mercoledì 17 novembre 2021

Michael Nesmith & The First National Band - Loose Salute (1970) Recensione


Pubblicato appena cinque mesi dopo MAGNETIC SOUTH, LOOSE SALUTE ripropone, in un certo senso, la formula già vista nel precedente album. Nesmith e la sua band continuano ad esplorare le sonorità country rock, ed in generale il sound si fa via via più "formato" e convinto, proprio come una vera e propria band affiatata. 

Da un lato LOOSE SALUTE sembra non vantare l'unità e la scorrevolezza del precedente, e neanche ha un singolo di successo paragonabile a Joanne (anche se Silver Moon si avvicina), dall'altro però, come vedremo, è l'ultimo vero e proprio album della First National Band (NEVADA FIGHTER è suonato solo parzialmente da questa formazione, nonostante il nome della band rimanga in copertina), e di conseguenza è una sorta di "culmine" a suo modo.
La produzione è migliorata, ed i brani sono estremamente solidi, con ben pochi cali d'ispirazione. Ci sono ancora dei ripescaggi dai tempi dei Monkees: una curiosa versione del classico Listen To The Band, ovviamente riarrangiato ma stranamente sfumato sia in entrata che in uscita, e Carlisle Wheeling, brano scartato del 1969 qui reintitolato Conversations. La già citata Silver Moon apre l'album ed è uno dei migliori brani composti da Nesmith, mentre altrove si fanno spazio composizioni più particolari, con cambi inaspettati, come Thanx For The Ride e la magnifica Lady Of The Valley

I Fall To Pieces è una gran bella cover del brano reso famoso da Patsy Cline nel 1961, ed in Tengo Amore Nesmith si diletta addirittura con lo spagnolo in un brano dal sapore sudamericano. 
Il resto acquista toni più ritmati, come in Bye Bye Bye (brano che tra l'altro richiese ben undici sessioni di registrazione, ritardando l'uscita dell'album), Dedicated Friend e la conclusiva Hello Lady.
Se si acquista la versione rimasterizzata in CD si può poi trovare come bonus la in gran parte strumentale First National Dance, registrata nelle stesse session dell'album ed inizialmente inclusa nella tracklist, poi sostituita da Silver Moon

Indubbiamente è un album che continua in modo più o meno lineare ciò che era stato introdotto da MAGNETIC SOUTH, ma lo fa in modo un pelo più eterogeneo, a volte imprevedibile. La band offre performance sempre di altissimo livello, ed il lavoro alla pedal steel di Red Rhodes è, se possibile, ancora più incredibile e carico di inventiva che nel precedente; ma un plauso va, ovviamente, a Nesmith stesso, sia come compositore che come cantante (ascoltare le sue tracce vocali sovrapposte in Lady Of The Valley per capire cosa intendo). I testi sono meno filosofici e profondi, più legati a temi "terreni", ed i brani più ritmati mostrano un indurimento del sound che aggiunge varietà al mix, mentre la produzione di Nesmith migliora, inaspettatamente, di non poco la resa generale, rendendo l'album meno "vecchio" all'ascolto, pur mantenendo un sound tutt'altro che moderno.

Uno degli album più densi e di alta qualità del catalogo solista di Nesmith e certamente una degna conferma del talento della First National Band, che però avrà, purtroppo, vita breve. 



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