sabato 20 ottobre 2018

The Who - Sell Out (1967) Recensione

Quando ancora la parola "pop" non era usata in modo denigratorio da pseudo-intellettuali snob ignoranti, stava ad indicare forse la più alta espressione artistica dei tempi, la più "avanti", la più innovativa. Ed ogni volta che il termine pop art affiora non fa che tornarmi in mente quel magnifico album che gli Who pubblicarono sul finire del 1967. Indubbiamente si trattava di un periodo piuttosto particolare per gli Who, in procinto di trovare la loro identità con Tommy ma ancora alla ricerca di essa, in una costante alternanza tra l'anticipare e l'inseguire i tempi. Dopo un album letteralmente a due facce come A Quick One, l'idea fu di basare questo nuovo lavoro sulle allora piuttosto popolari radio pirata, come Radio London. Scrissero normali canzoni non correlate fra loro, e poi collegarono il tutto con jingle proprio da Radio London (con, pare, conseguenti problemi legali per la mancanza di permessi) e brevi brani pubblicitari composti proprio da loro stessi. Ovviamente il senso dell'umorismo, tipico non solo degli Who ma di molte band inglesi dei tempi, permise loro di dar vita a brani dedicati a Odorono, il deodorante che ti permette di passare i colloqui di lavoro, i fagioli in salsa Heinz Baked Beans, il programma per mettersi in forma di Charles Atlas, la pomata per i brufoli Medac...
La veste grafica dell'album finì per essere basata proprio su questi quattro prodotti, uno per ogni membro della band, con risultati esilaranti. I jingle sono in gran parte opera di John Entwistle e Keith Moon, mentre le altre canzoni mostrano ancora il predominio compositivo di Townshend. Tho Who Sell Out è quindi un lavoro di gruppo in cui a risentirne è il povero Roger Daltrey, che troverà il suo posto solo nel successivo Tommy. Musicalmente si nota come gli Who stessero crescendo velocemente, specialmente tenendo conto che Sell Out è il terzo album, ed appena due anni prima uscì My Generation. Ma come detto non ci sono solo jingle pubblicitare, e gli altri brani non sono da meno, a partire dalla minacciosa Armenia City In The Sky (scritta da John "Speedy" Keen), la divertente e particolarmente riuscita Tattoo (unico brano riproposto dal vivo nei tour dell'epoca), il bel pop di Our Love Was e Can't Reach You.
Nel mezzo troviamo la rumorosa e psichedelica I Can See For Miles, che pare aver spinto Paul McCartney a tirare fuori Helter Skelter nel tentativo di scrivere un pezzo ancora più rumoroso, l'altra faccia della psichedelia, quella più onirica, in Relax, quel'enciclopedia di accordi jazz per chitarra acustica che è la sublime Sunrise del solitario Townshend... Poi che dire di Mary Anne With The Shaky Hand? Dopo Pictures Of Lily si è capito che si tratta di un argomento caro a Townshend, oltre che certamente non popolare nella musica degli anni '60 e non solo.
Solo gente come gli Who e Zappa potevano cavarsela scrivendo brani del genere.
In Silas Stingy, ad opera di Entwistle, si nota la propensione a raccontare brevi storie spesso tra il divertente e l'amaro, mentre sulla conclusiva Rael si potrebbe scrivere libri interi. Nelle intenzioni iniziali Rael avrebbe dovuto essere il seguito spirituale di A Quick One While He's Away, possibilmente ancora più lunga ed ambiziosa. Il concept dietro è piuttosto complesso e di difficile comprensione, soprattutto perchè, a quanto pare, nella fretta di concludere l'album, il brano finì per essere tagliuzzato e ridimensionato tanto da diventare praticamente incomprensibile. Ciò che è interessante però è la presenza di una sezione strumentale che sarà poi ripetuta pari pari in Tommy nei brani Sparks e Underture. Una ulteriore breve sezione, chiamata Rael Naive, uscì anni dopo nella riedizione di The Who Sell Out, insieme ad una infinità di outtakes interessantissime, compresi altri jingle pubblicitari di loro composizione tra cui due sulla Coca Cola e uno sulle auto Jaguar.
E proprio su questo punto mi vorrei soffermare un attimo, parlando di quello che secondo me è l'unico vero "difetto" di questo album. Le idee per i jingle non mancavano, e spesso la loro durata si aggira sul minuto, quindi niente di eccessivo; è quindi un peccato, a mio parere, che dopo Medac (quindi il secondo brano del secondo lato) ci siano ben quattro brani senza alcuna interruzione pubblicitaria, quasi come se la fretta o la pigrizia abbia impedito loro di andare fino in fondo con il concept. L'edizione del 1995, la migliore a mio parere, mette una pezza su questo aspetto aggiungendo jingle anche tra gli ultimi brani e le bonus track, ampliando quindi l'album senza creare stacchi e proponendone una sostanziosa versione alternativa (tra l'altro anche in un magnifico remix stereo).
Insomma a mio parere come idee, realizzazione e veste grafica The Who Sell Out è una delle migliori rappresentazioni di pop art su più livelli, non solamente visivo. Un perfetto album colorato, divertente ed imprevedibile, come probabilmente non ne vedremo mai più viste le tendenze musicali, ed in generale artistiche, degli ultimi 20/30 anni. All'epoca non ebbe molto successo, e tutt'ora non è certo in cima alle preferenze dei nuovi fan (che gli Who li hanno conosciuti con CSI), rimanendo il classico album di nicchia adorato dallo zoccolo duro dei loro seguaci.
Come voto si merita un 8,5 abbondante.

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