domenica 22 ottobre 2017

Van Der Graaf Generator - Do Not Disturb (recensione)

Si sa che il signor Hammill non sa stare fermo, raramente passa un anno senza una sua pubblicazione con i VDGG o da solista. La cosa assurda è che nel peggiore dei casi ci si trova di fronte un lavoro di poco meno valido di altri, magari con elementi che non stupiscono, "già sentiti", ma mai un lavoro brutto. E quest'album non è da meno! Si perchè i VDGG dopo l'abbandono di David Jackson nel 2005 hanno deciso di continuare in 3, e questo comporta un aggiustamento del suono ovviamente. Aggiustamento che, a mio parere, arriva finalmente a compimento qui, dopo 2 album validissimi ma un po' meno a fuoco. Siamo di fronte ad un album che rappresenta perfettamente la band ora, con tanto di testi che riflettono la loro età. Ed ovviamente questo si ripercuote anche sulla musica, intensa, oscura, triste e malinconica a tratti, ma assolutamente matura (ed è forse ciò che differenzia questi VDGG da quelli di Pawn Hearts). Aloft dà perfettamente l'idea di ciò che la seguirà: atmosfere oscure tipiche seguite da cambi che li riporta in territori più progressive. E se la produzione è forse inferiore ai precedenti lavori e a tratti confusa, la costruzione dei pezzi segna un deciso passo avanti; tanto che gran parte dei pezzi possono essere visti come mini-suite, sempre segnati da cambi inaspettati. Bellissimi anche i pezzi più "lineari" come Alfa Berlina, in ricordo dei loro viaggi per i concerti in Italia negli anni '70, la più "pesante" Forever Falling che sembra riprendere The Hurlyburly da Trisector aggiungendoci testo e variazioni per renderla una vera e propria perla che sembra uscita da Nadir's Big Chance. Discorso simile per la devastante (Oh No I Must Have Said) Yes, malatissimo pezzo che poi si evolve in un intermezzo jazz veramente inedito per loro (riuscito o meno è difficile da dire, certo è originale). Poi Brought To Book, Almost The World e Room 1210 sono accomunate da atmosfere fosche e malinconiche come anticipavo prima, e sembrano quasi pezzi presi da un album solista di Hammill degli ultimi anni ed ampliati grazie al "trattamento VDGG" che li rende semplicemente sublimi, non saprei veramente trovare altre parole. Ed il tutto si conclude con Go, che alla luce dell'ipotesi che questo possa essere il loro ultimo album, è tanto appropriata quando commovente.
Non mi aspettavo molto da quest'album dopo gli ultimi 2 (seppur belli non erano capolavori), ma dopo qualche ascolto ho iniziato ad adorarlo quasi quanto i loro album classici. La cosa curiosa è che se si passa da un qualunque album anni '70 a questo, se non fosse per la voce di Hammill, sembra di sentire 2 band completamente diverse. Questo perchè, complice anche l'abbandono di Jackson, i VDGG sono uno dei pochissimi gruppi che non si è mai guardato indietro, che ha continuato per la sua strada imperterrito. Ed alla luce di questo per me sono l'ultimo grande gruppo progressive storico. Una volta lo dicevo anche dei King Crimson, ma ormai sono un'orchestra percussiva itinerante...
Ma comunque, un bellissimo album che forse colpirà più le persone avanti con gli anni viste le tematiche, che sicuramente si troveranno in linea con concetti e sentimenti espressi; ma che può piacere anche a tanti gggiovani sensibili a certe sonorità ed atmosfere, ne sono sicuro. Un 8,5 per me. Vi lascio il link a Spotify per ascoltarlo, ma per chi non è iscritto qui sotto trovate un paio di pezzi da Youtube.
P.S. A quanto pare il vinile ha meno canzoni ed in ordine diverso, siete avvisati. Per fortuna che io non seguo le mode e rimango fedele ai cd eheh.


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