". Il primo incontro importante è proprio nella prima hit bubblegum, la già citata Little Bit O' Soul dei Music Explosion, composta da John Carter e Ken Lewis, entrambi inglesi, nel 1964. I due compositori negli anni prenderanno parte a vari progetti discografici diversi, spesso utilizzandoli come veicolo per le loro canzoni, usando nomi e musicisti diversi di volta in volta, quindi un metodo non così lontano dal bubblegum americano, seppur non toccando mai fino in fondo quel genere. Tolto il loro prolungato coinvolgimento nel gruppo vocale Ivy League, ricordato principalmente per Funny How Love Can Be (ma anche per l'ottima My World Fell Down, poi resa definitiva dagli americani Sagittarius), già i successivi Flower Pot Men, ricordati per Let's Go To San Francisco, altro non erano che session man sotto il controllo dei due, così come i Friends di Piccolo Man, insomma non si era così lontani dalla Super K. un altro incontro importante fu tra la Super K e i futuri membri dei 10 CC, i quali vennero ingaggiati per il brano Sausalito (Is The Place To Go) degli Ohio Express nel 1969, in una fase in cui, visto l'abbandono di Levine, il duo di produttori era alla ricerca di nuovi compositori ed interpreti per i loro singoli.