lunedì 15 gennaio 2018

John Miles - The Decca Albums (vol.2) - Stranger In The City (recensione)

Continua la "serie" di recensioni dedicata al cofanetto "The Decca Albums" di John Miles. Oggi tocca al suo secondo lavoro, Stranger In The City. Un album piuttosto diverso da Rebel, segnato dall'assenza di Alan Parsons e Andrew Powell, sostituiti da Rupert Holmes sia alla produzione che agli arrangiamenti orchestrali (comunque molto più discreti qui). Diverso perchè più essenziale, diretto, meno grandioso sotto certi aspetti. La title track in apertura lo dimostra benissimo: un pop\rock splendidamente arrangiato con un intermezzo che coglie di sorpresa chiunque al primo ascolto. Una delle cose migliori del Miles più "terra terra". A seguire ecco la sorpresa di Slow Down, altro grande successo soprattutto in America grazie all'ibrido funk\disco davvero ben riuscito (e ve lo dice uno che trova il funk irritante e la disco appena sopportabile a piccolissime dosi). Un pezzo che ci ha messo un po' a convincermi della sua qualità, ma che risulta poi essere indubbiamente contagioso come pochi. E poi dai, gli assoli di synth e chitarra con talkbox sono una goduria!
Stand Up (And Give Me A Reason) è il brano più lungo dell'album, ma non per questo un ritorno all'epicità di alcune cose di Rebel. Si tratta infatti di un altro pezzo in bilico tra rock e disco (grazie agli arrangiamenti di fiati nel ritornello, non lontani da certe cose dei Chicago seconda metà anni '70) chiuso con una notevole parte cantata in scat. Con Time ritroviamo il Miles più melodico in una sublime ballata al pianoforte con giusto un tocco di archi: perfetta per spezzare il ritmo dopo un inizio infuocato. Una delle cose più belle dell'album a mio parere. Manhattan Skyline ci riporta di nuovo al pop/rock tipico di Miles: un altro pezzo figlio dei tempi, forse quello che meno mi convince in questo album, ma nulla di tragico. L'arrangiamento ovviamente è sempre riuscitissimo, e questa è una cosa che mi ci è voluto un po' di tempo per notare: da grande fan del lavoro di Parsons e Powell ho sempre pensato che quest'album fosse inferiore proprio in termini di arrangiamento e produzione, mi sono dovuto ricredere dopo vari ascolti! Glamour Boy non si discosta troppo dalla precedente, però per qualche motivo la trovo più riuscita: uno di quei pezzi che ti ritrovi a canticchiare senza motivo per giorni insomma. Valore aggiunto l'intermezzo quasi drammatico che crea un contrasto forse azzardato ma, secondo me, non totalmente fuori luogo. Do It Anyway parte con una chitarra slide quasi country e si distingue per le acrobazie vocali di Miles: un episodio piacevole pur rimanendo sostanzialmente un pezzo secondario. Remember Yesterday è l'altra ballata dell'album: forse è un po' più convenzionale e non ha il fascino di Time, ma personalmente la adoro allo stesso modo. E poi BAM, picco finale con Music Man, forse il mio pezzo preferito dell'intero album. Piano ritmico, stop improvvisi, cambi, salite e discese: un brano che strizza l'occhio alle cose migliori dei Wings di McCartney senza ereditarne il senso di diabete. Altro esempio di ciò che mi manca da morire nel pop.
Come detto per Rebel, anche qui ci sono una manciata di tracce bonus; e se 3 su 4 sono abbastanza inutili versioni "singolo" di brani dell'album, la prima è una chicca non da poco che non avrebbe sfigurato nell'album. House On The Hill, lato b del singolo Remember Yesterday, è un brano rock dalla carica e tensione come pochissime altre cose di Miles. Consigliatissimo l'ascolto a chiunque, anche non fan. Davvero un ottimo valore aggiunto all'album, e curiosa la scelta di averla solo come lato b di un singolo all'epoca... Io l'avrei preferita ad esempio al posto di Manhattan Skyline, ma immagino si tratti di gusti...
Quindi, un album che ho sempre considerato come "minore" ma che mi sta portando a ricredermi dopo svariati ascolti. Non il mio preferito in assoluto, ma in grado di combattere duramente contro Rebel per un immaginario secondo posto tra le preferenze. Un voto che sarebbe sul 7,5 ma sollevato dalla micidiale doppietta finale (in questa edizione) di Music Man e House On The Hill fino ad un 8 pieno. Insomma, pari merito con Rebel alla fine. Mica poco!
Alla prossima con Zaragon!


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