sabato 27 ottobre 2018

King Crimson - Absent Lovers - Live In Montreal 1984 (1998) Recensione

Quando in un negozio ti trovi davanti tre album live dal nome The Night Watch, Absent Lovers e VROOOM VROOOM, e non sei in possesso di nessuno dei tre, la questione si fa ardua. Voi magari direte "beh, non costano poi molto, potresti comprarli tutti e tre", e da una parte avreste anche ragione visto che il totale sarebbe ammontato a circa 38 Euro, comunque meno dei vertiginosi 42 del recente Meltdown; ma siccome sono un povero disperato ho dovuto prendere una decisione, e quella decisione mi ha portato dritto negli anni '80.
Conoscevo sommariamente il contenuto di questo come di molti altri live dei King Crimson, ma come sempre è solo quando sono in possesso della copia fisica di un album che mi dedico veramente all'ascolto. E questo ascolto, che tra l'altro ha accompagnato un mio lungo viaggio ferroviario attraverso il "bel" Paese, mi ha portato alla conclusione che Absent Lovers sia la miglior rappresentazione dei King Crimson anni '80. Ovviamente non lo dico con l'intenzione di screditare gli ottimi tre lavori in studio di quegli anni, ma si tratta di una considerazione alla luce di una scaletta non certo completa ma ben rappresentativa, e di performance indubbiamente più cariche, imprevedibili e godibili delle corrispettive negli album.
Troviamo infatti praticamente tutto Discipline a parte The Sheltering Sky (mancanza terribile per molti fan, ma sopportabilissima per un blasfemo come il sottoscritto), sei brani su nove dall'allora recente Three Of A Perfect Pair e purtroppo solamente due da Beat. Ecco, se proprio dovessi evidenziare quella che secondo me è una grande mancanza, direi senza dubbio Neurotica, la cui presenza avrebbe migliorato ulteriormente una già ottima scaletta. In tutto questo troviamo anche due ottime versioni delle vecchie Red e Larks' Tongues in Aspic II, senza dubbio tra le migliori versioni live di sempre. Certo, può esser strano ascoltare questi brani con suoni tipicamente anni '80, ma ci si fa presto l'abitudine. La presenza di due chitarre e la creatività di un Bruford in formissima (nonostante suonasse controvoglia sulle da lui tanto odiate click track, su insistenza di Fripp) dà una notevole spinta ad entrambi i brani, che risultano più veloci, taglienti e snelli. Insomma l'esatto contrario delle performance dell'attuale formazione.
Il concerto inizia con Entry Of The Crims, che altro non è se non un'improvvisazione in cui i singoli membri della band si uniscono man mano, creando una oscura cacofonia dagli intrecci complessi, fino all'arrivo di Bruford, che con un paio di autorevoli rullate riporta tutti all'ordine, dando il via alle spigolose scale Frippiane che introducono Larks' Tongues In Aspic III. Un'ottima performance di un pezzo forse non riuscito quanto le altre sezioni, ma indubbiamente meglio della versione in studio, che si collega senza pausa ad una frenetica Thela Hun Ginjeet. Inizio da concerto da standing ovation. Poi la già citata Red, una gran bella versione di Matte Kudasai, e via all'improvvisazione pura di Industry, che con la successiva Dig Me ci fa letteralmente dimenticare le versioni nell'ostico secondo lato di Three Of A Perfect Pair. Segue la title track dell'allora ultimo loro album, ma ci pensa poi Indiscipline a spazzare via tutto e tutti. Pur amando le versioni anni '90 di questo brano, e sforzandomi inutilmente di apprezzare quelle degli ultimi due anni, rimango convinto che questa sia la miglior versione live in assoluto di questo brano. A partire dall'introduzione di un Bruford sempre impeccabile per arrivare all'interpretazione particolarmente riuscita di Belew. Il tutto continua su ottimi livelli con Sartori In Tangier, Frame By Frame, Man With An Open Heart (questa MOLTO meglio che nell'album), Waiting Man, e poi Sleepless. Brano indubbiamente controverso nella sua natura danzereccia, questa Sleepless mostra come i King Crimson sapessero prendere un brano piuttosto "sterile" e freddo per natura e spingerlo al limite. Anche qui, difficile tornare alla versione in studio dopo aver sentito questa. Poi Larks' II, un'ottima versione di Discipline, la discreta Heartbeat ed una carichissima Elephant Talk a chiudere. Non ho speso parole su Tony Levin e Robert Fripp perchè in realtà c'è poco da dire: sono impeccabili. E soprattutto Levin ci si rende conto di quanto sia a suo agio in questa formazione, decisamente più che in quella attuale (ma neanche è colpa sua, vorrei vedere un bassista qualunque a suonare con tre batteristi...).

Insomma a mio parere Absent Lovers si tratta di uno dei migliori live dei King Crimson, e senza dubbio il migliore degli anni '80: la scaletta è molto equilibrata tra canzoni e brani strumentali\improvvisazioni e tutti sono in gran forma. Questo si rivelerà poi essere l'ultimo concerto dei King Crimson prima della formazione "double trio" di Thrak, le cui interpretazioni del materiale anni '80 risulteranno ovviamente più "pesanti" e meno "plasticose" in un certo senso, ma non per questo necessariamente superiori. Ad eccezione forse di Frame By Frame: la frenetica versione di VROOOM VROOOM è difficilmente superabile.
Insomma, sia che non conosciate nulla dei Crimson anni '80 e cercate un punto di partenza, sia che conosciate gli album e ne volete di più, Absent Lovers è irrinunciabile. Come voto si merita un 9.

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