sabato 19 giugno 2021

Graham Bonnet - Line Up (1981) Recensione


Personalmente ho sempre adorato la voce di Graham Bonnet, una delle più riconoscibili e sottovalutate del mondo dell'hard rock e non solo. Lui in realtà iniziò a fine anni '60 con i Marbles, band con repertorio in gran parte composto dagli amici Bee Gees, famosi per la hit Only One Woman. Proprio grazie al ricordo di quella canzone Ritchie Blackmore e compagni lo contattarono a fine anni '70 a sostituire nientemeno che Ronnie James Dio nei Rainbow. Da lì la sua carriera svoltò dal pop retrò dei suoi album solisti verso il rock più pesante, dapprima con i Rainbow di DOWN TO EARTH, poi con il Michael Shenker Group, poi con i suoi Alcatrazz e così via fino ad oggi. Subito dopo la sua esperienza con i Rainbow, però, Bonnet trovò il tempo di dedicarsi ad un altro album solista, questo LINE UP, uscito nel 1981. 

Nonostante oggi sia un lavoro pressoché dimenticato (se non dai suoi fan), ed effettivamente non sia un capolavoro irrinunciabile, ha comunque svariate frecce nel suo arco. E come non partire dai musicisti coinvolti, che formano una line-up (pun intended) che è quasi un dream team della New Wave Of British Heavy Metal (NWOBHM per gli amici), un perfetto punto di incontro tra Rainbow, Whitesnake e Status Quo: Cozy Powell alla batteria, Micky Moody alla chitarra, Jon Lord ospite alle tastiere in un brano, Neil Murray a sua volta ospite in un brano, Rick Parfitt, Francis Rossi ed Eddie Bown degli Status Quo ad aggiungere chitarre e tastiere qua e là, Mel Collins al sax... Insomma un bel gruppetto di musicisti. Russ Ballard, già negli Argent e già compositore della hit Since You've Been Gone dei Rainbow (cantata da Bonnet stesso), contribuisce ad una manciata di canzoni, che insieme a qualche inaspettata cover e qualche brano più "straight forward" rock (di solito opera di Bob Young e Micky Moody), formano una tracklist eterogenea nelle intenzioni ma coerente nei risultati.

Night Games è il singolo di apertura, perfetto per dare il benvenuto agli anni '80 con le sue melodie memorabili ed il ritornello da stadio. La voce di Bonnet è bene in mostra, ma ben inserita nel mix, non come sarà nell'esordio degli Alcatrazz, mentre Powell mette già delle indistruttibili fondamenta ritmiche nel suo riconoscibilissimo stile. Ballard compone S.O.S. e Liar, due altri potenziali singoli che però non ebbero la stessa fortuna di Night Games, nonostante lo stile molto radiofonico. Le cover incluse sono quantomeno curiose: si va dal rock and roll di Anthony Boy di Chuck Berry, al classico Be My Baby delle Ronettes, fino a Set Me Free dei Kinks, tutti brani trasportati negli anni '80 ed interpretati magistralmente da Bonnet e soci. Micky Moody è particolarmente apprezzato da chi scrive, in quanto il suo stile discreto è come aria fresca per chi arriva da altri album di Bonnet (dove il chitarrista di turno andava da Blackmore, a Malmsteen, a Vai, fino ad Impellitteri). L'album ad un certo punto tende un po' a ripetersi in una manciata di canzoni forse un po' troppo tendenti al rock-blues, e di conseguenza un po' troppo prevedibili e simili tra loro (Dirty Hand, Out On The Water), ma in generale si lascia ascoltare con piacere con i suoi 40 minuti tondi di durata. 

Si tratta di una parentesi un po' dimenticata, oltre che transitoria, della carriera di Bonnet, che di lì a poco entrerà nella band di Michael Shenker (seppur per poco tempo), e dopodiché formerà i suoi Alcatrazz, con risultati decisamente diversi. Night Games verrà riproposta più volte nei concerti sia degli Alcatrazz che di altre sue band successive, ed è forse l'unica traccia di LINE UP ad essere più o meno ricordata. Se vi piace l'hard rock dal piglio radiofonico tipico della fine degli anni '70 e dei primissimi anni '80 e apprezzate la peculiare vocalità di Bonnet, dategli un ascolto, non ve ne pentirete.

 




Nessun commento:

Posta un commento