lunedì 1 ottobre 2018

Bootleg, Empress Valley, lamentele e riflessioni.

Il mondo dei bootleg mi ha sempre affascinato. Per chi non lo sapesse, con la parola bootleg si intendono registrazioni non ufficiali di un concerto, anche se spesso il termine si estende a nastri da studio di cui qualcuno si è "appropriato" in qualche modo. Queste registrazioni possono essere effettuate da qualcuno del pubblico (il caso più comune), o possono anche essere nastri cosiddetti soundboard, che di fatto sono una registrazione fatta dal mixer, quindi spesso di buona qualità. In questo ultimo caso molto spesso i nastri devono essere acquistati o "procurati in altri modi" da archivi di vario tipo. Di fatto però è sempre stata in discussione l'effettiva legalità di questi bootleg. Questo perchè di fatto queste registrazioni (specialmente negli scorsi decenni, ora un po' meno e vedremo perchè) vengono confezionate e vendute senza che un centesimo arrivi in tasca degli artisti presenti in quella registrazione.
Sono molti infatti i casi in cui un dato artista o una band ad un certo punto si appropri di un dato bootleg e lo pubblichi ufficialmente, magari in qualità audio migliore, di fatto annientando quel tipo di mercato. I Deep Purple non si sono mai trattenuti dal pubblicare live di varia qualità e di varie epoche, mentre i King Crimson sono andati ancora oltre pubblicando (singolarmente, in download o in cofanetto) sostanzialmente ogni loro concerto esistente (si, anche bootleg registrati dal pubblico che ha infranto un divieto, in quanto "concerti storici". Viva la coerenza). Dall'altra parte però ci sono band che hanno sempre pubblicato il minimo indispensabile con il contagocce, ed è proprio per queste band che il mercato dei bootleg è tutt'oggi attivo più che mai. Ad esempio è noto il caso dei Queen, dove si sa ormai che non sono disposti a pubblicare nulla che non esista in multitraccia, in modo da poter correggere gli errori.
Negli anni '60, '70 e '80 l'unico modo per diffondere i bootleg era effettivamente stamparli, produrli e venderli, spesso accanto ad altri dischi ufficiali nei negozi. Fino a pochi anni fa era ancora possibile trovare dei CD palesemente non ufficiali pure nei supermercati, per dire quanto era radicata la cosa. Oggi alcuni si trovano ancora su Amazon. Questo perchè di fatto legalmente è tutto fuorché chiaro se si tratti di un'azione consentita oppure no. Ovviamente, come per ogni ambito musicale e non solo, l'avvento di Internet ha cambiato le cose. Oggi infatti il principale mezzo di diffusione dei bootleg è proprio la condivisione gratis e il download. Questo sia per la natura di Internet, che incentiva questo tipo di condivisione, sia per lo stato attuale dei bootleg.
Mi spiego meglio: da una parte abbiamo delle etichette specializzate, come la Empress Valley dal Giappone, di fatto focalizzata sui Led Zeppelin (ed il motivo per cui ho voluto scrivere questo articolo), dall'altra abbiamo i fan. Soffermiamoci un attimo sui fan, tornerò dopo sulle etichette. I fan spesso non sono solo "consumatori", ma parte attiva di questo mondo; non è raro infatti che le versioni migliori di certi bootleg, magari creati combinando diverse fonti per fornire un concerto completo, oppure con una resa audio migliorata da una rimasterizzazione, siano proprio frutto del lavoro dei fan e della loro passione. Ed è ovvio che in questi casi il risultato venga distribuito gratuitamente su Internet, perchè appunto si tratta di un lavoro di appassionati per altri appassionati.
Dall'altro lato abbiamo le etichette, come ho detto. La Empress Valley non è nuova nell'ambiente, e pubblica regolarmente bootleg di ottima qualità sia audio che a livello di confezione ed oggetto fisico. Il problema qual è? Beh, il problema è quando un singolo da una canzone costa 50 Euro e un doppio CD, a seconda delle edizioni, va dai 150 ai 250 Euro. E se poi, il giorno stesso della pubblicazione di un dato bootleg, viene condiviso su Internet, si arrabbiano pure? Questo è successo in questi giorni, e qui c'è l'articolo in cui se ne parla (in Inglese, abbiate pazienza). Ora, io capisco che comunque ci sia del lavoro dietro, delle spese che vanno ripagate (pare infatti che certi nastri debbano essere acquistati, non si sa a che cifre, per poter poi essere usati), oltre magari a trarne un minimo di profitto; ma un poveraccio come il sottoscritto, a cui sicuramente non farebbe schifo una bella copia fisica di un bootleg (anzi), è disposto a spendere più di 100 Euro per 1 ora e mezza di bootleg? L'ovvia risposta è no, specialmente in un'epoca in cui, appunto, esiste Internet, nel bene e nel male. Che poi io 100 Euro non sia disposto a spenderli neanche per un biglietto di un concerto vale più di mille parole... Se costasse 20 o anche 30 Euro il discorso molto probabilmente cambierebbe, e non solo per me. Se poi a questo si aggiunge il fatto che il concerto in questione non è intero (si parla di circa la metà), che è più che certo che il nastro intero sia nelle loro mani, e che quindi in futuro spunterà magicamente una "parte 2" allo stesso prezzo o addirittura un cofanetto con il concerto intero a prezzi ancora più assurdi beh, traete le vostre conclusioni...  Il punto è: se oggi si tende a voler scaricare qualunque cosa, anche ufficiale, cosa vi fa pensare che per i bootleg sia diverso? C'è anche chi dice espressamente "non comprate questo bootleg, non è in vendita, va scambiato gratuitamente", allora chi ha ragione? Chi è nel giusto? Chi vende o chi scambia gratuitamente? Specialmente quando, appunto, la band in questione non vede un centesimo (che magari ne ha pure bisogno viste le continue accuse di plagio, fondate o meno, da parte di band morte e sepolte che si svegliano con 45 anni di ritardo in cerca di uno sprazzo di fama e qualche soldino). Poi diciamocelo, un'etichetta di bootleg che si lamenta di gente che condivide gratuitamente il loro lavoro è il colmo. A cosa si appellano, al copyright? Copyright sulle performance di artisti che vengono pubblicate senza il loro consenso? Si potrebbe parlare di karma in questo caso.
Detto questo, a quanto pare, nel caso specifico dei Led Zeppelin, pare sia in lavorazione un servizio streaming dedicato ai concerti, e sarà interessante vedere se e come si realizzerà, oltre alle eventuali ripercussioni sul mercato dei bootleg.
Nel frattempo, i bootleg dovrebbero essere a pagamento o gratuiti? Non ho una risposta chiara e definitiva, ma posso dire che se io registrassi un concerto (e l'ho fatto) e decidessi di diffonderlo (e non l'ho fatto perchè non fregherebbe a molti), personalmente non vorrei un soldo.
Ah, qui sotto trovate il bootleg che ha scatenato le discussioni.


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