venerdì 7 settembre 2018

The Pretty Things - S. F. Sorrow (1968) Recensione

Un album che ha fatto la Storia, il primo vero e proprio concept album su base narrativa, che gettò le basi e le linee guida per tutti coloro che negli anni successivi si destreggiarono in opere di analoga natura. Ascoltandolo e leggendone i testi non si possono non notare molteplici punti in comune con molti altri album concept usciti da lì a poco o nel decennio successivo, come vedremo più avanti. Il tutto qui però riesce a suonare paradossalmente più moderno, più sperimentale: un album da cui tutt'ora c'è molto da imparare.
Il tutto inizia con la nascita di Sebastian F. Sorrow (la cui F nessuno sa per cosa stia) all'inizio del '900, in una città senza nome. S.F. Sorrow Is Born apre l'album con toni acustici, presto sovrastati da un magnifico e caotico intermezzo dove il mellotron fa da padrone. E vorrei spendere due parole su questo aspetto perchè lo ritengo importante ed interessante: tutto l'album è cosparso di interventi di mellotron di diversa natura, e l'uso che ne viene fatto è infinitamente più interessante, originale e carico di inventiva rispetto all'uso che ne verrà fatto a partire dal decennio successivo fino ad oggi, dove viene utilizzato in sostanza solamente per creare tappeti di archi e/o cori.
Sorrow è un bambino con molta immaginazione: immagina di volare sulla Luna, di vedere castelli sulle nuvole... Finchè, crescendo, va a lavorare alla "factory of misery" insieme al padre, in corrispondenza però della fine del "boom", che causa una serie di licenziamenti dei lavoratori più vecchi, che ovviamente non vedevano di buon occhio i giovani lavoratori che prendevano il loro posto. La sua immaginazione giovanile è ben descritta nella magnifica Bracelets Of Fingers, introdotta da un coro non lontano da certe cose di Tommy e caratterizzata da un che di orientale. La prematura fine della sua adolescenza causata dall'entrata nel mondo del lavoro porta la sua immaginazione ad uno stop. Per fortuna ci pensa il primo amore a risollevare il tutto nella quasi beatlesiana She Says Good Morning. Sorrow e la sua amata sognano di andarsene dalla loro città e decidono di sposarsi, ma ogni piano viene rovinato dalla chiusura della factory of misery e l'inizio di una guerra (si presume la Prima Guerra Mondiale).
Sorrow è costretto ad arruolarsi, diventando Private Sorrow, e vive la guerra in uno stato di distacco, come in trance, il tutto ben descritto dall'omonimo brano dalle tinte folk. Alla fine della guerra si ritrova in una nuova terra chiamata Amerik (ovvio riferimento all'America, precisamente a New York), ed invia quindi un biglietto per un dirigibile alla sua ragazza/fidanzata per raggiungerlo. Il dirigibile, dal nome Windemberg (nome basato su Hindemburg), prende fuoco all'arrivo, davanti agli occhi di Sorrow, che assiste alla morte della sua amata. L'angosciante Baloon Burning è perfetta nel descrivere questo senso di angoscia e totale disperazione, seguita dal'oscura Death, che si focalizza sulla tristezza di Sorrow dopo l'accaduto. Mentre Sorrow vaga per la città nel pieno della sua depressione, incontra Baron Saturday (personaggio basato sulla divinità Haitiana Baron Samedi), un misterioso personaggio con un mantello nero che lo invita a compiere un "viaggio", "prendendogli in prestito gli occhi" senza chiedere il suo permesso. Il tutto lo porta dapprima nei cieli di New York, in direzione di quella che pensava essere la Luna ma si rivela poi essere la sua stessa faccia da addormentato, poi in una stanza piena di specchi che mostrano ricordi dell'infanzia, ed infine su di una scala che lo porta di fronte a due altri specchi che gli mostrano le orribili verità sulla sua vita. Il brano che presenta Baron Saturday, omonimo, è uno de miei preferiti dell'album: malato, disturbante, con un mellotron geniale ed un magnifico interludio percussivo. The Journey ben descrive il suo viaggio nei cieli di New York con la sua natura leggera, sospesa. La sezione dei ricordi della sua infanzia non è illustrata da un brano, e si passa invece agli ultimi due specchi in I See You. La psichedelica e rumoristica Well Of Destiny rappresenta la fine del viaggio, il risveglio, e la traumatica realizzazione del fatto che non può più fidarsi di nessuno, come ben illustrato nella magnifica Trust. Tutto questo porta Sorrow ad isolarsi da tutto e da tutti fino alla vecchiaia, creando un muro intorno a sé fino a diventare la persona più sola al mondo. Tutto ciò è ovviamente illustrato dalla proto-punk Old Man Going e dallo squisito quadretto acustico di Loneliest Person.
Come si può notare, ci sono molteplici punti da cui molti hanno preso ispirazione per i loro concept album. Dal viaggio onirico interiore che troviamo in Tommy e The Lamb Lies Down On Broadway, all'isolamento tramite un metaforico muro che troviamo pari pari, manco a dirlo, in The Wall. Insomma, che l'ispirazione sia riconosciuta o meno, è innegabile il fatto che questo album sia di primaria importanza per tutto ciò che verrà dopo, progressive in primis. Anche solo la decisione di unire molte tracce fra loro, senza alcuna pausa, era una novità per il 1968. E tra l'altro, a causa del lungo periodo di lavorazione (più di un anno), l'impatto alla sua uscita finì per essere forse meno importante di quanto avrebbe potuto essere, finendo per accodarsi ad un "movimento" (quello degli album concettuali o rock opera) ormai nascente. C'è da dire che si tratta di un album nato nel 1967, dove il massimo in termini di "concept" era il Sgt. Pepper's dei Beatles, con tutti i limiti e le discussioni del caso. Non si può poi non fare un plauso sia all'indubbia destrezza compositiva, sia soprattutto all'efficacissima produzione che, unita a degli arrangiamenti mai banali, rende perfettamente il senso di "trip" e di distacco dalla realtà grazie anche ad un audace uso dello stereo (in questo senso è inutile dire quanto superiore si riveli essere il mix stereo rispetto a quello mono). Interessante anche il senso, per così dire, di confusione all'ascolto, trovandosi di fronte ad un album indubbiamente figlio degli anni '60 come stile e natura, ma cosparso di idee (sia compositive che anche solo in termini di suoni) che suonano quantomai moderne, ben più di molti album dei giorni nostri (specialmente in un genere come il progressive, che in un ossimorico approccio alla propria natura, nei pochi casi in cui non guarda indietro si rivolge, banalmente, al metal, all'elettronica o al post rock).
Se proprio si dovesse trovare un difetto a questo S.F. Sorrow, si possono forse criticare i "buchi" narrativi non coperti dalle canzoni, che rendono necessaria la presenza di spiegazioni aggiuntive per fortuna comunque presenti nel libretto del CD (non so se si può dire lo stesso del vinile). Insomma ascoltando solamente l'album così com'è risulta parecchio difficile, se non impossibile, capire appieno la storia.
Vista la totale assenza di brani "da singolo" e la negatività della storia, non è difficile capire il suo flop all'uscita. Di certo si aggiunge agli album che avrebbero meritato ben altra fortuna, ad opera di una band che, anche solo per questa opera, meriterebbe decisamente più riconoscimenti ed attenzioni.
Un album che tutti dovrebbero ascoltare e studiare, un 9,5 per me.

Doveroso citare la presenza, nell'edizione in CD in mio possesso (ma presumo che sia lo stesso in tutte), di quattro brani aggiuntivi molto belli, tra cui l'interessantissimo singolo del 1967 Defecting Grey, che ben anticipa la direzione intrapresa poi nell'album che seguirà.

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