sabato 12 gennaio 2019

The Kinks - Lola versus Powerman and the Moneygoround, Part One (1970) Recensione

Dopo due album tranquillamente definibili come "concept", questo Lola (abbreviato per comodità) del 1970 è un'uscita piuttosto particolare. Intendiamoci, il calo generale di qualità nelle composizioni che colpirà la produzione targata Kinks da lì a poco non si è ancora rivelato, però ascoltando questo album in generale sembra non capirsi dove voglia andare a parare.
Gran parte dei brani sembrano focalizzarsi sul mondo dell'industria musicale, come Denmark Street, Get Back In Line, Top Of The Pops, The Moneygoround e This Time Tomorrow, mentre il resto affronta altri svariati argomenti. Il senso all'ascolto è quindi quello di un concept album parziale, non aiutato dal fatto che questi brani siano sparsi nella tracklist e non raggruppati in un lato come invece ad esempio in Ogdens Nut Gone Flake degli Small Faces. Se proprio si volesse trovare una sorta di trait d'union potrebbe essere quello del non voler essere incasellati, o dell'eterno conflitto tra buono e cattivo, in ogni caso temi molto generali che possono finire per sembrare forzati.
Ciò comunque non intacca la generale qualità e godibilità di quello che si rivela essere uno degli album più solidi e maturi ad opera dei Kinks. La prima cosa che si può notare è un parziale distacco da quel pop psichedelico tipicamente inglese che tanto ha caratterizzato gli album da Face To Face ad Arthur. Quindi, con l'esclusione di giusto un paio di brani, le composizioni sono più "serie", mature, più affini ad un certo rock quando non folk, senza barocchismi con clavicembali e ottoni, e con un occhio teso all'America, fuori dal confortevole, anche se spesso più interessante, giardino inglese. Tendenza questa che prenderà definitivamente piede nel successivo Muswell Hillbillies.
C'è da dire che sembra non esserci un singolo brano debole in questo album, sin dall'inizio con The Contenders, brano dalla doppia faccia acustica ed elettrica, il cui tema viene ripreso poi alla fine in Got To Be Free, fino ai brani più spinti e distorti come Rats e Powerman.
I pezzi forti però sono senza dubbio le simili musicalmente Lola e Apeman: entrambi brani tanto noti quanto geniali nell'affrontare temi sicuramente controversi, specialmente per il 1970, e che non dimostrano affatto i quasi cinquant'anni sulle spalle. Uno dei brani che più adoro poi è Strangers, forse il mio preferito ad opera di un Dave Davies sempre più maturo come compositore, che ha dedicato il brano ad un amico d'infanzia morto per overdose. Discorso simile per This Time Tomorrow, brano ad opera di Ray dedicato alla vita in tour, che pur essendo, come Strangers, molto semplice sia come struttura che come arrangiamento, trovo essere molto efficace e memorabile, più di tante altre cose dei Kinks, per tanto che io possa adorarle ugualmente. Bellissime ed emozionanti poi le più lente Get Back In Line e A Long Way From Home, mentre Denmark Street e The Moneygoround portano strenuamente avanti da sole quella linea compositiva di Ray squisitamente inglese fatta di testi affannosamente densi ed una inconfondibile musica dal tono canzonatorio.
Insomma questo Lola sembra quasi essere un album di transizione, perfettamente caduto a cavallo tra due decenni molto diversi, e spesso viene indicato come l'ultimo grande album dei Kinks. Non so se essere d'accordo su quest'ultima affermazione, ma sul fatto che si tratti di un grande album, in grado di stare al passo con la precedente ed incredibile serie di lavori da Face To Face ad Arthur, questo sì. Tristemente, nonostante la presenza di un enigmatico "part one" nel titolo, non ne sarà mai realizzata una seconda parte, che chissà come sarebbe stata nel caso...
Concludendo, se dovessi dare un voto a Lola, penso che si attesterebbe sull'8.


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