L'inizio ci regala forse una delle cose migliori di Elton: la magnifica Funeral For A Friend/Love Lies Bleeding. In realtà si tratta di due canzoni diverse unite, ma difficilmente concepibili come separate. La prima è una magnifica ouverture di stampo orchestrale con sintetizzatori vari a creare uno splendido panorama sonoro, che ad un certo punto si riversa nella rockeggiante Love Lies Bleeding. Un inizio da applausi. L'album continua su livelli altissimi con la, purtroppo, esageratamente nota Candle In The Wind (dico purtroppo perchè ogni canzone ascoltata troppe volte finisce per stancare, ed è un peccato in questo caso vista la bellezza del pezzo in questione), l'R&B di Bennie And The Jets, caratterizzata da un azzeccatissimo arrangiamento "finto live" e la suadente e malinconica title track con un Elton John in formissima che sfoggia il suo migliore falsetto. Questa manciata di brani iniziali sono, a mio parere, in grado di tenere in piedi da sole un intero album, e sono senza dubbio tra i migliori brani della sua intera carriera. Da qui iniziano ad arrivare brani forse un pelo meno noti, ma con qualche bella ed inaspettata perla incastonata qua e là. This Song Has No Title ne è un perfetto esempio, essendo un altro brano magnifico con questo suo perfetto equilibrio tra perfette melodie distese e ritmo ossessivo ben mascherato dall'arrangiamento essenziale; così come Grey Seal, che già uscì come singolo nel 1970 e qui viene riarrangiata diventando nettamente superiore. Scelte armoniche e melodiche insolite nelle strofe ben si bilanciano nel liberatorio ritornello: un altro gran bel brano. Jamaica Jerk Off è il primo vero e proprio riempitivo, e seppur si tratti di una divertente puntatina in territori reggae, finisce per sfigurare un po' dopo tutto ciò che l'ha preceduta.
I've Seen That Movie Too invece è il classico brano che non colpisce quanto altri ma che nasconde una profondità ed un carattere di tutto rispetto, anche grazie agli ottimi arrangiamenti orchestrali. Seguono la discreta ballata Sweet Painted Lady ed il bel ritorno ad atmosfere alla Tumbleweed Connection in The Ballad Of Denny Bailey (1909-34), anche se con di nuovo toni più orchestrali che in precedenza. La più rock Dirty Little Girl lascia un po' il tempo che trova, ma la successiva All The Young Girls Love Alice è ben altra cosa: un brano che alterna due sezioni, una più movimentata e l'altra più calma, facendo convivere energia pura e melodie di rara bellezza in un brano che meriterebbe decisamente più attenzione. Il divertente, frenetico e breve rock and roll di Your Sister Can't Twist (But She Can Rock And Roll) funziona perfettamente nel suo ruolo di "carica a molla" che ben introduce il classicone Saturday Night's Alright For Fighting. Perfetto prodotto dell'Elton più rockettaro, si tratta senza dubbio di uno dei suoi brani più riusciti in quel senso, oltre che uno dei picchi dell'album e della sua discografia. L'album continua bene, seppur a fatica dopo il trio di brani che abbiamo appena visto, con la bella ballata Roy Rogers, per poi calare ancora un po' a mio parere con Social Disease. Per fortuna la delicata Harmony chiude l'album nel migliore dei modi, rivelandosi un altro di quei brani che, seppur forse non famosi, mostrano il lato migliore di Elton John.
In definitiva, come anticipato, è fisiologico per un album doppio avere dei cali, ma in Goodbye Yellow Brick Road gran parte di essi si rivelano tali principalmente per l'ombra proiettata su di loro dagli altri capolavori qui presenti. Gran parte di un album come Honky Cheateu ad esempio, tolti capolavori come Rocket Man, Mona Lisas And Mad Hatters e Honky Cat, si attesta sul livello dei brani definibili come riempitivi in Goodbye Yellow Brick Road, per dire...
Alla luce di questo, penso che si tratti indubbiamente di uno dei lavori migliori di Eton John, per di più in un periodo della sua carriera dove manteneva una media di due album all'anno, e solo 9 mesi prima, già nel 1973, era uscito Don't Shoot Me I'm Only The Piano Player. Oggi sarebbero impensabili ritmi simili, sia per un discorso legato strettamente a logiche di mercato, sia proprio a livello di creatività di un artista pop medio (che poi ci siano in media 5-6 compositori dietro a canzoni banali, inutili e dimenticabili, è un altro discorso ancora). Uno dei migliori album pop di sempre, oltre che un perfetto esempio di quello che il pop dovrebbe essere e di cui troppo spesso ci dimentichiamo: musica universale, in grado di essere apprezzata tanto dagli ascoltatori occasionali quanto da musicisti o "palati fini". Si merita un 8,5 come voto.
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