venerdì 20 aprile 2018

Concert Reviews 3: Jethro Tull - Asti 14/07/2011

Altri due anni dal concerto precedente, stesso posto del suddetto. Quando ancora ad Astimusica appariva gente di un certo livello, non avrei certo potuto perdere l'occasione di assistere al mio unico concerto dei Jethro Tull! Perchè unico? Beh, perchè il primo per me ma anche parte dell'ultimo tour dei Jethro Tull prima dello scioglimento. E no, quelli di adesso non sono Jethro Tull, per me quel nome nelle locandine dei concerti di Ian Anderson ha circa lo stesso valore di quello dei Genesis in quelli di Steve Hackett. Si, lo so che Ian Anderson in sostanza rappresenta i Jethro Tull, ma il suo bel discorso del tipo "voglio andare in giro a nome mio che troppa gente crede che il mio nome sia Jethro Tull" che fine ha fatto? C'era poca gente ai concerti? Scelta legittima per carità, ma un po' come mettere il piede in due scarpe o volere la botte piena e la moglie ubriaca, oltre che segno di una leggerissima incoerenza.

Cooooomunque, nel 2011 erano ancora i Jethro Tull, con ancora Martin Barre e Doane Perry a bordo, insieme agli ormai fissi David Goodier e John O'Hara; ed il concerto di Asti era parte di una sorta di tour celebrativo per il quarantesimo anniversario di Aqualung, quindi va da sé il fatto che la scaletta sia ampiamente dedicata ad esso. Ricordo un leggero ritardo nell'inizio, a causa di quel simpaticone di Anderson che faceva storie per i fotografi, che prontamente trovavano nascondiglio tra le rientranze della Cattedrale che affianca la piazza dove si svolse il concerto. La piazza fu divisa in due parti: la prima con le sedie per i più abbienti, e la seconda per i poveracci come il sottoscritto ovviamente in piedi. Fortuna vuole che la posizione da me aggiudicata fu in primissima fila tra i poveracci, così da avere visuale libera grazie al numeroso pubblico seduto davanti a me.

Finalmente il concerto inizia con la "nuova" versione di Living In The Past, che considero superiore all'originale: un ottimo inizio soprattutto viste le ampie parti strumentali. Si, perchè quando invece il virtuoso flautista è costretto a cantare beh, i risultati già allora erano non certo eccelsi. Per fortuna il gruppo pare molto solido e lo stesso Anderson in ottima forma al flauto e presenza scenica. Segue la canonica versione ridotta di Thick As A Brick che poi lascia spazio al primo estratto di Aqualung: Up To Me, in una versione fedele all'originale. Poi la prima sorpresa con il magnifico strumentale In The Grip Of Stronger Stuff, che ai tempi non conoscevo e mi è piaciuto molto. Altra grande sorpresa per me fu Farm On The Freeway, uno dei picchi di Crest Of A Knave, album che apprezzo molto; e tra l'altro qui Ian rese decentemente a livello vocale essendo un brano non troppo ostico da cantare. Poi Mother Goose ed una bella versione di Heavy Horses, erroneamente presentata da Ian come Songs From The Wood, correggendosi subito dopo tra risate imbarazzate (immagino per abitudine vista la sua presenza in scaletta nel tour americano del mese prima). Poi l'obbligatoria Boureè, la bella Wind Up, una nuova versione di Hymn 43 che ho apprezzato molto, e poi la doppietta micidiale di My God e Budapest, che da sole valevano il prezzo del biglietto. Il concerto si concluse con le ovvie Aqualung e Locomotive Breath come bis, tra l'altro con un da me apprezzatissimo estratto da Teacher. Saluti, poche cerimonie, e via veloci.
Probabilmente per chi li seguiva da anni se non da decenni poteva sembrare un concerto come tanti, un po' un compitino da fare, un andare avanti per inerzia; ma essendo stato l'unico per me l'ho apprezzato molto, pur con gli ovvi limiti vocali del pur grandioso Anderson, che quella sera ha però fatto miracoli al flauto. Tutti gli altri membri della band hanno suonato divinamente, a parte O'Hara che ogni tanto scivolava in svarioni piuttosto evidenti, ma facciamo finta di niente.
Purtroppo ci sono ben poche testimonianze di questo concerto, e le uniche cose che posso allegarvi sono una manciata di inascoltabili video ripresi dal pubblico, ma ci si accontenta.
Per il mio concerto successivo non dovettero passare due anni questa volta, ma appena tre giorni...

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