mercoledì 7 novembre 2018

Emerson, Lake & Palmer - Welcome Back My Friends To The Show That Never Ends (1974) Recensione

Il primo live ufficiale degli ELP, oltre che probabilmente il loro migliore. Sì perché nonostante i suoi difetti, di cui parlerò tra un po', rimane forse il più rappresentativo, il più riuscito, realizzato da una band forse al massimo della forma. D'altronde se guardiamo ad altri loro album live abbiamo In Concert (poi ampliato e ripubblicato come Works Live) dal tour con orchestra del 1977, che al di là dell'azzardato sperimento si sente peggio di un bootleg, abbiamo poi i live anni '90, che spesso sono altalenanti e con un Lake dalla voce completamente diversa; poi l'isola di Wight nel 1970, registrazione discreta ma performance che lascia un po' a desiderare... Insomma, come per altre band si deve andare sui bootleg per trovare performance di un certo livello (Works On The Road ehm...). Questo Welcome Back... però è indubbiamente uno dei migliori album live di quegli anni, degno di stare al fianco di Yessongs, Made In Japan, Live At Leeds e The Song Remains The Same tanto per fare dei nomi. Uno dei pochi casi in cui possiamo ascoltare praticamente l'intera esibizione senza tagli, ed il che è una cosa piuttosto rara. Registrato nel Febbraio 1974 all'Anaheim Convention Center in California, nel pieno del tour di supporto a Brain Salad Surgery, rappresenta l'apice della loro fama prima del primo scioglimento. La scaletta si appoggia molto sul loro, ai tempi, ultimo album, che suonano sostanzialmente per intero lasciando fuori solo Benny The Bouncer. Appena messo su l'album si possono immediatamente notare due cose: la cocaina era una brutta droga eeee siamo sicuri che non ho messo su un bootleg? No, a parte gli scherzi, ciò che caratterizza l'intero live è una velocità d'esecuzione indubbiamente impressionante, ma forse un pelo eccessiva, come testimonia l'apertura di Hoedown quasi a velocità doppia rispetto alla versione di Trilogy; l'altra cosa che si nota immediatamente è come la qualità di registrazione lasci molto a desiderare, difetto che condivide con il quasi contemporaneo Yessongs. Certo, ci sono live ufficiali peggiori, ma anche bootleg migliori, e Live At Leeds degli Who è di quattro anni prima e sembra registrato l'altro ieri, tanto per dire. Il suono è opaco, distante, e anche se si ascolta in versione CD sembra di ascoltare un vinile o una cassetta (e no, non è una cosa buona per me).
Una volta superato questo limite, forse l'unica altra "pecca" è la poca rappresentazione in scaletta dell'album Trilogy, di cui troviamo solo Hoedown e la curiosa scelta di The Sheriff, in medley con Jeremy Bender, a causa della difficoltà nel riprodurre quel materiale in sede live visto l'uso di numerose sovraincisioni in studio. Certo, si potrebbe fare un discorso simile sul primo album, da cui brani come Knife Edge e The Barbarian non avrebbero sfigurato, ma non si può avere tutto immagino... Dopo la fragorosa e quasi disumana Hoedown (credo che oltre a loro solo qualche bambino dal sol levante possa raggiungere certe velocità), ecco che entrano in scena i nuovi brani Jerusalem e Toccata, entrambi eseguiti molto fedelmente. Segue poi quella che probabilmente è la miglior versione di Tarkus: 27 minuti di virtuosismi a go-go con un Lake che tira fuori il meglio alla chitarra solista in Battlefield, per poi citare la Epitaph del suo ex gruppo in mano all'occhialuto a cui non piacciono le foto, un Emerson impeccabile che prolunga la sezione Aquatarkus elevandola ad una delle migliori rappresentazioni del virtuosismo targato ELP, ed un Palmer instancabile mai fuori di mezzo colpo. 27 minuti che necessitarono una divisione su due lati di vinile, altro motivo per preferire il CD. Take A Pebble è anch'essa estesa a dismisura, incorporando però varie parentesi soliste di Lake ed Emerson. Dopo l'inizio cantato e la prima parte di piano di Emerson, Lake infatti prende posto a centro palco con la chitarra acustica ed esegue Still...You Turn Me On e Lucky Man. Se la prima funziona bene in questa veste, la seconda, complici alcune melodie diverse e l'assenza di batteria e assolo di Moog, a mio parere perde un po'. Emerson rientra poco dopo con un caotico assolo di piano di 10 minuti abbondanti tra classica, jazz e rock and roll che ci porta poi alla conclusione del brano. Il già citato bizzarro medley tra Jeremy Bender e The Sheriff precede la mostruosa Karn Evil 9, qui suonata nella sua interezza ed estesa da un assolo di batteria di Palmer, arrivando a ben 35 minuti. Che dire su questa versione? Molto fedele all'originale ma con una marcia in più, nonostante la tonalità abbassata nella 3rd Impression.
Insomma un live a tratti estenuante, ma senza dubbio la miglior rappresentazione di un trio inimitabile all'apice, in tempi in cui gli assoli da un quarto d'ora erano accettabili.
Come voto gli darei un 7,5, che poi sarebbe diventato pure un 8,5 se solo fosse stato registrato meglio.

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