sabato 13 gennaio 2018

John Miles - The Decca Albums (vol.1) - Rebel (recensione)


Ho ricevuto come regalo di Natale questo bel cofanetto comprendente i primi 4 album di John Miles e, come bonus, un finora inedito CD live alla BBC nel 1978. Ho pensato quindi di iniziare una "serie" di recensioni dedicando ogni "episodio" ad un album qui contenuto, nella versione di questo cofanetto (perchè si sa, con la miriade di riedizioni tanto di moda oggi è facile trovare differenze da un'edizione all'altra).

Quindi, John Miles. Lo conobbi ovviamente grazie a Music, brano che tutti conoscono ma pochi sono spinti ad andare ad esplorare altre cose della sua discografia. Molti neanche sanno che ha effettivamente fatto altro. Subito mi colpì la sua incredibile voce, ma mai avrei pensato di trovarmi di fronte ad un compositore ed un polistrumentista di tutto rispetto.
Dunque, dopo vari tentativi falliti di arrivare al pubblico tramite singoli fin dal 1971, finalmente nel 1975 Miles firma un contratto con la Decca, si affianca ad Alan Parsons in veste di produttore che si porta dietro anche Andrew Powell agli arrangiamenti orchestrali (presente anche in praticamente tutti i lavori dell'Alan Parsons Project) e, introdotto dal singolo Highfly, sforna questo Rebel nel 1976. Con la sua copertina (e titolo) palesemente ispirati all'immagine di
James Dean, Rebel è un album eclettico, splendidamente prodotto ed arrangiato, e un po' l'esempio di quello che sarà, con alcune differenze che analizzeremo nelle prossime recensioni, lo stile di Miles anche in lavori successivi. Music apre l'album. C'è poco da dire su questo brano, tutti lo conoscono, io personalmente credo che sia uno dei pochissimi brani che possono quasi rientrare nello stesso territorio di Bohemian Rhapsody, seppur con ovvie differenze stilistiche. Un brano semplice sulla carta, poche parole nel testo, ma un lavoro orchestrale magistrale. Insomma l'esempio perfetto di ciò a cui il pop può ambire ma ormai si guarda bene dal fare. Difficile proseguire dopo una botta simile, ma Everybody Want Some More ci prova andando in direzione diversa, quasi Beatlesiana, con stop, cambi e quei magnifici violoncelli che potano alla mente cose come Eleanor Rigby. Un gioiellino pop di quelli che adoro letteralmente. Highfly fu scelto come singolo apripista, ma secondo me è un brano leggermente meno interessante del resto; non per mancanza di qualità, ma a causa dell'abbondanza di essa altrove. Un pop piacevole insomma. Con You Have I All si tocca il secondo ed irripetibile picco dell'album. Un pezzo lungo, potente, con un bel tiro, belle melodie e un arrangiamento che si cuce a pennello sul brano. Uno dei pezzi di Miles che preferisco in assoluto; si, più di Music. Il lungo finale, introdotto da una nota di synth a salire dopo l'intermezzo percussivo, è qualcosa di sublime. La title track è un altro pezzo di onesto pop\rock come ne troveremo sparsi un po' ovunque nei suoi album; ma dopo la cavalcata precedente è una "pausa" necessaria e comunque riuscita. When You Lose Someone So Young è una ballata di gran classe che fa mantenere alto il livello prima di quello che, per me, è il pezzo peggiore dell'album. Lady Of My Life proprio non riesco a digerirla, è un secco stop allo scorrimento dell'album. Ben suonata, ben cantata sicuramente, ma questo pezzo dalla mosciaggine impomatata proprio non mi va giù. Meno male che arriva Pull The Damn Thing Down a risollevare il tutto: un altro lungo pezzo formato da più sezioni che forse "arriva" meno di You Have It All, ma è un discreto colpo di coda che ci porta alla reprise di Music che chiude l'album.
Insomma un ottimo esordio, non il mio album preferito tra i suoi (scopriremo qual è nelle prossime recensioni), ma quello forse più rappresentativo. Se non fosse per la "caduta" (opinione personalissima, ribadisco) di Lady Of My Life sarebbe un disco quasi perfetto. Ma non è finita qui! Si perchè nell'edizione del cofanetto "The Decca Albums" ci sono ben 4 pezzi bonus! Segnalo in particolare le prime 2, Jose e You Make It So Hard, lato a e b di un singolo del 1971. Entrambi i pezzi sembrano usciti dagli anni '60, sia come brani in sé che come arrangiamento. Il che per quanto mi riguarda è un'ottima cosa (adoro quell'epoca), ma fa capire perchè passarono inosservati nel '71. Seguono There's A Man Behind The Guitar e Putting My New Song Together, lati b rispettivamente dei singoli Highfly e Music. Brani più in linea con lo stile dell'album, molto bello il primo dalle tinte più spiccatamente "rock", non avrebbe sfigurato nell'album. Il secondo è un pezzo un po' più convenzionale, ma non per questo meno valido. Insomma 4 ottimi brani che rendono questa edizione di Rebel molto interessante.
Come già detto, non è il suo album che preferisco, ma in una ipotetica classifica starebbe quasi sicuramente al secondo posto. Come voto si merita un 8 abbondante.
Alla prossima con Stranger In The City!


Nessun commento:

Posta un commento