martedì 16 gennaio 2018

John Miles - The Decca Albums (vol.3) - Zaragon (recensione)

Terza parte della serie dedicata a John Miles che esplora il contenuto del cofanetto The Decca Years. Arriviamo a Zaragon. Una sorta di ulteriore cambio di direzione, questa volta ancora più evidente. Si perchè se il precedente Stranger In The City segnava una generale semplicità nelle composizioni se confrontato con Rebel, qui invece si decide di eliminare totalmente gli arrangiamenti orchestrali. Insomma un album più strettamente "rock", in cui tra l'altro Miles suona tutte le tastiere e le chitarre, aiutato solamente da Bob Marshall al basso e Barry Black alla batteria. In quanto alla complessità delle composizioni invece sembra si prenda una direzione "di mezzo", meno pomposa grazie all'assenza dell'orchestra, ma senza derive disco e funk. Ma andiamo a vedere le singole tracce per capire meglio.
Il tutto inizia con Overture, che farebbe pensare ad un concept album, ma non è così. Trattasi infatti di un brano a sé stante dall'inizio tranquillo, prima di un cambio brusco che ci porta in territori più ritmati non certo estranei a Miles. Ma quello che non ci si aspetta è il lungo assolo di chitarra che si fa spazio poco dopo. Forse per la prima volta si può notare l'effettiva tecnica chitarristica di John Miles, finora usata al servizio dei brani e mai in un vero e proprio assolo "libero", se non sporadicamente e molto brevemente. E che assolo! In perfetto equilibrio tra buon gusto, sfoggio mai esagerato di tecnica, e pathos crescente fino alla ripresa del cantato che ci porta, in una sorta di percorso circolare, alla fine più sommessa del brano. Un capolavoro a mio parere. A farci riprender fiato ci pensa Borderline, riuscito brano rock più convenzionale di quelli che non mancano mai nei suoi album. Nulla per cui gridare al miracolo, certo, ma nulla lo sarebbe stato dopo il brano precedente. Un brano azzeccato dopotutto. I Have Never Been In Love Before è interessante, perchè dopo un inizio non lontanissimo da certe cose dell'Alan Parsons Project, si rivela essere una delle migliori e più "sentite" ballate di Miles. Uno dei suoi brani che preferisco in assoluto.
Discorso simile per l'altra ballata che segue, No Hard Feelings, dal ritmo più lento e il classico argomento "fine relazione". Brano che mantiene alta la qualità dell'album a mio parere. Difficile non commuoversi con brani simili. Sempre che si abbia una cuore da qualche parte, ovviamente... Con Plain Jane torniamo alla tradizione di brani lunghi che ogni tanto affiorano fin da Rebel. Anche se, come detto, qui l'assenza di orchestra (sostituita da vari synth) toglie un po' di epicità al tutto, siamo comunque di fronte ad un brano di altissimo livello; la sua lunghezza, nonostante la struttura piuttosto canonica, è giustificata da una bellissima sezione "sognante" che affiora ogni tanto, in contrasto con la natura più ritmata del brano. Altro gran bel pezzo. Nice Man Jack è un altro lungo brano che parla nientemeno che di Jack lo squartatore. Diviso in 3 parti, adoro personalmente l'inizio (una delle cose migliori di Miles a mio parere) e segnalo un altro bell'assolo di chitarra nella sezione centrale, molto più "rock". Il finale riprende l'inizio portando quindi il pezzo in un percorso circolare non così distante da Overture, ma non per questo secondario ad essa o complementare. Un lungo suono di synth ci porta alla title track conclusiva. E dopo cotanta bellezza uno si aspetta di aver ormai sentito il meglio, no? Ecco appunto, no. Perchè Zaragon è un brano dal fascino unico, misterioso, imprevedibile nella struttura (quel cambio con quella sorta di batteria sintetizzata che porta alla sezione "Do you remember?" fa prendere un colpo ogni volta). La ripresa del tema principale in modo più grandioso ci porta alla fine di questo capolavoro di album.
So di aver usato termini forse fin troppo entusiastici, e a volte ripetitivi, per tutto l'album; ma credetemi, se li merita tutti e anche di più! Se nei primi due album Miles va in direzioni diverse, varie, spesso supportato da altri ad arrangiare i brani, qui sembra trovare una dimensione più a sua misura, più personale e compiuta. Ed irripetibile anche perchè a causa di un (tristemente comprensibile e prevedibile) fallimento a livello di vendite, il successivo More Miles Per Hour vede il ritorno di Parsons e Powell, portando quindi una sorta di, seppur valido, "passo indietro" artistico. Ed è ascoltando sopratutto quest'album (ma anche gli altri eh) che mi viene da dire, come canta in Nice Man Jack: "It's a pity there aren't more like him".
Non parlo di tracce bonus qui perchè l'unica presente è la versione singolo di Nice Man Jack. Curioso però notare che il cd è in sostanza "preso" da un vinile invece che dai nastri originali, suppongo tristemente smarriti. Non che si senta male, anzi, però una rimasterizzazione nel vero senso della parola la meriterebbe...
Comunque, credo si sia capito che questo è il suo album che preferisco, e se dovessi dargli un voto credo che andrei senza troppi problemi verso un 9.

Alla prossima con More Miles Per Hour!

Nessun commento:

Posta un commento