lunedì 1 aprile 2019

Toto - 40 Tours Around The Sun (2019) Recensione

Ed eccoci a parlare dell'ennesimo live dei Toto, registrato lo scorso 17 Marzo 2018 allo Ziggo Dome di Amsterdam, all'inizio del loro tour celebrativo per il quarantesimo anniversario di carriera. La formazione mantiene il nucleo principale già affermato negli ultimi tour, e composto da Steve Lukather, David Paich, Steve Porcaro e Joseph Williams (anche se Paich da qualche mese è purtroppo assente per motivi di salute, anche se non è il caso di questo live), con l'aggiunta dell'ottimo Shannon Forrest alla batteria, il gran ritorno di Lenny Castro alle percussioni e Warren Ham a fiati e cori e la new entry Shem Von Schroeck al basso e cori. Un'ottima e solida formazione che si ritrova ad affrontare una scaletta decisamente interessante e mediamente più lunga del solito, specialmente se confrontata con altre del dopo 2000, superando le due ore e venti di lunghezza.
Non è la prima volta che i Toto ripescano vecchi brani raramente suonati e li riportano in scaletta negli ultimi anni, ma questa volta si può tranquillamente dire che si sono superati, e senza ricorrere ai soliti medley, ovviando però in un altro modo che vedremo più avanti. Innanzitutto ci sono le novità Alone e Spanish Sea, entrambe suonate perfettamente come ci si può aspettare, ma poi arrivano cose come English Eyes, Lea, Lovers In The Night, Angela (!!!) cantata da Williams, Goodbye Girl, Lion, Stranger In Town con un Paich magnifico in veste di frontman, poi addirittura il Desert Theme da Dune, Jake To The Bone...
Il tutto ovviamente è proposto con qualche strategico cambio di tonalità, ma senza mai intaccarne la resa o l'impatto sonoro, che come sempre si conferma essere di altissimo livello.
Non mancano ovviamente le tre hit Hold The Line, Rosanna e Africa, le ultime due in particolare rese sempre interessanti grazie alle jam che le concludono. Ma il punto più interessante in un certo senso arriva a metà concerto, grazie ad una sezione di una ventina di minuti che si può definire "storytellers" o "unplugged" o altri termini tanto in voga nei non troppo rimpianti anni '90.
Insomma la band racconta qualche aneddoto e accenna estratti acustici di brani più o meno oscuri, dal primissimo demo Miss Sun al classico Georgy Porgy, dalla Human Nature ceduta a Michael Jackson alle chicche Holyanna, No Love e, soprattutto Mushanga (che avrebbe meritato una performance per intero a mio parere), concludendo con l'accenno a Stop Loving You. Insomma una divertente pausa che spezza la scaletta offrendo qualche chicca: cosa chiedere di più?
Joseph Williams, aiutato da Von Schroek e Ham, offre un'altra prova incredibilmente solida e, per fortuna, senza l'ombra di autotune (cosa che tanto affliggeva ad esempio l'ultimo live con Bobby Kimball, Falling In Between Live); senza ovviamente poter rivaleggiare con le sue incredibili vette del live del trentacinquesimo anniversario, anche a causa di un evidente aumento di peso che per fortuna non sembra intaccare molto a parte la presenza scenica.
Tutti gli altri sono sempre più che all'altezza, compresa soprattutto la "nuova" sezione ritmica ed il sempre efficace duo tastieristico, per non parlare poi del sempre mostruoso Steve Lukather, che in brani come Jake To The Bone, Lion e la cover di While My Guitar Gently Weeps non fa altro che confermare la sua inarrivabile statura di ottimo chitarrista tecnico ma mai glaciale.
L'audio è buono, non sembrano esserci grandi manipolazioni (sia ascoltandolo normalmente che confrontandolo con vari bootleg), e la regia fa il suo senza particolari eccentricità. A dire il vero ci sono un paio di pecche a livello registico che fatico a mandar giù, la prima a livello tecnico e la seconda per puro gusto personale. Innanzitutto la presenza di riprese non perfettamente in sincrono e provenienti da una diversa serata, evidente anche da alcune differenze nei vestiti, che non è nulla di tragico trattandosi di pochissimi secondi, ma rovina un po' il senso di immersione.
E poi, capisco dare spazio alla gioia dei fan accorsi ad assistere al concerto, ma un 80% di Africa è occupata da riprese del pubblico, e per quanto mi riguarda è davvero troppo.
Si tratta però di minuscoli appunti in una pubblicazione live che non solo è all'altezza delle già magnifiche uscite precedenti, ma che a tratti si rivela essere anche più interessante, se non altro per la interessantissima scaletta. Imperdibile per i fan e non solo.


1 commento:

  1. Anche con qualche cambio di formazione la loro perizia tecnica ad oggi è ancora inarrivabile

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