venerdì 29 giugno 2018

Jean Michel Jarre - Rendez-Vous (1986) Recensione

Aspettatevi un po' di recensioni di Jean Michel Jarre a causa del cofanetto che ho acquistato un paio di settimane fa.
Dopo Revolutions, facciamo un salto indietro di due anni e troviamo Rendez-Vous; un album che si rivela essere quasi un passo indietro nella discografia di Jarre. Sì, perchè se nei precedenti album si è potuto percepire un costante avanzamento ed una continua esplorazione di stili diversi (che ritornerà nell'album successivo) culminata con lo sperimentale Zoolook, qui si torna quasi ai tempi di Oxygene. La musica infatti è decisamente meno ritmica, più atmosferica, privata di tutte le parti vocali campionate che tanto avevano caratterizzato il precedente album. L'aspetto che più distingue questo album dai suoi primi lavori è l'ovvia presenza di strumenti diversi, in particolare sintetizzatori digitali, che tendono a far suonare il tutto particolarmente freddo e metallico. Dopo la consueta introduzione atmosferica di First Rendez-Vous, l'album decolla decisamente con Second Rendez-Vous. Questo brano è forse uno dei migliori risultati in assoluto del Jarre più sinfonico, caratterizzato da magistrali intrecci e crescendi e, nonostante la presenza delle già citate sonorità metalliche, non è difficile immaginare il tutto in veste orchestrale vera e propria. In tal senso, come già fatto nella recensione precedente, consiglio l'ascolto di questo brano nella versione dell'album The Symphonic Jean Michel Jarre per apprezzarne le potenzialità al di fuori dell'elettronica.
Notevole l'inserto di simil-voce che poi lascia spazio all'intermezzo, più pacato, dove potremo sentire Jarre alle prese con la Laser Harp. Come colpo di coda, non si può non citare la ripresa del tema iniziale, questa volta però supportato da un vero coro: il coro di Radio France, diretto da Sylvain Durand.
Solo questo brano è in grado di giustificare l'intero album, ed infatti per ovvi motivi il resto fatica un po' a reggere il confronto. Third Rendez-Vous è più malinconica, e ben si accompagna all'epicità che la precede. Forse un po' fuori posto, ma che ben prosegue la tradizione di inserire un pezzo più "semplice" in ogni album (che spesso è proprio la quarta parte, si vedano Oxygene e Equinoxe), Fourth Rendez-Vous è senza dubbio il brano più tipicamente anni '80 dell'album, nei suoni, nella struttura e nelle melodie. Non fatico ad immaginarlo cantato, ma allo stesso tempo non si sente la mancanza di una voce: insomma un bel pezzo leggero leggero che non può non coinvolgere.
Fifth Rendez-Vous è un altro brano che all'inizio ripete quasi le atmosfere della terza parte, per poi virare in un mare di suono che ci travolge, da cui affiorano varie musichette tanto allegre quanto inquietanti che passano e vanno. Da lì un tripudio di sequencer introduce e sorregge l'epico crescendo che si collega alla successiva Last Rendez-Vous (Ron's Piece). Questo brano avrebbe dovuto includere una parte al sax suonata da Ron McNair dallo Space Shuttle Challenger, risultando quindi la prima registrazione di musica effettuata nello spazio. Un filmato con McNair al sax nello spazio sarebbe anche dovuto essere trasmesso nel grande concerto che Jarre avrebbe fatto a Houston ad Aprile. Tristemente però, il 28 Gennaio 1986, lo Shuttle si schiantò alla partenza e l'intero equipaggio morì. Jarre quindi dedico quest'ultimo brano all'astronauta. Pierre Gossez si occupò del sax in questa traccia, che inevitabilmente finisce per assumere toni pesanti, tristi e malinconici come poco altro in questo album. E proprio così l'album si conclude, a soli 35 minuti dall'inizio, con il sax che svolazza liberamente su tappeti sintetici.
Ovviamente parlare delle singole tracce lascia il tempo che trova, perchè qui come in altri album di Jarre la sensazione è di trovarsi di fronte ad un brano unico suddiviso in movimenti, più che a singole canzoni. Risultando quindi in un alternarsi di alti e bassi funzionali al totale, anche se singole parti risultano più deboli di altre.
Un album totalmente immerso negli anni '80, nel bene e nel male, e che quindi finisce per esser dipendente da un certo tipo di sonorità che, inevitabilmente, pregiudicano il nostro apprezzamento. Insomma, vi irritano i suoni anni '80? Statene alla larga. Se invece non vi danno fastidio o addirittura li apprezzate, beh allora Rendez-Vous è un album che merita attenzione. Si merita un 8 per me, largamente giustificato anche solo da Second Rendez-Vous.

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