sabato 19 agosto 2017

Pete Townshend's Classic Quadrophenia - Recensione

Con un imperdonabile ritardo dalla sua uscita ho pensato di spendere qualche parola su questa versione orchestrale di Quadrophenia. Anche e soprattutto perchè ammetto che si tratta di una scoperta recente per quanto mi riguarda, ed incuriosito dalle premesse mi ci sono tuffato.

Dunque, l'album è suonato interamente dalla Royal Philarmonic Orchestra, cantato in grandissima parte dal notevole Alfie Boe (probabile che il nome sia pressoché sconosciuto agli ascoltatori rock, ma di sicuro è nome ben noto agli appassionati di musical ed in generale di un certo tipo di rappresentazioni teatrali) con sporadici interventi dello stesso Townshend, di Billy Idol (già volto noto nel mondo degli Who avendo interpretato il cugino Kevin in Tommy nell'89 e Ace Face in Quadrophenia nel '96) e Phil Daniels (protagonista invece del film Quadrophenia del 1979, in cui interpreta appunto Jimmy).
Ovviamente non sto a parlare dell'album originale, su cui sono stati scritti letteralmente mari di parole, ma basti dire che io adoro l'originale del '73, quindi già in partenza sapevo benissimo che, per valida che fosse, questa versione non sarebbe stata paragonabile. Ma ci sono alcune cose da dire comunque. Innanzitutto partiamo dall'orchestrazione. Ad un primo ascolto pare ottima, ben eseguita, fedele agli arrangiamenti originali, niente cambi drastici; il lato positivo qui, per quanto mi riguarda, sta nel fatto che sentire questi pezzi suonati da una vera orchestra fa effettivamente apprezzare ancor di più il lavoro di Townshend all'epoca; specialmente nell'uso dei sintetizzatori, nel concepire le loro parti, che qui sentiamo eseguite da archi e\o fiati. Mi ha letteralmente aperto gli occhi. Un lato negativo invece di questa versione è che c'è TROPPO. Cioè, è tutto imponente e bellissimo, ma un'ora e mezza di muri orchestrali sono sfiancanti... Anche un pezzo come I'm One, nella versione originale sostanzialmente un pezzo acustico, qui suona epico. Insomma, si è persa molta dinamica secondo me. Discorso che potrei fare anche nei confronti del pur bravissimo Alfie Boe. Perchè si che è molto interessante ascoltare questi brani da una voce appartenente ad un "mondo" molto diverso, ed in alcuni pezzi ammetto che sa provocare qualche bel brivido (Love Reign O'er Me), ma manca la rabbia, la carica graffiante, e anche qui il dinamismo. Ma la mancanza di dinamismo qui non è data solamente dalla sua interpretazione secondo me. Bensì dal fatto che si ritrovi a cantare un 95% se non di più dell'album da solo, laddove nell'originale c'era alternanza tra Daltrey e Townshend, c'erano i cori dell'intera band... Qui Townshend appare per poco in The Punk And The Godfather, così come Idol e Daniels in altri punti ma in modo totalmente marginale. Insomma una cosa bella degli Who era proprio l'alternanza vocale, che qui è quasi totalmente assente.

In definitiva, anche se sono sembrato molto severo nei confronti di quest'opera, è solo a causa del mio amore per la versione originale. Consiglio comunque l'ascolto di questa versione ai fan dell'album, ma anche a chi magari ha gusti più attinenti alla classica\musical e vuole avvicinarsi agli Who, perchè no? Non è perfetto, assolutamente, ma è un ascolto interessante. Se dovessi dare un voto probabilmente sarebbe la sufficienza o poco più.... Un 6,5 per me.

Ah dimenticavo, se vi piace Spotify qui potete ascoltare l'intero album.
Se invece volete solo un assaggio beh, allora date un'occhiata qui sotto!

Nessun commento:

Posta un commento