venerdì 14 dicembre 2018

King Crimson - Meltdown (Live In Mexico) (2018) Recensione

Era proprio necessario un altro album live dell'attuale formazione dei King Crimson? Sì e no direi, tutto dipende dai punti di vista. Chi dice di no probabilmente non percepisce nella band attuale un'evoluzione tale da giustificare una media di due pubblicazioni all'anno, oppure magari pensa che il tour Americano del 2017 sia già abbastanza coperto dal Live In Chicago. E se sicuramente l'evoluzione di questa band, perfettamente in linea con la tendenza generale dei tempi recenti, è decisamente più lenta di quanto tendeva ad essere nelle formazioni precedenti (mettiamoci anche per fattori di età), è anche vero che in praticamente ogni altro caso di analoga età anagrafica neanche si può parlare di evoluzione ormai. Non nascondo di aver avuto e di avere tutt'ora qualche riserva nei confronti di questa formazione, sia per la loro scelta di rispolverare il passato per la prima volta, sia per la peculiare e già ampiamente discussa formazione comprendente tre batteristi. Certo è che, sarà il ritorno di Bill Rieflin come ottavo membro fisso alle tastiere, sarà un generale affinamento degli arrangiamenti, ma già nel live a Chicago ho notato una resa decisamente più a fuoco e apprezzabile. Ma in che senso "a fuoco"? Semplicemente credo che l'aggiunta di un tastierista "fisso" (insieme a Jeremy Stacey, che in varie occasioni passa anch'esso da batteria a tastiere, portando a due il numero di tastieristi, quando non è anche lo stesso Fripp a passare al Mellotron) sposti un po' l'equilibrio verso melodia ed armonia, riuscendo finalmente a contrastare l'ovvia predominanza percussiva, che ora sembra meglio "incastrata" rispetto a prima. Se a questo aggiungiamo la costante aggiunta di brani in scaletta, alcuni azzeccati e altri magari un po' discutibili, si può capire come l'interesse possa permanere.
Ma detto questo, rimane il dubbio sull'effettivo senso di questa release, avendo già il live a Chicago di appena qualche mese prima. E se da una parte io stesso non fatico ad immaginarmi all'ascolto di Chicago più che questo Meltdown in futuro, ci sono due punti che giustificano questa uscita.
Innanzitutto questa tendenza alla sovrabbondanza di uscite live non può essere mal vista dai fan, in quanto se io stesso non sono magari così tanto assiduo "follower" del Re Cremisi, lo sono per altre band, e non immaginate quanto vorrei vedere anche altri usare un analogo approccio alle uscite live, che invece escono con il contagocce. SE escono.
L'altro aspetto importante è che Chicago si trattava di una sorta di bootleg ufficializzato, mentre questo Meltdown raccoglie la parte audio di una serie di concerti (quindi per forza di cose con una scaletta più ampia), e offre una parte video di uno di questi concerti. Una sorta di "ufficializzazione" di quel tour insomma, oltre che seguito ideale di Radical Action... Ma se Radical voleva sembrare un album in studio, con singoli CD "tematici" e senza applausi, Meltdown non nasconde la sua natura live.
Togliamo subito di mezzo la componente video che, nonostante le ovvie riprese statiche, la mancanza di effetti di luce ed, in generale, scenici, l'ho trovata decisamente più godibile di Radical Action. Sarà la scaletta (che, guarda caso, non comprende brani nuovi), saranno i nuovi arrangiamenti, sarà soprattutto l'aver abbandonato quelle orribili riprese sovrapposte preferendo dividere lo schermo quando necessario, ma si tratta senza dubbio della migliore rappresentazione visiva di questa band finora. Si nota divertimento sul palco, sguardi, smorfie, anche da parte dello spesso impassibile Fripp. E se da un lato continuo ad avere fortissimi dubbi sulla Indiscipline di questa formazione (il cantato in particolare), è indubbio che il resto del concerto scorra in modo estremamente fluido e godibile.
La parte audio invece è molto più sostanziosa raccogliendo, come detto, materiale da molteplici date. Si trovano insomma praticamente tutti i brani suonati in quel tour, con la peculiare aggiunta di una manciata di pezzi dal tour europeo di quest'anno in chiusura (le ottime Breathless di Fripp solista, Moonchild e Discipline, oltre ad altre improvvisazioni). Poco da dire sul mix, che nonostante l'ovvia difficoltà data dalla presenza di 8 musicisti di cui 3 batteristi, riesce a mantenersi in un giusto equilibrio tra potenza e chiarezza, facendo notevoli passi avanti rispetto alle prime uscite di qualche anno fa (ma anche il recente Vienna 2016, che sinceramente non mi ha entusiasmato).
Ovviamente l'esecuzione risulta impeccabile, ma permangono, almeno per me, alcune perplessità su certi arrangiamenti. Ci sono brani in cui la devastante potenza della formazione a 8 dà il meglio, regalando loro una potenza veramente incredibile. Parlo di brani come 21st Century Schizoid Man, Easy Money, le varie Larks, Last Skirmish da Lizard; senza però rinunciare a tocchi più fini e delicati in The Letters, Peace e Moonchild ad esempio. Dove invece il tutto pare zoppicare un po' di più è in brani in cui la potenza è tale solo se unita ad una tensione che solamente formazioni più snelle saprebbero dare. Penso sia il caso della pur ottima Fracture, di The Talking Drum, della penultima sezione di Starless (ancora non sopporto quello che sembra essere un brusco rallentamento dopo il crescendo). Notevoli invece le new entry Fallen Angel e Islands, piuttosto fedeli alle originali. I brani dell'era Belew, come la già citata Indiscipline ed una strumentale Neurotica (oltre a The Construkction Of Light, ma quest'ultima è in scaletta da anni ormai) funzionano piuttosto bene, e l'unico punto debole continua ad essere il cantato in Indiscipline, che nonostante mostri un interessante tocco personale di Jakko, non mi entusiasma molto.
Insomma ogni uscita live di questi King Crimson sembra essere la definitiva, riuscendo a migliorare sotto vari aspetti rispetto alla precedente, e questo Meltdown non fa eccezione. Ovviamente chi non apprezza questa formazione difficilmente si ricrederà con questo album, ma è anche vero che io l'ho in parte fatto con Chicago, quindi chissà...
Consigliatissimo ai fan, non certo essenziale per gli altri. Un 8,5 come voto.


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