mercoledì 22 febbraio 2023

La storia di John Carter, dagli Ivy League ai Flower Pot Men


John Carter è una delle figure più importanti del pop inglese anni '60 e '70, principalmente come compositore, ma anche come cantante. Chiunque ha sicuramente ascoltato qualche canzone in cui Carter è coinvolto in qualche modo, tuttavia si tratta sempre di brani usciti sotto altri nomi, che siano band o pseudonimi, per motivi che vedremo più avanti. 

Carter, vero nome John Nicholas Shakespeare, nato a Birmingham nel 1940, iniziò a comporre musica fin da adolescente, insieme al suo compagno di scuola Ken Lewis (vero nome Kenneth Alan James Hawker, anche lui nato a Birmingham nel 1940), e ben presto tentarono la fortuna a Denmark Street, Londra, dove tra le tante porte chiuse in faccia conobbero Terry Kennedy, che si dimostrò interessato e diventò loro manager.

Carter-Lewis and The Southeners

Carter-Lewis and The Southeners con Jimmy Page
(il primo a destra)

Già nel 1961 il duo pubblicò il suo primo singolo, Back On The Scene, a nome Carter-Lewis and the Southeners (da Southern Music, i loro editori ai tempi), che di fatto consisteva in loro due come cantanti e vari session man come musicisti, che cambiavano spesso (tra i nomi più noti si possono citare Jimmy Page, Albert Lee, Big Jim Sullivan e Clem Cattini). Tra il 1961 ed il 1964 ottennero un discreto successo grazie a singoli come Your Momma's Out Of Town, mentre in parallelo partecipavano a svariati programmi radio per la BBC (tra cui Pop Goes The Beatles nel 1963 come ospiti, appunto, dei Beatles), L'obbligatoria attività di promozione fatta principalmente di concerti non attirava il duo, specialmente Carter, che non amava suonare dal vivo e viaggiare continuamente, e appena capirono che a livello economico potevano cavarsela meglio scrivendo canzoni per altri, abbandonarono definitivamente i Southeners. 

Nel 1964 il duo continuò a partecipare a molte session, sia come compositori che come cantanti, (di quel periodo sono canzoni come Is It True? di Brenda Lee, Can't You Hear My Heartbeat degli Herman's Hermits e anche Little Bit O' Soul, inizialmente interpretata dagli inglesi Little Darlings, poi coverizzata nel 1967 dai Music Explosion, i quali diedero idealmente il via al genere bubblegum, per maggiori informazioni vi rimando a questo articolo), ma proprio in quel periodo furono in molti a consigliar loro di implementare un terzo membro, in quanto le armonie a tre parti erano molto richieste, e avrebbero di conseguenza avuto ancora più lavoro. Fu così che entrò in scena Perry Ford, un cantante e pianista un po' più vecchio di loro, nato nel 1933 a Lincoln e già nel giro di Denmark Street dagli anni '50. Il risultante trio ebbe da subito molte offerte di lavoro come coristi, tra cui i s
ingoli I Can't Explain e Anyway Anyhow Anywhere degli Who e It's Not Unusual di Tom Jones, ed il risultato fu così soddisfacente che di lì a poco decisero di provare a registrare qualche loro canzone. 

Gli Ivy League 

La prima canzone registrata da questo nuovo trio fu What More do You Want, che non ebbe il successo sperato, tanto da far pensare a Carter e compagni di lasciar perdere l'idea e continuare a scrivere per altri. Il nome scelto per questo trio fu The Ivy League, in riferimento all'immagine dei tre, vestiti come eleganti ragazzi universitari. Di lì a poco il trio compose il brano Funny How Love Can Be, con l'intenzione di farlo interpretare ai Rockin' Berries; questa band lo registrò ed era anche pronto ad uscire, ma Terry Kennedy, manager degli Ivy League, continuava ad ascoltare il loro demo, e convinto che potesse essere una hit, disse che avrebbero dovuta registrarla direttamente loro, e così fecero. 
The Ivy League (da sinistra): Ken Lewis,
Perry Ford e John Carter.
Il brano, pubblicato a Gennaio 1965, ottenne un enorme successo soprattutto grazie al programma televisivo Ready Steady Go, in cui il trio la interpretò in playback, e se da una parte Perry Ford era estatico per il successo, Carter e Lewis già immaginavano le tanto odiate attività di promozione che ne sarebbero conseguite, in particolare i tour. Con l'aiuto di svariati session man, gli Ivy League iniziarono ad andare in tour e a pubblicare altri singoli di successo, come That's Why I'm Crying e Tossing And Turning, oltre all'album di debutto THIS IS THE IVY LEAGUE. Il sound di questo trio deve molto ai gruppi vocali americani, dai Four Seasons ai Beach Boys, ma il fatto di essere inglesi e di avere anche altre influenze (Carter, ad esempio, era anche un grande fan del folk a la Dylan) li porta verso una discreta varietà, pur mantenendo una ben definita identità.
Seguirono poi altre pubblicazioni come l'EP natalizio THE HOLLY & THE IVY LEAGUE, ma quando i successivi singoli, Running Round In Circles e Willow Tree si rivelarono essere un flop, Carter prese la palla al balzo ed abbandonò gli Ivy League, stanco di dover essere sempre in tour e di non avere tempo di scrivere altri brani, che poi era la sua vera passione. Ovviamente Carter continuò ad essere coinvolto negli Ivy League come compositore ed in generale in studio, ma, per quanto riguarda i concerti, Tony Burrows prese il suo posto. 
Proprio in quel periodo, siamo nel 1966, Carter iniziò a collaborare con Geoff Stephens, e insieme composero il brano My World Fell Down, un misterioso pezzo carico di armonie vocali, cambi e toni barocchi, passato piuttosto inosservato nella versione degli Ivy League, poi reso decisamente più noto nella definitiva versione dei Sagittarius di Gary Usher. Proprio in quel periodo sarebbe dovuto uscire il vero e proprio secondo album degli Ivy League, chiamato MIND OUT! IT'S THE IVY LEAGUE, ma di fatto venne cancellato e sostituito da un altro album con molti brani ripetuti dal primo e giusto una manciata di singoli e lati B aggiunti (SOUNDS OF THE IVY LEAGUE). Ken Lewis abbandonò a inizio 1967, sostituito da Neil Landon, gli ulteriori singoli pubblicati in quell'anno, come Four And Twenty Hours, Suddenly Things e Thank You For Loving Me non ebbero molti riscontri, e un altro album che li raccoglieva, TOMORROW IS ANOTHER DAY, non aiutò, e di fatto ad Ottobre gli Ivy League non esistevano più.   
 

Winchester Cathedral

La già citata collaborazione tra Carter e Stephens portò ad un altro brano, questo di enorme successo, nel 1967: Stephens scrisse un brano intitolato Winchester Cathedral, con l'intenzione di pubblicarlo con il nome The New Vaudeville Band, gruppo formato da session man con lui come mente ma non come membro attivo e musicista; nel momento di registrarne un demo, Carter cantò la linea vocale principale mettendo le mani a megafono e tappandosi il naso, creando così un effetto, appunto, di un vecchio megafono. Quando arrivò il momento di registrare il brano professionalmente, Stephens faticò a trovare qualcuno in grado di riproporre in modo altrettanto convincente quella linea vocale, e così la versione che tutti conoscono ha la voce di Carter dal demo. 
N.B. Nel video qui sotto non appaiono né Carter né Stephens, bensì vediamo i musicisti assunti per formare la band ai fini di promozione. 


The Flower Pot Men

Una volta fuori dagli Ivy League, Carter e Lewis continuarono a comporre insieme, e, con il nuovo nome The Flower Pot Men (ispirato all'omonimo show per bambini in TV, ma anche un ovvio gioco di parole che strizzava l'occhio al flower power e alla cannabis, "pot" appunto) pubblicarono, ad Agosto 1967, Let's Go To San Francisco, con la sua seconda parte sul lato B, un brano pesantemente ispirato allo stile dei Beach Boys più psichedelici, perfetto per cavalcare l'onda della summer of love californiana. L'enorme successo che ne conseguì portò con se nuovamente l'ombra della promozione e dei concerti, e così Carter e Lewis chiamarono Tony Burrows e Neil Landon, i loro sostituti degli Ivy League, e Robin Shaw e Pete Nelson a formare la band per i concerti e le apparizioni televisive (per un breve periodo, ad inizio 1968, la versione della band in tour includeva in formazione anche Nick Simper al basso e Jon Lord alle tastiere, che nel giro di un paio di mesi abbandonarono per formare i Deep Purple).
I singoli successivi, come l'ottima e psichedelica A Walk In The Sky, non ebbero ugual fortuna dal punto di vista commerciale, e da quel punto in poi la storia dei Flower Pot Men si fa piuttosto complessa. Nel 1968 ci furono altri singoli come Piccolo Man, che però fu fatta uscire con il nome "Friends", in quanto Flower Pot Men non era più considerato un nome appetibile al pubblico che ormai si era lasciato alle spalle il floreale 1967, poi sempre nel 1968 Neil Landon se ne andò per entrare come cantante nei Fat Mattress, band fondata da Noel Redding, e fu sostituito da Rick Wolff. Il resto dei membri a fine 1969 si unì al compositore Roger Greenaway, che già aveva scritto In A Moment Of Madness per i Flower Pot Men, e fondarono i White Plains.
Anni dopo si scoprì che, oltre all'ormai nota manciata di singoli, tra il 1967 e il 1969 i Flower Pot Men registrarono due album, che tuttavia non furono pubblicati all'epoca, ed uscirono in coppia nel 2000: PEACE ALBUM e PAST IMPERFECT. 
Molti brani tratti dai singoli e dai due album sono stati inclusi in numerose compilation nei decenni successivi (degna di nota in particolare Mythological Sunday), che spesso includono anche "l'auto-tributo" Let's Go Back To San Francisco, che uscì come singolo nel 1981 ma fu registrato, pare, nel 1971. 

Gli anni '70

Dopo l'esperienza con i Flower Pot Men, Carter continuò a comporre canzoni per altri artisti, come ad esempio Knock, Knock Who's There? di Mary Hopkin, scritta con Geoff Stephens e presentata all'Eurovision del 1970. Parallelamente alle collaborazioni con Stephens e Lewis (quest'ultimo si ritirò definitivamente nel 1975), Carter iniziò anche a scrivere canzoni insieme alla moglie Gill, fin dal 1971, per un breve periodo con il nome Stamford Bridge (Chelsea fu un discreto successo), ma uno dei più grossi risultati in termini di fama fu Dreams Are Ten a Penny, pubblicata sotto lo pseudonimo Kincade nel 1973, e di nuovo, visto il rifiuto di Carter di partecipare alla promozione del singolo, fu assunto tale John Knowles, diventato John Kincade, come frontman di questa nuova band.
Il progetto successivo fu invece un'altra band chiamata First Class, che segnò anche il ritorno di Tony Burrows come voce principale, e l'ottimo singolo Beach Baby, di nuovo composto con Gill, a trainare il progetto. L'ispirazione dei Beach Boys è di nuovo molto evidente, così come nell'omonimo primo album, e siccome né Carter né Burrows erano disponibili per andare in tour, fu assemblata una band ad hoc per la promozione, formata da membri che non suonarono né cantarono nell'album. I successivi singoli non ebbero la stessa fortuna, e il secondo album SST del 1976 non ebbe diverso destino. Il nome First Class venne poi ripescato saltuariamente fino alla metà degli anni '80 per jingle e singoli purtroppo di scarso successo. 

Oggi

Carter in anni più recenti ha continuato a comporre quantità enormi di canzoni, spesso collaborando con altri artisti (il suo progetto più recente è Hamzter, con il compositore brasiliano Salomao Hamzen), ma gran parte del suo tempo lo dedica alla catalogazione e ripubblicazione del suo enorme repertorio. Ad esempio, nel 1997 uscirono due album inediti, COME UP AND SEE US SOMETIMES e THE FIRST DAY OF YOUR LIFE del progetto Stamford Bridge dei primi anni '70, poi i già citati due album, anch'essi inediti, dei Flower Pot Men nel 2000, oltre ad un'infinità di compilation che raccolgono anche demo e tanto materiale inedito: le più recenti sono MY WORLD FELL DOWN - THE JOHN CARTER STORY, che compre in 4 Cd la sua carriera dai primi anni '60 alla fine dei '70, e BEACH BABY - THE COMPLETE RECORDINGS dei First Class.