martedì 8 ottobre 2019

The Darkness - Easter Is Cancelled (2019) Recensione

Con sorprendente regolarità dopo la lunga pausa durata dal 2006 al 2012, i Darkness ritornano con il loro sesto album, il quarto post-reunion. A due anni dal precedente, ed ottimo, Pinewood Smile (attesa comunque mitigata dal Live At Hammersmith dello scorso anno), ci ritroviamo per le mani l'ennesimo lavoro di una band che sembra non solo non conoscere stanchezza, ma che pare mantenere una invidiabile solidità quando non mostrare un costante miglioramento di album in album.
Hot Cakes del 2013 era un discreto lavoro che celebrava il ritorno, Last Of Our Kind osava di più e ci regalava una sequela di riff tra i più belli mai scritti, Pinewood Smile mostrava più equilibrio tra l'anima più basilarmente hard rock della band e le genuinamente folli idee melodiche in un brano più bello dell'altro. E ora? Beh ora il rock merita di morire.
Così esordisce l'album, con Rock And Roll Deserves To Die, formidabile brano che vive di contrasti acustico-elettrici e che fa un po' da perfetto manifesto della band oggi. L'amara constatazione di cui il titolo è palesemente frutto della frustrazione causata dalla ormai ovvia stagnazione del rock come genere, specialmente se poi si pensa a periodi particolarmente floridi come i '60/'70 ed '80. Il discorso si potrebbe estendere a molti altri generi ma mi fermo qua. Non poteva esserci miglior inizio per un album, tra l'altro arricchito da un divertentissimo video promozionale che purtroppo per motivi a me ignoti non posso allegare qui, ma la barra di ricerca di YouTube vi è amica.
How Can I Lose Your Love è invece un contagioso pop-rock quasi radiofonico che non avrebbe sfigurato nel celebrato esordio Permission To Land del lontano 2003, con però una maturità sia in sede di composizione che di esecuzione non presente ai tempi. Il discorso è simile per la successiva Live 'Till I Die, che infatti pare esser nata da un'idea di quei tempi, e per Heart Explodes, secondo singolo estratto dall'album e perfetta combinazione di memorabilità ed interesse dato da una non così facile cantabilità, pur avendo i contorni di una ballad. E se a questo punto ci stiamo ormai abituando a dei bei brani rock coinvolgenti, ecco Deck Chair a farci alzare un sopracciglio. Un breve pezzo acustico atmosferico con un Hawkins in gran spolvero a raccontare con toni drammatici la disperazione nel momento in cui la sua sedia cadde nel fiume.
La title track poi ci risveglia come una granata e sfodera un pesante riff dopo l'altro confermandosi uno dei punti più alti dell'album e non solo. Bellissimo poi l'assolo dai toni orientali nel mezzo, totalmente inaspettato. Heavy Metal Lover è invece forse il brano più strano dell'album, in quanto palese presa in giro dei metallari, con tanto di intermezzi metal inseriti a forza e umorismo "tongue in cheek" come solo loro oggi riescono a tirare fuori senza sembrare troppo ridicoli. In Another Life calma le acque con il suo andamento da ballad tra il malinconico e lo spensierato che sembra essere uscita da Hot Cakes; forse l'episodio più debole dell'album. Con Choke On It si torna al rock pesante, questa volta con un occhio all'alternative, novità per i Darkness se escludiamo la folle cover di Street Spirit dei Radiohead di qualche anno addietro, ma con un ritornello tipico del loro stile.
L'album si conclude con la bellissima We Are The Guitar Man, brano certamente tra i più eclettici dell'album, tra toni southern rock, cori tra Queen e ELO, sintetizzatori e chi più ne ha più ne metta. Una degna conclusione di un album certamente tra i migliori di questa band, pur nella sua, a parere di chi scrive, eccessiva brevità. Per fortuna esiste una versione deluxe con una serie di interessanti brani aggiuntivi tra cui la bella acustica Laylow, la zeppeliniana Different Eyes, la stranezza "da crooner" di Confirmation Bias e la quasi country Sutton Hoo. Insomma quattro brani sostanzialmente acustici che ampliano un album decisamente più "duro" e che, a mio modestissimo parere, se inseriti in scaletta ad inframezzare i brani già presenti avrebbero mostrato una faccia più variegata di una band che sa di poterlo essere.
Preso per quello che è Easter Is Cancelled si attesta forse un micro-gradino sotto al precedente Pinewood Smile, stando comunque sempre su livelli decisamente ottimi ma lasciando un po' quella voglia di avere di più, cosa che non lasciava il precedente. Poi ci sarebbe anche da dire che la definizione di "concept album" abbinata a questo lavoro è forse un tantino forzata.
Ora, queste sono piccolezze, me ne rendo conto, e anzi dovremmo tutti gioire nell'avere una band come i Darkness in piena attività e nel poter ascoltare dell'ottimo hard rock tutt'altro che serioso, cosa alquanto rara tanto oggi quanto quarant'anni fa.

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