L'inizio è segnato dalla già nota title track, e che dire a riguardo? Si tratta dell'esempio perfetto di un punto d'incontro importantissimo, che dimostra sia le ispirazioni "extra-rock" di Freddie Mercury (evidenti comunque già in alcuni altri suoi brani), sia l'apertura da parte di una cantante parte di un ambiente che spesso si auto-considera una sorta di elite superiore al rock e al pop.
La grandiosa introduzione orchestrale (che poi sono sintetizzatori suonati da Freddie e Mike Moran, il quale dà una mano enorme anche in sede di composizione), il botta e risposta in Inglese e Spagnolo, i bellissimi cori (che, a parte in un altro brano di cui parlerò più avanti, sono tutti ad opera di Mercury, con la sua voce sovraincisa): un magnifico brano senza tempo.
Il secondo brano dimostra invece come non ci si sia voluti limitare a fare un album di musica classica tradizionale o un semplice incontro "classica-rock" come ne esistono a bizzeffe. Infatti La Japonaise, come può far intuire il titolo, è un brano che mostra atmosfere, sonorità e anche varie parti cantate in Giapponese (Freddie non ha mai nascosto l'amore per quel paese).
La grandiosità sinfonica torna prepotente in The Fallen Priest (il cui demo si intitolava Rachmaninov's Revenge, facendo intendere quale fu l'ispirazione a livello compositivo), e qui a mio parere c'è la massima espressione delle due voci, le quali sin inseguono, salgono, scendono, fanno salti oltre l'immaginabile. Forse il mio brano preferito dell'album, caratterizzato da una notevole complessità, un capolavoro senza se e senza ma.
I toni si abbassano con la più leggera Ensueño, duetto cantato da entrambi in spagnolo e basato interamente su un brano precedente di Freddie Mercury, cantato interamente da lui imitando in modo impressionante la voce di un soprano solo con vocalizzi, senza parole: Exercises In Free Love.
Ammetto che Exercises colpisce forse un po' di più di Ensueño, ma rimane comunque un gran bel pezzo.
Eccoci a The Golden Boy, altra perla dell'album dove ci viene presentato l'azzardato abbinamento di una bellissima introduzione classica ed una seconda parte gospel. E se Freddie sembra trovarsi totalmente a suo agio in territori simili, fa strano ascoltare una voce come quella di Montserrat in un contesto gospel. Questo non significa che la cosa non funzioni, anzi, e l'entusiasmo e la carica della sezione gospel non può non coinvolgere. Questo è anche l'unico brano dell'album dove sono presenti altre voci ai cori.
Qui infatti si può notare come in sostanza si tratti di un brano pop, e che quindi l'incontro fra questi due mondi diversi trovi il suo punto d'arrivo proprio in questo genere così lontano (ma poi in realtà no) dalla musica classica. Il duettare delle loro voci in questi due brani (specialmente in Guide Me Home) è la perfetta rappresentazione di quanto talento puro era presente in queste due persone. Raramente ho avuto il piacere di ascoltare interpretazioni così emozionanti. La chiusura dell'album è affidata alla particolare scelta di Overture Piccante (una overture in chiusura?), dove sezioni in gran parte strumentali dei brani dell'album si alternano formandone uno nuovo, con anche parti mandate al contrario, improvvisazioni voce-piano... Insomma non sarà al livello di tutto ciò ascoltato finora, ma rimane un ascolto più che piacevole.
A distanza di esattamente 30 anni dalla sua pubblicazione, in un mondo ormai orfano di entrambi gli interpreti che ne hanno permesso l'esistenza, mi guardo intorno e mi rendo conto di quanto sia un episodio unico ed inimitabile. Sia per il livello inarrivabile di Freddie e Montserrat nei loro rispettivi mondi, sia per il modo in cui il loro incontro fu realizzato. Molto spesso i miscugli pop\rock-classica si limitano a rimanere in uno dei due generi ed aggiungere elementi dell'altro. Vedi brani classici riarrangiati in veste rock, o brani rock con l'orchestra. Qui si crea qualcosa di nuovo, non appartenente totalmente ad un solo genere, con un approccio non lontano dagli indefinibili album dei Queen, nei quali se ci mettessimo a contare i generi presenti staremmo qui fino a quando l'Italia ripagherà il debito pubblico.
Rimane ovviamente la tristezza di non aver potuto ascoltare un loro secondo album, in quanto è sostanzialmente sicuro che se solo Freddie Mercury ne avesse avuto il tempo, ci sarebbe stato.
Nel 2012 è uscita una nuova versione di Barcelona suonata da un'orchestra vera, la Prague FILMarmonic Orchestra, ed è un ascolto alternativo molto interessante. Come interessantisimi sono anche i demo dell'album, che si trovano facilmente su YouTube. Ascoltare Mercury cantare sia le sue parti che quelle, in falsetto, che poi avrebbe dovuto incidere Montserrat è qualcosa di incredibile.
Probabilmente chi crede in qualche cosa come il paradiso immaginerà ora i magnifici duetti che si stanno tenendo lassù, ed è un'immagine troppo bella per esser distrutta da un non credente come il sottoscritto. Un voto? Sicuramente condizionato dall'affetto, ma un 9,5.
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