domenica 14 aprile 2019

Queen - Live Killers (1979) Recensione

Un album storico, in quanto prima uscita live ufficiale della carriera dei Queen, allora ad ormai ben sei anni dall'esordio. Non è un mistero che i Queen, insieme a molte altre band coetanee, non abbiano mai avuto una rappresentazione ottimale della loro faccia live, finendo per pubblicare solamente questo Live Killers e, successivamente, il mutilato Live Magic nel periodo in cui erano attivi. Solo dopo la morte di Mercury si sono viste varie pubblicazioni come l'intero Wembley '86 (dapprima la seconda serata e poi, solo nel 2011, anche la prima), Milton Keynes '82, Montreal '81, Budapest '86, Rainbow '74, Hammersmith '75, sempre con il contagocce e certamente ben lontani da metodologie utilizzate da band come i King Crimson o i Deep Purple. Che diciamocelo, i Queen non è che abbiano la necessità di pubblicare ogni singolo concerto della loro carriera, essendo per natura poco propensi all'improvvisazione e quindi finendo per avere molti concerti simili fra loro; ma è anche vero che tutt'oggi ci sono molti "buchi" temporali non rappresentati, come il periodo dal 1976 al 1978, il magnifico Crazy Tour di inizio '79, molte date dell'80, quelle sudamericane dell'81, il tour di Works...
E se a questo aggiungiamo la tipica constatazione che il materiale ufficialmente pubblicato non è mai tratto dalle serate migliori di un dato tour, ecco perchè tutt'oggi l'interesse per i bootleg è vivissimo.
Tornando a Live Killers, si tratta di un album doppio registrato durante il tour di supporto a Jazz, in particolare in un gruppo di date europee tra Gennaio e Marzo 1979, con ampio spazio dato al concerto di Francoforte del 2 Febbraio.
In realtà non si può neanche parlare di "compilation" di date, quanto piuttosto di un vero e proprio collage, con anche singole parti di strumenti o voci di serate diverse combinate tra loro in studio successivamente. A sua difesa però c'è da dire che ascoltando i bootleg di alcune di queste date non si notano poi enormi differenze in termini di arrangiamenti, esecuzione, atmosfera e via dicendo. Quello che si può invece rimproverare a Live Killers è una qualità sonora ed un mix non certo perfetto, piuttosto caotico, sporco. Ma al di là di questo aspetto, a cui non è così difficile farci l'abitudine (specie grazie alla leggermente migliore versione CD del 2001), ci sono due altre "pecche" forse più vistose: le canzoni suonate ma non incluse (Somebody To Love, Fat Bottomed Girl, It's Late e If You Can't Beat Them), e la scelta di trarre un album live da questo specifico tour. Se infatti strumentalmente la band è, come sempre, praticamente impeccabile, Freddie invece non è certamente al suo meglio. La scelta di iniziare il tour di supporto a Jazz a poche settimane dalla fine delle registrazioni non ha aiutato la voce di Freddie, che infatti seppur in discreto forma nelle prime date americane di fine '78, già in quelle europee perse buona parte dell'estensione sulle note più alte, per poi quasi scomparire nelle date giapponesi di Aprile e Maggio '79. Sia il tour precedente, quello a cavallo tra '77 e '78 a supporto di News Of The World, che quello appena successivo, il Crazy Tour di fine '79, sono invece tra i migliori in assoluto per quanto riguarda la voce di Mercury. Insomma, come detto prima, si conferma la tendenza a scegliere date ben lontane dall'essere le migliori per compilare un live album. Succederà di nuovo con Wembley nell'86, un buon concerto ben lontano dall'essere il migliore, nonostante la fama acquisita (già Budapest lo supera, per non parlare delle primissime date come Leiden).
Tralasciando però ciò che poteva essere, Live Killers è comunque un buon album live che celebra e chiude la prima fase della carriera dei Queen, che all'alba del nuovo decennio porteranno a bordo sintetizzatori, funk, e tenteranno vie un po' diverse, senza però mai cadere nel mediocre.
Qui i Queen sono ancora una rock band dura e pura in grado di "infiammare" i palazzetti come poche altre band in quegli anni, termine questo non casuale visto l'impiego di un light show soprannominato "forno per le pizze". La scaletta è ben bilanciata, e non ci si può lamentare (certo, tra le escluse Somebody To Love fa un po' gridare allo scandalo, ma si sa che il suo apice live lo raggiungerà da lì ad un paio d'anni). La versione "rock" di We Will Rock You introduce perfettamente  il concerto dopo un roboante tuono, seguita dalla concitata novità Let Me Entertain You, per poi spostarsi in un ottimo medley (con, tra le altre, una sanguinosa Death On Two Legs ed una rumoristica Get Down Make Love), ad una Now I'm Here estesa dal solito botta e risposta tra Mercury ed il pubblico, e una sezione acustica con probabilmente la versione più famosa di Love Of My Life (curiosa, questa si, la scelta di includere un brano "minore" come Dreamer's Ball). Ottima Keep Yourself Alive, più spinta dell'originale, accettabile Don't Stop Me Now (renderà a dovere solo nel Crazy Tour) ed eccellente Spread Your Wings, di cui non si spiega la non inclusione in scaletta nei tour successivi. I lunghi assoli di Brighton Rock introducono la parte finale del live, con la sfilza di "hit" che partono da Bohemian Rhapsody ed arrivano a We Will Rock You e We Are The Champions, con una puntatina al punk di Sheer Heart Attack ed all'hard rock di Tie Your Mother Down.
Un album che tutto sommato scorre bene, e che davvero, al di là delle carenze vocali di Freddie, avrebbe beneficiato dalla presenza dei brani scartati. Diciamo che però se si vuole avere il meglio live dei Queen a mio modesto parere non lo si trova qui, pur avvicinandosi.
Quest'anno cade il quarantesimo anniversario di Live Killers; chissà che non ci sia in cantiere una versione ampliata di questo live? Magari con più date incluse in un cofanetto, dei video, un bel remix...
Ma no, ovviamente sono tutti troppo occupati a promuovere quel pastrocchio di film che è Bohemian Rhapsody, non c'è tempo per queste sciocchezze. Ci "accontenteremo" dell'originale e dei bootleg.

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