domenica 24 dicembre 2017

La mia Top 11 del 2017


Eh si, la Top 10 è troppo mainstream. Eccovi gli 11 album che più mi sono rimasti di questo 2017, tenendo conto che anche ciò che sta in fondo alla classifica mi è piaciuto abbastanza per entrarci, quindi parecchio, e che l'ordine è tutt'altro che stabile (alcune posizioni si equivalgono quasi).


11: Steve Hackett - The Night Siren
Dopo la parziale delusione di Wolflight nel 2015, questo The Night Siren devo dire che ha saputo farsi apprezzare. Sarà che i brani sono in media più brevi, quindi meno ripetitivi, sarà che la consueta varietà di influenze sembra più a fuoco qui, fatto sta che ha molti elementi in comune con Wolflight ma al confronto ne esce più brillante, lucido. Non il migliore della sua carriera solista certamente, ma un buon lavoro più che rispettabile. Degne di nota l'acustica The Other Side Of The Wall, il bel flamenco di Anything But Love e In Another Life con un bellissimo finale di cornamusa.

10: Arabs In Aspic - Syndenes Magi
Grande scoperta al festival di Veruno nel 2015, da allora gli Arabs In Aspic sono un ascolto abituale per me. Una band che meriterebbe molta più fama di quella che effettivamente ha. In quest'ultimo album troviamo 3 pezzi molto estesi ed un generale rallentamento dei ritmi, portando ad una maggiore imponenza del suono. Ottimo album; lo metto al decimo posto perchè trovo che i pezzi tendano ad essere a volte un po' troppo estesi, preferendo forse in questo senso l'approccio sotto forma di canzoni dei lavori precedenti. Merita ben più di un ascolto, anche se la scelta di ricorrere alla lingua norvegese (che ha perfettamente senso vista la loro provenienza) può risultare un po' ostica ai non abituati.

9: Jeff Lynne's ELO - Wembley Or Bust
Ok, non è propriamente un nuovo album. Si tratta bensì di una registrazione live, sia audio che video, effettuata allo stadio di Wembley nell'ultimo tour dei nuovi ELO di Jeff Lynne. Merita posto in questa classifica specialmente grazie alla componente visiva, che ci permette di gustare un concerto non soltanto spettacolare sia come scaletta che come esecuzione e scenografia, ma anche per le tante e ben dirette riprese del pubblico, che ci mostrano momenti di pura gioia documentando l'evento come pochissime altre pubblicazioni live. Bellissime le esecuzioni delle inaspettate Xanadu e Twilight, ma il resto non è da meno.

8: King Crimson - Live In Chicago
Tecnicamente a pari merito con il precedente per motivi totalmente diversi, ben conscio della blasfemia di questo accostamento secondo i fan dotati di paraocchi. Ammetto che i "nuovi" King Crimson non mi hanno mai convinto del tutto: vuoi per la solita questione delle 3 batterie, vuoi per le scalette quasi totalmente improntate sul passato, vuoi per i nuovi brani abbastanza insipidi, le varie uscite come Toronto e Radical Action hanno ricevuto ben poca attenzione da parte mia. Però devo ammettere anche che in questo ultimo live, registrato a Chicago lo scorso Giugno, sembra che le cose finalmente abbiano iniziato ad incastrarsi in modo convincente. La scaletta è molto equilibrata, Epitaph, Red e In The Court, che poco mi convincevano in questa formazione, sono assenti. Spazio a Cirkus, la seconda metà di Lizard, Neurotica, Fallen Angel... Insomma tanti brani e tutti ottimamente eseguiti. Mi lascia ancora perplesso il cantato di Indiscipline, ma è una piccola parte in un live che merita una possibilità anche da chi, come me, continua a considerare questa ultima formazione inferiore alle precedenti.

7: Roger Waters - Is This The Life We Really Want?
Da qui alla prima posizione ci saranno album che ho già recensito, quindi non spenderò tante parole e vi linkerò la recensione in questione. Di questo ne ho parlato qui. Dico solo che l'ho trovato un album molto ben curato e piacevole. I testi mi piacciono, e per quanto non possa essere all'altezza di cose come Amused To Death e The Final Cut, rimane un buon lavoro con tutte le caratteristiche che ci si possono aspettare da Roger Waters, compresi i prevedibili richiami al passato (che comunque apprezzo).

6: Deep Purple - InFinite
Ne ho parlato qui. L'ho trovato un album più che rispettabile tenendo anche conto della loro età. Non privo di spunti interessanti seppur un gradino sotto al precedente Now What!?. La produzione di Bob Ezrin è forse fin troppo "spinta", ma rimane un grosso passo avanti rispetto ai lavori con Michael Bradford. Time For Bedlam, All I Got Is You, The Surprising e Birds Of Prey sono tra i pezzi migliori mai partoriti da questa formazione.

5: The Darkness - Pinewood Smile
Ho scritto un articolo sui Darkness in generale, ma parlo anche di quest'album, lo trovate qui. I Darkness, fin dal loro esordio nel 2003, mi sono sempre piaciuti per la loro miscela di hard rock classico, senso dell'umorismo, eclettismo vocale di Justin Hawkins, ed in generale belle canzoni nè vecchie nè nuove, ma assolutamente originali. Pinewood Smile è un ottimo candidato come mio album preferito della loro intera discografia, e di certo uno degli ascolti più piacevoli di questo 2017. Southern Trains è esilarante oltre che devastante, così come Japanese Prisoner Of Love e Buccaneers Of Hispaniola. Consiglio la versione deluxe anche solo per quel piccolo capolavoro che è Uniball.


4: Peter Hammill - From The Trees
Ne parlo qui. Un album intenso, pacato, il più vicino ad una dimensione da "singer-songwriter". Forse uno dei lavori più solidi e consistenti degli ultimi anni, senza nulla togliere a cose più sperimentali come All That Might Have Been. Da notare il consueto uso molto originale della voce, specialmente nei cori. Brani come The Descent, Milked, What Lies Ahead, Anagnorisis, Torpor sono picchi assoluti.

3: Steven Wilson - To The Bone
L'album di cui si è tanto discusso, ne parlo qui. Per me, anche a distanza di mesi, rimane un ottimo album. Apprezzo e rispetto chiunque faccia ciò che vuole, anche a costo di deludere i fan. Ma oltre a questo, To The Bone con le sue varie sfaccettature è un album che ancora ascolto con piacere, e molto probabilmente continuerò a farlo. Non è più prog? E chissenefrega! Mi piacciono tutti i brani che lo compongono, ma cito in particolare la title track, Pariah, Refuge, Permanating, Detonation e Song Of Unborn.

2: Procol Harum - Novum
Ne parlo qui. Non mi aspettavo molto da Novum, ed invece si è trattato, per me, del loro migliore album da Exotic Birds And Fruit del lontano 1974. La formazione è ovviamente cambiata, ma la classe di uno come Gary Brooker, che nonostante l'età mantiene una voce che ha dell'incredibile (specialmente dal vivo) colora i brani in modo immediatamente riconoscibile. E se nella prima metà l'album fatica un po' a decollare, nella seconda ci aspetta una sequenza di pezzi da novanta. Gran classe, grande album. Da ascoltare almeno Sunday Morning, Neighbour, Businessman e The Only One.

1: Sparks - Hippopotamus
Ne parlo qui. Non potevano non esserci loro al primo posto. Sono sempre stati geniali durante la loro carriera, seppur con i loro alti e bassi; ma con Hippopotamus, segnato dal ritorno alla forma canzone, si torna a combinare melodie contagiose, "semplicità" compositiva (tra molte virgolette) e testi intelligenti, surreali e spesso irriproducibili da chiunque non sia Russell Mael. Invito chiunque ad esplorare la loro vasta discografia, ma anche iniziare da qui non è una cattiva idea! Notevoli Missionary Position, Edith Piaf (Said It Better Than Me), Giddy Giddy, la title track, The Amazing Mr. Repeat e Life With The Macbeths. Ma tutto l'album è un gioiellino di pop stralunato come purtroppo se ne trova poco. E trovare originalità unita a godibilità (da non trascurare questo secondo aspetto) in album di ultrasettantenni, notando l'evidente carenza altrove, fa riflettere.

Ed è tutto per quest'anno, alla prossima!

venerdì 22 dicembre 2017

Iron Butterfly - The Triple Album Collection (recensione)

Trovato ad un prezzo irrisorio in un normale negozio di elettronica, come potevo dire di no? Gli Iron Butterfly sono uno di quei gruppi che ho sempre snobbato, nonostante la loro appartenenza ad un periodo storico che, per me, è stato uno dei più importanti per la musica pop/rock. I motivi per cui non li ho mai ascoltati sono principalmente 2: l'organo Vox Continental (uno dei suoni più irritanti che io conosca, specialmente basandomi su come veniva usato dai Doors, gruppo che non sopporto), e la loro provenienza d'oltreoceano (ho sempre preferito il movimento psichedelico inglese a quello americano, che trovo del tutto privo di senso dell'umorismo ed imprevedibilità). Quindi, nel momento in cui ho potuto apprezzare l'uso più creativo da parte di Doug Ingle del suddetto organo, ho capito che meritavano una chance. 
In questo "mini-cofanetto" troviamo i primi 2 album della band, Heavy e In-A-Gadda-Da-Vida, e Live del 1970 (saltando Balls purtroppo, ma non si può avere tutto). 

Heavy è un album purtroppo molto breve, ma anche discretamente solido, con molte indicazioni sull'identità del gruppo ed un suono in gran parte già formato. Apertura veramente convincente con Possession e Unconscious Power, due dei brani che più apprezzo in questo album insieme alla particolare So-Lo, You Can't Win, Fields Of Sun e sopratutto la conclusiva Iron Butterfly Theme: brano strumentale che mette perfettamente in chiaro le tendenze del futuro prossimo. Il resto dell'album oscilla tra tendenze blues e brani un po' sbiaditi, ma rimane un lavoro molto solido, specialmente essendo il disco d'esordio.

Ciò che segue è ovviamente l'album per cui vengono tutt'oggi ricordati, In-A-Gadda-Da-Vida. Un album che sicuramente tanto deve alla title track, che con i suoi 17 minuti di organo, chitarre, assoli di batteria e psichedelismi vari, contornati dall'enigmatico titolo frutto della particolare pronuncia di Ingle, serve da "impronta" per molti gruppi rock del decennio successivo, specialmente in sede live. Si, perchè se è vero che nessuno si faceva mancare assoli infiniti ai propri concerti, estendendo così i loro brani a minutaggi vertiginosi, pochi ebbero il coraggio di fare ciò in un album in studio. E sicuramente quasi nessuno prima di queste farfalle di ferro! C'è da dire che, nonostante qualunque cosa sbiadisca al confronto con un simile brano, dall'altro lato troviamo comunque pezzi che non meritano di essere lasciati in disparte. Non per nulla Are You Happy? sarà presente quasi sempre in sede live, e tra gli altri segnalo l'apertura di Most Anything You Want e la psichedelia dalla vena più pop di Flowers And Beads. Ma non che My Mirage e Termination siano tanto da meno (specialmente la prima).

Come anticipato, prima del Live qui presente ci sarebbe l'album Balls del 1969, ma non essendo qui presente purtroppo non ne posso ancora parlare. Quello che posso dire è che i brani tratti da Balls presenti in Live sono a dir poco magnifici. Specialmente In The Time Of Our Lives e Filled With Fear, tra le cose più belle uscite da questo gruppo. Un gradino sotto Soul Experience, ma sempre su livelli più che buoni. Troviamo poi 2 estratti dai primi album, You Can't Win e Are You Happy? dove quest'ultima in particolar modo viene "spinta" parecchio rispetto alla versione in studio. Quale sia meglio è pura questione di gusti. Ovviamente non poteva mancare In-A-Gadda-Da-Vida, in una versione che riesce ad essere sia meglio che peggio di quella in studio. Mi spiego: la canzone vera e propria è resa con una carica e potenza decisamente superiori alla controparte dell'album, ma poi ci aspetta un assolo di batteria ancora più lungo e una sezione in meno. Quindi parte in modo ottimo e poi si "perde un po'" secondo me. Rimane una valida versione alternativa senza dubbio. Ed in quanto a Live come testimonianza dal vivo di questa band è sicuramente valida e piacevole, ma non quanto avrebbe potuto esserlo, purtroppo. Il live al Marquee del '68, uscito postumo, è lì a testimoniarlo.

Quindi, un ottimo modo per scoprire una band figlia dei suoi tempi, che forse necessita un po' di immedesimazione nella mentalità e nella cultura di quei tempi per coglierne l'importanza, ma che può ancora insegnarci qualcosa.
La confezione di questa Triple Album Collection è, comprensibilmente, piuttosto spartana; ma quando si hanno 3 album del genere al prezzo di uno, come ci si potrebbe lamentare?



giovedì 14 dicembre 2017

Etichette discografiche: il mio punto di vista.

Io sono un musicista, o almeno provo ad esserlo. Compongo, fin troppo rispetto alla media, suono tutto o gran parte di ciò di cui ho bisogno per realizzare canzoni e album, scrivo testi, non sono un grande cantante ma grazie alla collaborazione con la mia ragazza quell'aspetto è coperto più che egregiamente, e me ne intendo un po' di produzione e mastering. Perchè questa premessa? Semplicemente per esporre la mia situazione e correlarla alla situazione della musica nel 2017, alla luce di tante cose che leggo in giro. Ovviamente io mi auto-produco, pubblico e distribuisco la musica in modo indipendente, e non sono certo l'unico. Si, perchè, contrariamente a quanto molti ancora credono, è molto facile distribuire la propria musica online al giorno d'oggi, tutti lo possono fare! E con un investimento neanche esagerato potete anche stampare i CD, tra l'altro... Il che è sia un'ottima cosa che un problema. Perchè se da un lato ciò permette libertà di espressione, ed essendo la musica un'arte ha perfettamente senso, dall'altra crea un ambiente sovraffollato. Annullando quindi una qualsivoglia selezione prima di arrivare alla pubblicazione. Ed è qui che molti, soprattutto chi ha un'etichetta, si lamentano. Perchè sostanzialmente si crea "concorrenza sleale", qualcosa come i guidatori Uber per i tassisti insomma. Peccato che non ci sia scritto da nessuna parte che uno debba far parte di un'etichetta per avere il diritto di pubblicare le proprie creazioni. Specialmente quando, come nel mio caso, si vede la propria musica come espressione e soddisfazione personale, e non necessariamente come un prodotto commerciale che paga la pagnotta. E questo anche in luce del fatto che oggi vivere delle proprie creazioni è praticamente impossibile, etichetta o no. Nonostante questo però è sbagliato vedere le pubblicazioni totalmente indipendenti come qualcosa di inferiore, solo perchè dal punto di vista dei professionisti "basta avere un programmino da 2 soldi e ti sei fatto l'album". Se è così semplice allora perchè non lo fanno anche loro? O forse lo fanno e non lo ammettono... In un album prodotto professionalmente ci sono musicisti, arrangiatori, produttori, un addetto al mastering e probabilmente anche altri, mentre in un caso affine al mio tutto ciò è fatto, molto spesso, da una singola persona. E voi direte "è per quello che è per forza inferiore, non puoi confrontarti con dei professionisti specializzati", e probabilmente avreste anche ragione in molti casi. Sempre se il vostro obiettivo è sminuire il lavoro altrui piuttosto di far lo sforzo di capire ed apprezzare la mole di impegno necessaria. Ma sapete perchè io non vorrò mai stare sotto un'etichetta? Vi faccio un elenchino veloce:
1 - Totale libertà: io in un anno ho pubblicato un album solista, 2 album con la mia ragazza alla voce e un EP natalizio. Per un'etichetta qualunque sarebbe stato suicidio commerciale e me l'avrebbe impedito sventolandomi il contratto in faccia. Ma se io compongo tanto, perchè devo limitarmi? Perchè uccidere l'arte per logiche di mercato? Specialmente quando il suddetto mercato è morente? E oltre a questo, se io voglio fare un album progressive lo faccio, se dopo voglio fare un album pop lo faccio, se voglio fare un album con un genere diverso per ogni pezzo che lo compone lo faccio (e l'ho fatto): un'etichetta trovandosi lavori dall'approccio simile per le mani cosa farebbe? Ma poi quale etichetta? Visto che ormai anche loro si specializzano nei singoli generi, specialmente quelle più piccole che paradossalmente potrebbero essere più libere...
2 - La qualità: ebbene si, ho avuto il (dis)piacere di ascoltare alcuni album di band emergenti registrati in studio, con un produttore, un direttore artistico, musicisti professionisti a dare una mano negli arrangiamenti, che suonava piatto, senza dinamiche, freddo, con evidenti errori di produzione e mastering e arrangiamenti dilettanteschi (cose tipo "ok ho 3 pezzi e voglio farne una suite, studio dei collegamenti? Naaaahh: finisce uno, silenzio, e poi parte l'altro", ma mi rendo conto che quest'ultimo punto sia soggetto a gusti). In sostanza suonava peggio del mio home recording da poveraccio. Ovvio, si tratta di casi singoli e non della maggioranza, ma in sostanza io firmo un contratto, vado in studio, seguo direttive di professionisti, divido il ricavato, magari spendo anche di tasca mia, e non ho la certezza di un prodotto finale di qualità? Ognuno tragga le sue conclusioni.
3 - Stigmatizzare l'home recording. Si sa che non è visto benissimo da molta gente nel settore. Una volta per presentarti all'etichetta di turno facevi il demo, e già negli anni '70 gente come Pete Townshend con dei demo casalinghi ci ha fatto praticamente un album (Who Came First), e più di quarant'anni dopo con la tecnologia che c'è, ha senso fare un demo che poi muore lì? Oppure con un po' di impegno in più si potrebbe praticamente creare un prodotto finito? E se io creo un prodotto considerabile finito, perchè devo ri-registrarlo? Perchè devo sottoporlo ad altri? A che pro? Forse perchè, specialmente in Italia, si vive ancora mentalmente negli anni '70 con demo su registratori a nastro a 2 tracce ed iscrizione alla SIAE...
In sostanza, invece di lamentarsi della concorrenza, di chi fa gli album in casa con programmini da due soldi,  o di fidarsi ciecamente nei confronti di un artista e\o di un album con "la spintarella" di gente affermata nel settore, dovremmo forse imparare a giudicare il valore di qualcosa indipendentemente da ciò che ci sta dietro; perchè se così fosse, tutta la concorrenza andrebbe a farsi benedire, lasciando al pubblico (supponendo che sia in grado di ragionare con la propria testa) l'ultima parola. Oltre a riconoscere che la musica è espressione e non scienza esatta, quindi dar più valore ai gusti personali, ma qui nascerebbe un discorso potenzialmente infinito quindi lascio perdere per ora.

giovedì 7 dicembre 2017

The Who - Purple Hearts & Power Chords (recensione DVD bootleg)

Anni fa ho avuto una lunga fase di fissazione per i bootleg, specialmente per band come Pink Floyd, Genesis, Led Zeppelin, Queen.. Insomma, band con enormi "buchi" da coprire nella loro storia concertistica, sia in video che audio. Negli anni ho un po' perso interesse, sia perchè alcuni (Pink Floyd) hanno poi rilasciato molte cose ufficialmente, rendendo i bootleg inutili, sia perchè c'è talmente tanta musica meritevole di essere scoperta, che fossilizzarsi maniacalmente su solo alcune band mi pareva uno spreco. Ultimamente però ho un po' ripreso la ricerca, e curiosando su siti molto forniti ho trovato questo magnifico doppio DVD degli Who. Ora, per quanto mi riguarda c'è sempre stato un amore profondo nei loro confronti, specialmente per quanto riguarda le esibizioni live e i video. E ce ne sono parecchi! Dopo aver consumato il film-documentario The Kids Are Alright era quasi ovvio voler di più. E così incominciai a collezionare DVD di varia provenienza, ma mai avevo sentito parlare di questo Purple Hearts & Power Chords.
Trattasi sostanzialmente di una raccolta contenente tutti (o quasi) i video degli Who anni '60. Quindi tante apparizioni televisive, spezzoni di concerti, questo genere di cose insomma. Per forza di cose ci sono parecchie mancanze nel 1969, ma è anche vero che tra Woodstock, isola di Wight (è recentemente emerso un video in bianco e nero del festival del '69, non mi sto confondendo con quello, più noto, del '70), Coliseum, frammenti di Leeds; per tutto questo ci andrebbe ben più di un altro Dvd dedicato! In compenso c'è comunque un frammento di Woodstock ed una serie di video in playback da Tommy correlati da interviste a rappresentare quell'anno. Ma andiamo con ordine. Molti video sono ben noti a dire il vero, proprio grazie al già citato The Kids Are Alright; anche vero però che alcuni non erano completi, quindi la cosa non mi dispiace sinceramente.
Possiamo così passare dalle primissime apparizioni a Ready Steady Go, filmati promozionali vari, l'intera apparizione in playback a Popside per la tv svedese (con pezzi meno noti come Daddy Rolling Stone, Bald Headed Woman e It's Not True). Abbiamo poi una bellissima sezione di 3 pezzi FINALMENTE dal vivo al Marquee nel '67, tra cui la magnifica So Sad About Us, poi un interessantissimo frammento in studio filmato durante la registrazione di Picrures Of Lily, seguito poi da 2 versioni della suddetta prima in playback e poi al festival di Monterey in un filmato scartato da quello "ufficiale" (e quindi di qualità inferiore). Festival comunque presente nel secondo DVD insieme a A Quick One While He Is Away al Rock And Roll Circus, poi la famosa ed esplosiva apparizione da Smothers Brothers...
Insomma, veramente (quasi) tutto da questa magnifica, creativa e colorata (nonostante il bianco e nero predominante) fase della carriera degli Who. Ovviamente la qualità dei video non è perfetta, e ci sono casi in cui è proprio pessima, però è anche vero che in alcune raccolte ufficiali (come 30 Years Of Maximum R&B) siamo pressochè agli stessi livelli; mi chiedo quindi se si possa effettivamente fare di meglio oppure no... Guardandolo però la solita domanda che spesso si fa viva in questi casi è arrivata: "ma perchè una cosa del genere non può essere un'uscita ufficiale?" Certo, non si può neanche accusare troppo gli Who che di pubblicazioni d'archivio ne hanno rilasciate parecchie, però la domanda rimane e si fa particolarmente rilevante in altri casi (Queen). Comunque, questo Purple Hearts & Power Chords lo consiglio a tutti i fan sfegatati di questa magnifica band ed in particolare di questo periodo storico. Ovviamente trovarlo può causare qualche grattacapo, ma se ne avete voglia e tempo, perchè no?
Qui sotto riporto il contenuto nel dettaglio per gli interessati.

Disc 1

01. Anyway, Anyhow, Anywhere (Ready Steady Go - July 2, 1965)
02. Shout And Shimmy (Ready Steady Go - July 2, 1965)
03. I Can't Explain (Ready Steady Go - August 3, 1965)
04. My Generation (Ready Steady Go - August 3, 1965)
05. Daddy Rolling Stone (Ready Steady Go - August 3, 1965)
06. Anyway, Anyhow, Anywhere (Richmond Jazz Festival - August 6, 1965)
07. Shout And Shimmy (Richmond Jazz Festival - August 6, 1965)
08. I Can't Explain (Promotional Film Montage 1965)
09. Out In The Street (A Whole Scene Going - December 1965)
10. Heatwave / Pete Interview (A Whole Scene Going - January 5, 1965)
11. It's Not True (A Whole Scene Going - January 5, 1965)
12. Substitute (Promotional Film : US Version - March 18, 1966)
13. Substitute (Where The Action Is - March 18, 1966)
14. I Can't Explain (Where The Action Is - March 18, 1966)
15. Substitute (Promotional Film : UK Version - March 21, 1966)
16. Intro To Popside (Popside Swedish Television - June 3, 1966)
17. The Ox (Popside Swedish Television - June 3, 1966)
18. Daddy Rolling Stone (Popside Swedish Televison - June 3, 1966)
19. It's Not True (Popside Swedish Television - June 3, 1966)
20. Bald Headed Woman (Popside Swedish Television - June 3, 1966)
21. The Kids Are Alright (Popside Swedish Television - June 3, 1966)
22. Substitute (Popside Swedish Television - June 3, 1966)
23. My Generation (Popside Swedish Television - June 3, 1966)
24. Substitute (Take Thirty In London Canadian TV - July 9, 1966)
25. C.C. Rider (Take Thirty In London Canadian TV - July 9, 1966)
26. My Generation (Take Thirty In London Canadian TV - July 9, 1966)
27. The Kids Are Alright (Promotional Film - July 1966)
28. Happy Jack (Promotional Film - December 19, 1966)
29. I'm A Boy (Beat Club - January 15, 1967)
30. Heatwave (Beat Club - January 15, 1967)
31. Happy Jack (Beat Club - January 15, 1967)
32. Bucket T (Promotional Film - 1966)
33. Happy Jack (Marquee Club, London - January 15, 1967)
34. So Sad About Us (Marquee Club, London - January 15, 1967)
35. My Generation (Marquee Club, London - March 2, 1967)
36. Pictures Of Lily (Promotional Film - April 5, 1967)
37. Pictures Of Lily (Beat Club - April 19, 1967)
38. Pictures Of Lily (Monterey Pop Festival Out-take - June 18, 1967)
39. Anyway, Anyhow, Anywhere (Promotional Film 1967)

Disc 2
01. Arrival And Interview (Helsinki, Finland - May 1, 1967)
02. Substitute (Helsinki, Finland - May 1, 1967)
03. My Generation (Helsinki, Finland - May 1, 1967)
04. Introduction (Monterey Pop Festival - June 18, 1967)
05. Substitute (Monterey Pop Festival - June 18, 1967)
06. Summertime Blues (Monterey Pop Festival - June 18, 1967)
07. A Quick One While He's Away (Monterey Pop Festival - June 18, 1967)
08. My Generation (Monterey Pop Festival - June 18, 1967)
09. I Can See For Miles (Twice A Fortnight - October 16, 1967)
10. I Can See For Miles (Smothers Brothers - September 17, 1967)
11. My Genration (Smothers Brothers - September 17, 1967)
12. I Can See For Miles (Promotional Film - September, 1967)
13. Call Me Lightning (Promotional Film - February 26, 1968)
14. Magic Bus (Beat Club - October 7, 1968)
15. Mary Anne With The Shaky Hand (All My Loving - November 3, 1968)
16. My Generation (All My Loving - November 3, 1968)
17. A Quick One While He's Away (Rock And Roll Circus - December 10, 1968)
18. I'm A Boy (Surprise Partie - December 31, 1968)
19. I Can See For Miles (Surprise Partie - December 31, 1968)
20. Magic Bus (Surprise Partie - December 31, 1968)
21. Introduction (Beat Club Tommy Promos - August 27-28, 1968)
22. Pinball Wizard (Beat Club Tommy Promos - August 27-28, 1968)
23. Pete Interview (Beat Club Tommy Promos - August 27-28, 1968)
24. Tommy, Can You Hear Me? (Beat Club Tommy Promos - August 27-28, 1968)
25. Smash The Mirror (Beat Club Tommy Promos - August 27-28, 1968)
26. Pete Interview (Beat Club Tommy Promos - August 27-28, 1968)
27. Sally Simpson (Beat Club Tommy Promos - August 27-28, 1968)
28. I'm Free (Beat Club Tommy Promos - August 27-28, 1968)
29. Interview (Beat Club Tommy Promos - August 27-28, 1968)
30. Tommy's Holiday Camp (Beat Club Tommy Promos - August 27-28, 1968)
31. We're Not Gonna Take It (Beat Club Tommy Promos - August 27-28, 1968)
32. See Me, Feel Me (Beat Club Tommy Promos - August 27-28, 1968)
33. Pinball Wizard (Woodstock Festival - August 16, 1969)
34. I Can See For Miles (Pop Goes The Sixties - December 31, 1969)
35. Pinball Wizard (This Is Tom Jones - April 18, 1969)

domenica 3 dicembre 2017

Peter Hammill - From The Trees (recensione)


Eccomi finalmente a parlare dell'ultimo album di Peter Hammill, From The Trees, uscito ormai quasi un mese fa. Per la prima volta nella sua carriera, che io sappia, l'album è stato anticipato da un ep contenente 5 canzoni registrate dal vivo, dal titolo V. Canzoni allora in versione embrionale, poi rivedute e corrette in studio e presenti in questo From The Trees. Innanzitutto quello che si può subito notare all'ascolto è che, cori e sovraincisioni vocali a parte, i brani sono molto essenziali a livello di arrangiamento, come se fossero pensati per essere eseguiti poi in concerto senza troppe modifiche. Il che ovviamente è un po' un rischio, è molto facile partorire un lavoro piuttosto piatto con queste premesse. Ma è di Hammill che stiamo parlando! Ed infatti ci troviamo di fronte un album si molto pacato nei toni, ma assolutamente carico di fascino. Tutti i pezzi sono sorretti da piano o chitarra, con pochissime aggiunte ed ornamenti di archi sintetizzati e poco altro; il tutto suonato da Hammill ovviamente. A livello vocale è ormai noto che negli ultimi anni in studio è difficile che si lasci andare a performance alla Arrow o a qualche reminiscenza del signor Nadir. Infatti anche in quest'album l'interpretazione dei brani è quasi sempre pacata, a tratti sussurrata, mai urlata (stupisce infatti sentire le sue convincenti prestazioni nell'ultimo tour italiano, dove sembrava ringiovanito di 20 anni). Quello che però può non essere evidente al primo ascolto è l'enorme lavoro fatto alle voci secondarie, quasi sempre presenti. Si perchè non si tratta di semplici intrecci o armonie vocali, ma di vere e proprie tele fittissime di voci che interagiscono e si accompagnano in modo eccelso, pur con il rischio di sembrare "troppo" a tratti, ma qui entrano in gioco i gusti. C'è ovviamente chi avrebbe magari preferito interpretazioni con solo una linea vocale come si possono ascoltare ai suoi concerti; ma intanto 5 dei 10 brani si trovano già in V in versione live, e per gli altri chissà che non ci scappi un intero album dal tour appena ultimato... E poi non fa mai male averne versioni alternative, no?
Non è certo mia intenzione andare ad analizzare i testi di quest'album, non ne sarei minimamente in grado. Posso però dire che le tematiche presenti sono familiari nella produzione più o meno recente di Hammill, come la vecchiaia, la fama e la relazione artista-pubblico ad esempio; tutto trattato con la consueta classe e poesia. Personalmente sono stato colpito fin da subito da Milked e la conclusiva The Descent: due magnifici brani che sicuramente lasceranno il segno nella usa sterminata produzione. Pian piano ho potuto notare egual bellezza in brani come Torpor, What Lies Ahead, il bel valzer di Reputation, e nella non troppo evidente complessità di Girl To The North Country.
Ammetto di non conoscere (ancora) ogni suo album, ma questo From The Trees, unito alla bellissima esperienza di vederlo in concerto a Milano (qui la recensione), lascerà sicuramente il segno. Così come fece Thin Air qualche anno addietro, il suo primo album solista che comprai. Per me è un solido album carico di classe che meriterebbe molto più di quanto, per forza di cose, otterrà. Come voto credo si aggiri sull'8 - 8,5.