martedì 28 maggio 2019

Toto - Old Is New (2019) Recensione

Una strana uscita questa dei Toto, la prima dopo l'ottimo XIV del 2015. Lo scorso anno disponibile solamente come parte del cofanetto All In comprendente tutto il catalogo Sony rimasterizzato (fino a Mindfields compreso per intenderci) più qualche bonus live, e quest'anno finalmente parte dello stesso cofanetto in CD. Inutile dire che la speranza è quella di poterlo vedere come album a sé stante prima o poi, in quanto meritevole di un'attenzione che non può guadagnarsi finché sarà solo parte di un boxset che neanche gran parte dei fan più accaniti comprerebbero, sia per il prezzo che per gli album al suo interno.
Curioso anche il contenuto che caratterizza questo Old Is New, il cui titolo già ne spiega la natura: sono dieci canzoni di varia provenienza, sia nuove che vecchie. E quelle "vecchie" altro non sono che demo all'epoca incompiuti, ultimati poi appositamente per l'album in questione. Ed è proprio in queste tracce che si ha la fortuna di ascoltare la riconoscibilissima sezione ritmica formata dai compianti fratelli Porcaro, Mike e Jeff, in quanto brani registrati nel pieno degli anni '80.
Nonostante la varia provenienza dei brani in questione, l'album mantiene una certa coerenza a livello sonoro, e può sicuramente vantare una produzione ed un mastering immensamente migliori se confrontati con quel pastrocchio che fu fatto in XIV.
Alcuni brani sono già noti in quanto parte della compilation 40 Tours Around The Sun, ed è il caso della bellissima Alone, che non avrebbe sfigurato in XIV, la più complessa e corale Spanish Sea, con una sezione che strizza l'occhio a certi arrangiamenti di Brian Wilson, oltre che uno dei brani con Jeff e Mike, e la più spinta Struck By Lightning, uno dei loro pezzi più pesanti dai tempi di Falling In Between. Indubbiamente questi tre brani sono stati scelti per la compilation in quanto i più solidi e "forti" dell'album, ma è anche vero che almeno altrettanti altri pezzi hanno ben poco da invidiar loro.
A cominciare da Devil's Tower, altro scarto d'epoca con i fratelli Porcaro presenti, che sembra guardare al magnifico Isolation e combina con maestria riff complessi e melodie memorabili come solo i Toto sanno fare. Discorso simile per l'altrettanto ottima Fearful Heart, seppur più semplice e decisamente più sbilanciata verso lo stile di Joseph Williams, così come Chelsea, primo e non unico episodio di ispirazione Beatlesiana in uno dei pezzi più riusciti dell'intero album. Nel mezzo troviamo l'immancabile ballata dai toni acustici affidata alla voce di Steve Lukather, In A Little While, e l'ennesimo episodio solista di Steve Porcaro in Chase The Rain, molto tipica del suo stile pacato e pieno di incroci vocali. Non manca poi il contributo di David Paich in Oh Why, altro sublime brano spiccatamente Beatlesiano con anche un occhio verso certe cose degli ELO, che porta l'album ad essere tra i più eterogenei dell'intera discografia dei Toto.
E fino a qui avremmo per le mani un piccolo, seppur breve, capolavoro, indubbiamente in grado di tenere il passo con il suo ottimo predecessore. Arrangiamenti variegati, ottimo equilibrio tra riff più sporchi, melodie, armonie vocali, interventi di synth centellinati con maestria... Ma manca una canzone. E qui, a parere strettamente personale, si cade in basso come non mai nella carriera di questa band.
We'll Keep On Running è una collaborazione con What So Not, nome sotto cui si cela un progetto del produttore australiano Christopher John Emerson, ed altro non è che un... ahem... aborto elettronico. Sapete quei bei suoni elettronici freddissimi che tanto hanno caratterizzato generi tipo la dubstep? Ecco, fateci cantare sopra Joseph Williams e Steve Lukather ed il gioco è fatto. Indubbiamente da qualche parte tra i bassi inutilmente assordanti del kick ed i bordoni di synth che non li trovi neanche in friggitoria si nasconde una canzone carina, ma io non riesco a sentirla.
Mi chiedo il perchè dell'inclusione di questa inutile "canzone", e personalmente avrei potuto accontentarmi di un album più breve o anche della presenza dell'ottima cover di Hash Pipe dei Weezer, lì si che sono veramente i Toto. Ma no, dobbiamo immergerci tra luci stroboscopiche, laser, e quella infinita voglia di essere gggiovani.
Ed è un peccato, perchè il resto è di altissima qualità, e può tranquillamente stare insieme alle loro cose migliori. Consigliatissimo ai fan, almeno fino alla penultima canzone.

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