lunedì 11 novembre 2019

9th National Jazz & Blues Festival - Plumpton (8 - 9 - 10 Agosto 1969)

Tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 ci furono innumerevoli festival che definire leggendari è fin riduttivo. Da Monterey a Woodstock, dalle varie edizioni del free festival all'Hyde Park fino all'isola di Wight, molti hanno indubbiamente fatto la storia diventando un simbolo di un preciso periodo storico. Questi grossi festival non furono però gli unici di quei tempi, e non si contano infatti quelli che, magari per via di budget ed organizzazioni più modeste, vengono ricordati un po' meno. Si può dire che sia il caso di questa nona edizione del National Jazz & Blues Festival. Eppure i nomi importanti c'erano, così come il pubblico, presente in gran numero, ma in ogni caso non ha avuto l'impatto di altri eventi contemporanei.
Fondato nel 1961 da Harold Pendleton, creatore del Marquee Club, questo festival negli anni subì una forte evoluzione, di pari passo con i grandi cambiamenti nel mondo musicale in atto negli anni '60. Nonostante i due generi presenti nella sua denominazione, non è difficile immaginare la presenza di band che allora venivano inserite nel calderone del "Pop" (non per niente in alcuni cartelloni del festival a blues e jazz venivano aggiunti pop e ballads), in un destino in un certo senso analogo ad altri festival anche di questi giorni, come quelli jazz di Montreux e Lugano.
Ma perchè proprio questa nona edizione e non, ad esempio, la decima con nomi come Black Sabbath, Deep Purple e Van Der Graaf Generator? Beh, perchè una decisione bisognava prenderla, e magari a quella ci si torna in un altro articolo in futuro.
Nella nona edizione, svoltasi nell'arco di tre giorni tra l'8 ed il 10 Agosto 1969, la lineup fu molto variegata, ma fu anche un'edizione segnata da problemi di vario tipo. L'idea iniziale era infatti quella di far svolgere il festival a West Dreyon, nel Middlesex, ma a causa del mancato rilascio del permesso da parte del Consiglio Comunale, fu presa la decisione di spostarsi nell'East Sussex, a Plumpton , nell'ippodromo. Ciò causò un po' di confusione nei poster rilasciati, che infatti sono reperibili in due versioni con entrambi i luoghi suddetti indicati come sede del festival.
Quello che si può notare guardando la locandina è l'enorme quantità di artisti e band presenti in un tempo relativamente esiguo. Chi suonò di più infatti arrivò ad un'ora o poco più, ma furono in molti ad avere dai 20 ai 40 minuti. In aggiunta furono allestite due aree per le esibizioni, una denominata "village" ed un'altra "arena", con varie sovrapposizioni di band che si sono esibite in contemporanea. Questo obbligava il pubblico a scegliere chi ascoltare perdendosi di conseguenza qualcun altro, cosa difficile da concepire al giorno d'oggi.

Il Venerdì prevedeva solamente esibizioni serali, a differenza degli altri due giorni in cui si partiva già dal pomeriggio. Da alcune recensioni definito come il giorno meno interessante, ha potuto comunque vantare nomi particolari come gli East Of Eden e la band di Keith Tippett, culminando con la doppietta formata dai Soft Machine e dai Pink Floyd. I primi però furono piuttosto sfortunati, in quanto la loro esibizione si interruppe per un'ora a causa di un guasto tecnico, tra le proteste del pubblico. Proteste che pare durarono relativamente poco visto che, stando ad alcuni report, quando arrivarono i Pink Floyd molti si erano ormai addormentati. All'epoca i Soft Machine erano reduci dall'ottimo Volume 2, e da poco in formazione a 4 con l'aggiunta di Brian Hopper al sax; a quanto pare però l'unico brano suonato fu l'allora inedita Moon In June, interrotta per ben due volte per i già citati problemi tecnici. Chi era presente racconta di come Robert Wyatt, preso dalla rabbia e dalla frustrazione alla realizzazione di ciò che era successo iniziò ad agitarsi, lanciò in giro parti della sua batteria e collassò sul palco.

Fortunatamente esiste una registrazione:

Dopo un'ora di buio, e dopo aver risolto i problemi tecnici, ecco arrivare i Pink Floyd. All'epoca erano nel pieno del loro periodo tra Ummagumma e The Man & The Journey, forse la loro fase più sperimentale in assoluto; ed infatti la scaletta, seppur più breve del solito vista l'occasione, ben rappresenta questa fase. Dopo un inizio con Set The Controls For The Heart Of The Sun e Cymbaline si tuffano nell'intera The Journey, tornando poi per i due bis A Saucerful Of Secrets ed Interstellar Overdrive.
Anche di questa esibizione esiste una registrazione bootleg:


Interessante però citare un estratto di una recensione dell'epoca:
"Avendo ascoltato l'Azimuth coordinator all'opera più volte quest'anno, l'effetto novità sta iniziando a svanire e anche i Floyd stanno diventando un po' "blasé" con i gabbiani registrati! Ma hanno suonato bene, soprattutto "Cymbaline" e "The Journey" sono state efficaci, con altoparlanti stereo che rimbombavano sul campo."
L'Azimuth Coordinator era un aggeggio comandato da Wright con un joystick che permetteva di spostare il suono in giro per la platea, spesso con sistemi quadrifonici. Ora, al di là dei pareri personali espressi qui sopra, condivisibili o meno, è interessante notare come, all'epoca, qualcosa che era stato visto già qualche volta nell'arco di un anno iniziasse a suscitare meno interesse e a perdere fascino. Se pensiamo che oggi in media un semplice tour di un qualunque artista dura almeno due anni e gli album escono ogni 4-5, certamente i tempi sono cambiati parecchio!

Il Sabato fu la prima delle due giornate più "sostanziose", con esibizioni fin dal primo pomeriggio. Il primo nome fu nientemeno che Peter Hammill, con appena venti minuti di tempo per la sua esibizione. Interessante leggere le parole di alcuni report dell'epoca, soprattutto questo di tale Lon Goddard: "La voce di Peter ricordava Roy Harper e Al Stewart, che spesso si assomigliano a vicenda nella pronuncia, aveva un buon controllo della voce che sembrava andare alla deriva proprio al di sotto di quel grado di allenamento che caratterizza un cantante abile. Testi e melodie tendono al folk, e sembra essere uno dei talenti del futuro".
Seguirono poi altri nomi come quello di Roy Harper, penalizzato anche lui da problemi tecnici, che aggiunti al cambio di programma che lo fece suonare prima e solamente per venti minuti anziché i quaranta pattuiti, finirono per farlo suonare appena per dieci minuti.
Di certo la parte del leone quel pomeriggio fu della Bonzo Dog Band che, nonostante il loro iniziale rifiuto vista la difficoltà di trasmettere il loro umorismo ad un ampio pubblico da festival, fecero un figurone. Valore aggiunto fu la presenza a sorpresa di Keith Moon, che salì sul palco inizialmente mascherato e si unì a loro suonando la batteria in I'm The Urban Spaceman, salvo poi fermarsi anche per il bis di Monster Mash. Altre fonti parlano anche di Breathalyzer Baby tra i brani suonati con Moon.

Uno dei nomi che certamente merita menzione tra coloro che si esibirono la sera sono gli allora neonati Yes (in cartellone riportati con un punto esclamativo). Tra paragoni con i ben più famosi, allora, Nice e apprezzamenti per la peculiare voce di Jon Anderson e l'interessante approccio nelle molte cover allora in scaletta, di certo un piccolo segno lo lasciarono. In particolare si può trovare online il racconto di Richard Thomas, allora membro dei Breakthru, altra band in cartellone nel festival, che fu molto colpito da Bill Bruford, tanto da smettere di seguire la band nel momento in cui se ne andò nei King Crimson.
E parlando di King Crimson: mentre tutto ciò si stava svolgendo sul palco principale, nel "village", insieme ad altre band, si esibivano proprio Fripp e soci, senza ancora aver pubblicato il primo album. La scaletta comprese solamente due brani dall'allora inedito In The Court Of The Crimson King, insieme alla cover di Get Thy Bearings di Donovan, notevolmente estesa dalle improvvisazioni, altri inediti come Mantra e Travel Weary Capricorn, alcune improvvisazioni ed il riarrangiamento di Mars di Hostl.
Di questa esibizione esiste un bootleg registrato dal pubblico, pubblicato poi dalla DGM come CD aggiuntivo nel cofanetto Epitaph. Perchè "niente foto e registrazioni ai nostri concerti però poi i bootleg li vendiamo".
Curioso poi notare come nel primo manifesto dell'evento fossero presenti anche gli Idle Race, primissima band di Jeff Lynne che avrebbe meritato molta più fortuna, appena prima dei King Crimson, salvo poi sparire dal manifesto definitivo per motivi ignoti a chi scrive. Secondo alcune fonti, però, si esibirono comunque in quello che fu il concerto di più alto profilo in assoluto per loro, anche se non ci è dato sapere quando di preciso.
Tornando al palco principale, nonostante svariati ritardi che portarono uno dei gruppi più alti in cartellone, i Fat Mattress, a non esibirsi, la chiusura è affidata agli Who. Nel pieno del tour di supporto a Tommy ed appena una settimana prima della loro leggendaria esibizione a Woodstock, la band sfoggiò la tipica scaletta dell'epoca, comprendente una manciata di singoli, un paio di cover ed una selezione di brani da Tommy, in versione ridotta per via del contesto. Il finale del concerto è ben raccontato di nuovo dalle parole di Lon Goddard:
"Dopo Substitute e Shakin' All Over Townshend ha detto:"Non ci piace arrivare, andarcene e poi tornare di nuovo, quindi avrete un bis che vi piaccia o no, ho. ho." Detto questo, Roger si lanciò in urla folli, le bacchette di Keith volarono per miglia nella notte, Pete attaccò letteralmente la sua chitarra e la tipica distruzione "a la Who" nacque di nuovo per l'occasione. Pete sbatté la sua chitarra contro il suo corpo, il pavimento e alla fine la fece schioccare a metà sopra la sua testa mentre un applauso di proporzioni senza pari partì dalla folla catturata. Un  finale che semplicemente non poteva essere seguito da niente o nessuno. Forse il più grande set che gli Who hanno fatto, non ha lasciato un'anima senza ispirazione e tutti e quattro i loro volti sono stati irradiati da puro godimento, dalla prima nota dinamica ai resti sfilacciati della chitarra di Townshend."

Tra le band più note che si esibirono la Domenica sul palco principale (escludendone molte che si esibirono al "village" di cui non esistono testimonianze, tra cui gli Affinity e i Julian's Treatment), oltre all'apertura di Ron Geesin, ci furono i Family, che stando ai racconti regalarono una magnifica esibizione, tanto da esser richiamati per un bis. Mentre ancora il pubblico richiedeva ulteriori bis ai Family, prese posto sul palco il cast del musical Hair. Scelta questa molto particolare ed audace visto il contesto, ed infatti il pubblico parve non apprezzare molto, a giudicare dagli oggetti volanti diretti verso il palco, almeno ad inizio esibizione. Le cose migliorarono, per fortuna, man mano che brani certamente più noti come Acquarius e Let The Sunshine In vennero eseguiti.

Una lunga preparazione precedette l'esibizione dei Nice di Keith Emerson, piazzata in chiusura. In questa occasione la band decise di esibirsi con l'orchestra, in linea con una tendenza che proprio in quel periodo si faceva sempre più predominante. Solamente quattro ore di prove precedettero l'esibizione, che fu martoriata da grosse differenze di volume tra la band e l'orchestra, ed una gran difficoltà per i tre dei Nice di sentirsi sul palco. Diversamente da quanto si possa credere, nonostante la presenza dell'orchestra, non fu eseguita la Five Bridges Suite, che di fatto ebbe la sua premiere qualche mese dopo, ad Ottobre. Ci fu invece un primo set con l'orchestra introdotto dal Brandenburg Concerto di Bach, un breve set centrale con solamente la band, ed una ripresa finale con band e orchestra in Rondo ed un brano di Prokofiev. Nonostante tutte le difficoltà, stando ai report dell'epoca, l'esperimento sembrò funzionare e piacque molto al pubblico presente.

Insomma, pur con tutti gli imprevisti e le difficoltà, questo festival ebbe ben poco da invidiare ai ben più blasonati eventi più o meno contemporanei (ricordiamoci che giusto una settimana dopo ci fu Woodstock e, a fine mese, l'edizione del '69 dell'isola di Wight, che non fu l'edizione più celebrata ma comunque fu molto importante), ed è un peccato che non esistano molte testimonianze. L'album live dei King Crimson ed il bootleg dei Pink Floyd linkato poco sopra sono le testimonianze più "sostanziose" ed interessanti, specialmente per i primi viste le poche registrazioni dell'epoca (mentre per quanto riguarda i Pink Floyd i bootleg di quell'anno non si contano).
Il festival mantenne questo formato eclettico e variegato ancora per un paio di anni, fino a quando si trasferì definitivamente a Reading e finì per dare spazio principalmente a musica rock, tanto da diventare, nel 1976 "Reading Rock", ed affermarsi come uno dei maggiori festival hard rock e metal nei successivi decenni.

Qui sotto qualche breve testimonianza video dell'evento:


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