sabato 17 febbraio 2018

Sparks - Propaganda (recensione)

Un gruppo particolare gli Sparks. Ne ho già parlato più volte, ma per chi non mi segue abitualmente, sappiate che ho un debole per il gruppo dei fratelli Mael: uno dei pochissimi in grado di raggiungere, per quanto mi riguarda, la varietà, le stranezze e la genialità di alcune cose dei Queen. Lungi dal confrontare i due gruppi ovviamente! Di certo però entrambi hanno caratteristiche praticamente assenti altrove.

Ma parliamo di questo Propaganda.
Dopo il primo successo del precedente, ed ottimo, Kimono My House (di cui magari parlerò un'altra volta), gli Sparks si ritrovano alla solita, classica, corsa per ripetere il successo. Cosa che, nonostante gli ottimi risultati di questo album, non capiterà. E tra l'altro, fatto molto curioso, gli Sparks dovranno aspettare fino al 2017 con Hippopotamus per poter vantare un successo paragonabile a Kimono e Propaganda. Ho sempre visto questi due album quasi come due metà di un doppio album; complici forse anche le loro "similitudini" stilistiche accentuate dal contrasto con i due album precedenti e il successivo, magnifico ma decisamente più eclettico, Indiscreet. Forse tra i due Propaganda è quello più "folle", frenetico, quasi a riflettere l'affanno nell'inseguire il successo raggiunto con This Town.... da Kimono My House.
L'album inizia con la title track: pochi secondi a cappella quasi a riecheggiare la fine dell'album precedente e poi via con At Home, At Work, At Play. Un impatto devastante che già mette in chiaro il tono dell'album: dove canzoni si pop, ma alquanto complesse, permettono lo sfoggio di frenetiche ed incredibili acrobazie vocali di Russel Mael sui geniali testi del fratello Ron. Ed in questo brano in particolare si guarda, come in altri casi, ai rapporti umani da un punto di vista diverso. Qui in particolare il difficile rapporto con una donna in carriera sempre impegnata; non scendo nel dettaglio dei testi, che andrebbero assolutamente ascoltati, letti, e non certo tradotti, perchè perderebbero tutto il loro senso. Vi lascio un bel link con i testi di tutti i brani dell'album. In ogni caso, questo primo (secondo?) brano riesce a non far notare la notevole complessità che lo compone, ed è una gran cosa in un mondo in cui non si fa altro che far sfoggio della propria tecnica (o pseudo conoscenza di essa) complicando cose semplici. Qui è l'esatto opposto. Chapeau. Segue Reinforcements, altro gran bel pezzo che fa del contrasto tra la tematica della guerra e la leggerezza della musica il suo punto di forza. Bellissimo il coro finale.
B.C. è semplicemente un capolavoro. Una filastrocca che aumenta man mano di velocità, si ferma, riparte, e fa quasi mancare il fiato anche a chi ascolta. Davvero non ci sono parole qui: da ascoltare!
Thanks But No Thanks è un brano che ho sempre un po' snobbato, ma che sono riuscito poi ad apprezzare più recentemente. Complice anche il bel testo dal punto di vista di un bambino che ha ricevuto ordini "dall'alto" sul non dar confidenza alla gente e, in sostanza, a non divertirsi (dal suo punto di vista). Bellissimo il passaggio "My parents say the world is cruel, I think that they prefer it cruel". Don't Leave Me Alone With Her è un altro capolavoro. Sfido chiunque a cantare in modo credibile brani come questo. Altro testo letteralmente geniale: "A Hitler wearing heels ,a soft Simon Legree, a Hun with honey skin, De Sade who makes good tea, don't leave me here to be"... Never Turn Your Back On Mother Heart è una delle poche "ballate" della loro discografia, ed è certamente la benvenuta in un album così frenetico! La cosa interessante è come molti si siano fatti trarre in inganno dal titolo, definendo questa una canzone a difesa della Terra. In realtà non è propriamente così... Anzi! Sarebbe troppo semplice altrimenti, vista l'intelligente ironia dei fratelli Mael. Magnifico pezzo, tra i migliori dell'album. Something For The Girl With Everything ci riporta altra frenesia e forse la performance vocale più complessa dell'album. Bello anche il testo sulla corsa per accontentare una ragazza che ha tutto, nella speranza che non se ne vada. Achoo invece, nonostante il titolo buffo, è paradossalmente un testo piuttosto serio che parla della facilità di trasmissione di qualunque cosa tramite l'aria e, in particolare, gli starnuti. Come al solito, geniale.
Who Don't Like Kids è forse un gradino sotto alle precedenti, ma non per questo si tratta di una brutta canzone, anzi! Trovo solo che, seppur molto allegra e godibile, sia un po' meno riuscita delle altre a livello melodico. Mentre la conclusiva Bon Voyage, nonostante si trascini un po' troppo sul finale, è cosparsa di cambi e trovate che riescono sempre a stupire nell'arrangiamento. L'album si chiuderebbe qui, ma la versione in cd ci regala anche due lati b di singoli: Alabamy Right e Marry Me. Brevi pezzi molto carini ed in linea con le atmosfere dell'album, seppur non raggiungendone la qualità per ovvi motivi. Diciamo che non fanno male vista anche la brevità dell'album originale!

Dunque, per chi non conosce gli Sparks ed è interessato, consiglio vivamente di iniziare dalla coppia vincente di Kimono My House e questo Propaganda. Questo album è un vortice travolgente di ottime canzoni ben più complesse di quanto possa sembrare ad un primo ascolto, testi di una qualità e un umorismo intelligente che è molto difficile trovare nel pop, un'originalità altrettanto unica nell'ambiente e la capacità di rimanere facilmente ascoltabili ed apprezzabili fin da subito. Un album che ha lentamente scalato la mia classifica personale di album degli Sparks arrivando al primo posto. Esagero, sono di parte, ma non me ne frega niente, nessuno parla mai abbastanza degli Sparks: un 9,5 come voto.

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