sabato 9 settembre 2017

Electric Light Orchestra - Discovery (recensione)

Ci sono album che tutt'ora sono un po' un simbolo di bassa qualità. Forse a causa del successo commerciale che hanno avuto, o forse perchè in contrasto con una qualche idea di "musica colta" che la band in questione o i singoli componenti sembrava(no) produrre fino a quel momento. Parlo di album come Abacab dei Genesis, un qualunque album degli Asia, 90125 degli Yes. Tutti album di gruppi illustri che, all'affacciarsi del nuovo decennio popolato da pettinature cotonate e percussioni "piu piu tsch", cambiano marcia. Forse per semplice spirito di sopravvivenza, o magari per un normale processo di evoluzione o cambiamento (molti direbbero involuzione, ma tant'è). Fatto sta che anche l'Electric Light Orchestra (ELO da ora in poi perchè sono pigro) nel 1979 pubblica un disco di enorme successo e, inevitabilmente, molto discusso. Parliamo di Discovery, o come viene spesso chiamato a causa delle sue sonorità disco, "Disco Very". Perchè ebbene si, nonostante gli ELO non abbiano mai nascosto la loro natura pop fin dai tempi di Eldorado, qui "vanno oltre", abbracciando anche le tipiche sonorità in voga a fine anni '70 grazie a personaggi come Giorgio Moroder. Ritmi secchi e ballabili, synth strabordanti, inevitabili ballate da strusciamenti vari; insomma c'è tutto. Ma quindi è un album brutto? Eh no cari miei! Perchè io ho gusti strani!
Perchè vedete, forse proprio in quel periodo in cui si usciva da una stagione musicale irripetibile e ricca di sperimentazioni, un "ritorno al pop" era la cosa peggiore che ci si potesse immaginare. Ed è forse proprio in quel periodo che è nata la concezione di pop = fuffa. Che è la cosa più sbagliata che si possa dire. Perchè come c'è pessimo pop (e ce n'è tanto), c'è anche ottimo pop! Così come c'è ottimo prog e pessimo prog (credetemi sulla parola, non voglio fare nomi). Poi c'è l'indie che è un discorso a parte perchè cambiano solo le sfumature di marrone ma ssshhh. O forse, come dico tante volte, parlare di generi è utile come la manicure ad un contadino, ma non importa. Il punto è che qui abbiamo l'esempio perfetto di album pop che centra in pieno il suo obiettivo. Perchè se è vero che qui non siamo di fronte ad un pop "colto" come in un Pet Sounds, un Sgt. Pepper o lo stesso Out Of The Blue degli ELO, abbiamo comunque un album pieno di canzoni pop perfette.
E credetemi, è dannatamente difficile scrivere canzoni pop perfette. Anzi, lo è scrivere pezzi pop in generale! E non lo si può comprendere finchè non si prova. Quindi abbiamo una sfilza di hit una dopo l'altra: Shine A Little Love e Confusion aprono l'album, quale modo migliore? Need Her Love calma le acque in vista di The Diary Of Horace Wimp e Last Train To London, dove forse la prima non sarà un capolavoro, ma la seconda sfido chiunque a non canticchiarsela per giorni dopo averla ascoltata. Midnight Blue è un'altra ballata semplicemente bellissima e On The Run è un altro pezzo pericolosamente contagioso. Wishing è forse l'anello debole dell'album, ma ci pensa Don't Bring Me Down a risollevare il tutto con la sua potenza ed un'altra melodia riuscitissima. Insomma sarò di parte, ma se per un attimo smettessimo di fare gli snob, potremmo goderci musica semplicemente bella. Senza grandi pretese, bella e basta, orecchiabile, che si può ascoltare senza troppo impegno. Ricordate come si fa? O lo si deve considerare un peccato mortale? Beh, in tal caso sono uno dei peggiori peccatori sulla faccia della terra.


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