mercoledì 14 ottobre 2020

Alcatrazz - No Parole From Rock 'N' Roll (1983) Recensione

 


Album d'esordio della band formata essenzialmente da Graham Bonnet dopo il suo successo come cantante dapprima nei Rainbow di Down To Earth (da cui fu estratta Since You've Been Gone, scritta da Russ Ballard), poi nel Michael Schenker Group in Assault Attack, con l'aggiunta di un allora giovanissimo Yngwie Malmsteen alla chitarra, Jimmy Waldo alle tastiere, Gary Shea al basso e Jan Uvena alla batteria. In realtà Bonnet iniziò la sua carriera come cantante pop nei Marbles, i quali raggiunsero il successo nel 1968 con Only One Woman, scritta dai Bee Gees, e passò poi gli anni '70 come artista solista, pubblicando anche un album a suo nome nel 1977. Solamente nel 1979, quando fu chiamato nei Rainbow a sostituire Ronnie James Dio, mise la sua potente voce per la prima volta al servizio dell'hard rock, di fatto dando una definitiva ed importantissima svolta alla sua carriera. Ovvi contrasti interni nei Rainbow potarono al suo abbandono, per poi ripetere sostanzialmente la stessa storia con il Michael Schenker Group (pubblicando nel frattempo anche il suo album solista Line Up). A quel punto fondò una band per conto suo, portandosi a bordo anche un giovane Blackmore nordeuropeo, ugualmente vestito, con simili movenze, stessa chitarra, ma se possibile ancora più tamarro ed egocentrico. Yngwie Malmsteen fa qui il suo vero e proprio esordio, sfoderando probabilmente una delle sue migliori performance di sempre.

Aperto dal singolo ottantiano Island In The Sun, No Parole From Rock 'N' Roll si dimostra essere un solidissimo conglomerato del miglior hard rock di quei tempi, forse giusto un po' penalizzato da una produzione a dir poco discutibile. Se infatti da un lato le performance vocali di Bonnet sono tra le più spinte ed estreme fino a quel momento, le comprensibili imperfezioni tipiche di una performance al limite sono come lasciate da sole, senza il supporto di un adeguato lavoro di produzione atto a rendere più armonico il risultato. Ciò è particolarmente evidente ad esempio in Jet To Jet, sostanzialmente una riscrittura di Spotlight Kid dei Rainbow, in cui Bonnet fa i salti mortali al limite del possibile ma la sua voce è come abbandonata a sé stessa, risultando a tratti stridula nelle note più alte. D'altro canto però nulla si può dire sulle sue performance, né tanto meno su quelle di Malmsteen. Proprio in Jet To Jet, ad esempio, sfodera un assolo che combina mirabilmente le consuete ispirazioni classiche ed il puro e semplice esercizio tecnico-virtuosistico, non mancando però di sezioni più melodiche che mantengono un ottimo equilibrio. E questa tendenza la si trova ovunque, in una serie di brani uno più memorabile dell'altro: dal classico Hiroshima Mon Amour alla cavalcata Too Young To Die, Too Drunk To Live, fino a General Hospital o alle più epiche Big Foot e Kree Nakoorie. Il breve strumentale Incubus è la parentesi solista di Malmsteen, quasi un preludio di ciò che accadrà di lì a poco. A chiudere ci pensa l'immancabile ballata Suffer Me, che vanta sia un'altra intensa interpretazione di Bonnet, sia uno dei più riusciti ed emozionanti assoli del chitarrista svedese. Una conclusione perfetta di un album terribilmente solido. Di lì a poco Malmsteen pubblicherà il suo primo album solista, Rising Force, concepito inizialmente come una parentesi strumentale alternativa agli Alcatrazz, si evolverà poi in un album vero e proprio, con Jeff Scott Soto alla voce e Barriemore Barlow (ex Jethro Tull) alla batteria, e porterà all'abbandono del chitarrista. Una volta trovato un sostituto in nientemeno che Steve Vai, gli Alcatrazz pubblicheranno ancora ottima musica, ma mai nulla raggiungerà l'urgenza e la solidità di questo esordio. Bonnett ha qui la sua conferma del titolo di una delle voci migliori del genere, nonostante tutt'oggi non goda della fama di altri ben più noti colleghi, mentre Malmsteen tiene ancora in gabbia il suo ego, sfoderando, a parere di chi scrive, la sua migliore performance riversata su disco, sia mostrando le sue innegabili doti, ma anche suonando al servizio dei brani, cosa che non succederà quasi mai più. 

Difficile consigliare la migliore edizione di questo album, personalmente ho avuto la fortuna di trovarne una di produzione polacca che, a differenza di quella più comunemente diffusa, non contiene i demo strumentali come bonus track, ma bensì aggiunge tre brani live: Since You've Been Gone dei Rainbow, Desert Song del Michael Schenker Group, ed una inutile Guitar Crash il cui titolo parla da solo. A parte un po' di inevitabile loudness war in fase di rimasterizzazione, è difficile lamentarsi della qualità di questo CD. 

Se si vuole esplorare ulteriormente questa prima fase della carriera degli Alcatrazz, ci sono per fortuna svariate pubblicazioni live. All'epoca uscì Live Sentence, breve registrazione dal vivo effettuata a Tokyo nel gennaio 1984 su singolo album, quindi incompleta, per fortuna ampliata nella rimasterizzazione del 2011. Negli anni si è poi arrivati a pubblicare l'intero concerto in molteplici versioni, fino a quella definitiva del 2018 intitolata Live In Japan Complete Edition, disponibile anche in video. Un'alternativa è Live '83, album più raro uscito nel 2009, di nuovo su CD singolo, registrato a Reseda, in California.




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