giovedì 15 marzo 2018

Robert Fripp - Exposure (recensione)

Volevo parlare di questo album da un po' di tempo ormai, ma ogni volta che tentavo di approcciarlo desistevo. Non perchè sia un brutto album, lo ascolto spesso con piacere, ma perchè ci si può potenzialmente scrivere libri interi a riguardo se solo ci si perdesse in nomi coinvolti, fasi di lavorazione, versioni multiple, importanza nel percorso musicale di Fripp... Però alla fine sono certo che si sia già detto tutto a riguardo da gente ben più esperta ed informata di me, quindi perchè non parlarne un po' a caso per il puro piacere di farlo?
Dunque, siamo nel 1979, Fripp sciolse i King Crimson qualche anno prima e passò gli anni successivi tra collaborazioni e studi che lo portarono sia in contatto con personalità importanti nel suo futuro (conobbe Tony Levin durante le registrazioni del primo album di Peter Gabriel nel 1976/'77 ad esempio), sia verso sperimentazioni sonore con le frippertronics. Oltre alla collaborazione con Bowie ed Eno in quegli anni, Fripp concepì una sorta di ideale trilogia di album in cui puntava ad esplorare la musica "pop" e le potenzialità della forma canzone; trilogia che avrebbe dovuto essere composta dal secondo album di Gabriel, Sacred Songs di Daryl Hall (entrambi prodotti da Fripp) e quello che poi sarebbe diventato Exposure. L'album di Hall fu poi rimandato di 3 anni dalla casa discografica, e lo stesso Exposure, che inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi The Last Great New York Heartthrob, subì varie modifiche rispetto alle intenzioni iniziali. Fripp infatti non solo aveva in mente una diversa sequenza di brani, ma avrebbe voluto Daryl Hall come unico cantante.
Il management di Hall però insistette per far accreditare l'album ad entrambi i nomi nel caso, e Fripp rifiutò, di fatto sostituendo molte parti vocali con altri cantanti e rimettendo le mani sul progetto in generale. Ovviamente a quel punto il concetto di trilogia così come la aveva intesa era saltato, ridirezionandosi col nome di "The drive to 1981" e comprendendo altri progetti di Fripp legati alle frippetronics e alla musica disco. Gli altri cantanti coinvolti in questo progetto si sono poi rivelati essere nientemeno che Terre Roche e Peter Hammill, oltre che un'apparizione piuttosto importante di Peter Gabriel (difficile dire se essa fosse stata presente anche nelle intenzioni iniziali). L'album si rivela essere una schizofrenica raccolta di "canzoni" di varie tipologie, andando a toccare a volte territori affini ai King Crimson passati e futuri, e a volte sperimentazioni piuttosto inaspettate per chi ha un'idea ristretta del signor Fripp. Dopo un particolare inizio corale, l'album in sostanza inizia da un telefono, dove la chitarra distorta di Fripp introduce il frenetico rock and roll di You Burn Me Up I'm A Cigarette, prima ottima interpretazione di Hall. Fripp rock and roll? Già! Breathless avrà causato un tuffo al cuore a coloro che sentivano la mancanza dei King Crimson più "riffosi" di Red e Larks' Tongues In Aspic, essendo in sostanza quasi una seconda parte di Red e un anello di congiunzione tra la suddetta e VROOOM, da Thrak del 1994. Si, perchè nei King Crimson anni '80 i classici riffoni pesanti erano praticamente assenti, lasciando spazio a dialoghi chitarristici più puliti e scheletrici. Disengage è forse il brano che preferisco di questo album: una combinazione micidiale di riff malati frippiani ed una performance sovrumana di un Peter Hammill al massimo della forma, chiamato qui ad improvvisare il testo in poche take. Indescrivibile. Lo ritroveremo più avanti, e ammetto che in generale le sue performance, per quanto mi riguarda, aggiungono un valore enorme a questo album. E Phil Collins alla batteria in questo brano non lo vogliamo citare? North Star è una ballata molto delicata di nuovo cantata da Hall, ed è quasi incredibile la somiglianza con alcune cose dei King Crimson epoca Belew come Matte Kudasai, anche nell'interpretazione. Proprio nel contrasto tra brani come questo e Breathless credo che questo album sia importantissimo per capire il processo che lega i Crimson anni '70 a quelli anni '80. Chicago ci riporta un Hammill di nuovo incredibile alle prese con quello che in sostanza pare essere un blues, o per lo meno un brano con suddette tinte (altra cosa inaspettata tra l'altro). Da ascoltare assolutamente se siete fan di Hammill.
NY3 è un caso molto particolare: un'alternanza tra riff quasi Hendrixiani ma rigorosamente in dispari e scale frenetiche tipiche di Fripp, con in sottofondo, presumo, un litigio di coppia che sembra provenire da un appartamento di fianco a noi che ascoltiamo. Wow... Mary è un'altra ballata che oltre a guardare avanti ha un che di cose tipo Book Of Saturday a mio parere, questa volta però troviamo Terre Roche alla voce: una pausa gradita dalla frenesia precedente sicuramente. La title track era già presente nel secondo album di Peter Gabriel, con una bella performance vocale del suddetto. Qui troviamo invece di nuovo la Roche che in sostanza urla il titolo in modo ben meno gradevole di Gabriel, con tanto di voce "rotta" più volte. Capisco che sicuramente era nelle intenzioni, e tutto sommato non è che sia totalmente fuori posto, ma preferisco di gran lunga la versione di Gabriel. Haaden Two ci riporta classici riff crimsoniani con varie vparti parlate ad intervallarli, in un brano che alla fine è di passaggio. I May Not Have Had Enough Of Me But I've Had Enough Of You invece è un altro frenetico pezzo in cui torna Peter Hammill a deliziarci, questa volta però in duetto con Terre Roche, e devo dire che le due voci ben si accompagnano in questo caso. Altra performance di tutto rispetto da parte di tutti, in un brano dalle tinte quasi punk. E quando pensi di aver già sentito il meglio, ecco che, in mezzo alle due parti di Water Music (brani atmosferici guidati dalle frippertronics) spunta Peter Gabriel con la sua Here Comes The Flood. Ebbene si, perchè a quanto pare né Gabriel né Fripp erano soddisfatti della versione di questo brano uscita nel primo album dell'ex Genesis, eccessivamente prodotta da Bob Ezrin (cosa che portò alla produzione frippiana del secondo album), decisero quindi di riproporla qui in una versione molto più essenziale: pianoforte, voce e inserti di frippetronics. Secondo molti questa è la migliore versione di questo magnifico brano, e chi sono io per dire il contrario? Pur apprezzando anche la versione di Ezrin a dire il vero... Water Music II ci accompagna alla fine dove verrà poi riattaccato il telefono dell'inizio e colui che, a quanto pare, è rimasto all'ascolto per tutta la durata dell'album, si allontana e chiude la porta. Cliché, certo, ma appropriato.
Exposure fu poi remixato nell'83 e ripubblicato nell'85, diventando di fatto per anni l'unica versione disponibile in Cd e cassette. Ciò causò l'insoddisfazione di molti che, viste le notevoli differenze tra le due versioni (il remix utilizzava anche take diverse), preferivano l'originale, che però era disponibile solo in vinile. Nel 2006 per fortuna Fripp ripubblicò l'album in versione doppia, raccogliendo il mix originale nel primo Cd, una terza versione nel secondo Cd e una manciata di bonus track. La terza versione in sostanza si tratta del remix del 1985, con però sostituite alcune tracce con le originali cantate da Daryl Hall prima di venire sostituito dagli altri cantanti per i motivi sopra citati, creando in definitiva una versione forse più in linea con le intenzioni iniziali. Le bonus track invece non sono altro che le canzoni che sono state sostituite (quindi quelle cantate da Hammill e Roche), permettendoci quindi di creare noi stessi la versione che preferiamo di questo album semplicemente riordinando le tracce a nostro piacimento. Si, lo so, un casino, e non ho neanche citato il discorso sulle differenti durate di Water Music II!
Insomma, un album molto particolare, vario, difficile da inquadrare, e forse proprio per questo un album che adoro. Si, perchè se c'è una cosa che mi fa veramente impazzire sono gli album in cui un artista o un gruppo va in più direzioni diverse senza porsi troppi problemi. Un album che consiglio a chiunque non lo conosca, poiché nella peggiore delle ipotesi potrebbe rivelarsi un ascolto molto interessante e sicuramente godibile, anche grazie ai numerosi ottimi musicisti partecipanti (non ve li elenco tutti qui, sono troppi, volendo c'è Wikipedia).
Ci sono brani ottimi e altri un po' "buttati lì" secondo me, per questo credo che come voto oscilli tra l'8 e l'8,5 a seconda dell'umore.

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