Dopo l'incredibilmente denso SIGNAL MORNING, uscito nel 2009 tra numerose difficoltà (ne ho parlato qui), dovettero passare altri cinque anni per poter ascoltare il terzo, e ad oggi ultimo, album dei Circulatory System, un ritorno al formato doppio, proprio come l'incredibile ed irripetibile esordio datato 2001.
Tra l'uscita del secondo album e quella del terzo hanno fatto in tempo a riunirsi gli Olivia Tremor Control, ad andare in tour per un paio di anni, pubblicare un singolo e lavorare ad un nuovo album, purtroppo ad oggi ancora inedito. L'inaspettata ed improvvisa morte di Bill Doss ha causato un ovvio cambio di piani, e così Hart tornò ai suoi Circulatory System, dedicando a Doss questo MOSAICS WITHIN MOSAICS.
I musicisti coinvolti sono a grandi linee gli stessi degli album precedenti, così come i numerosi ospiti, tutti parte della grande famiglia che è l'Elephant 6. Di nuovo, l'album è costruito intorno ad una moltitudine di frammenti ad opera di Will Hart, spesso di natura casalinga, sia recenti che risalenti a chissà quanti anni prima, poi in alcuni casi rivisti in un arrangiamento più "di gruppo". L'album, come detto, si può considerare come doppio per via della sua durata di circa un'ora, e la suddivisione delle tracce su quattro ideali "lati" è lì a testimoniarlo. L'impressione ad un primo ascolto, specialmente se confrontato al precedente SIGNAL MORNING, è quella di un lavoro più "disteso", con tutti gli elementi sonori familiari, ma laddove nel precedente il tutto sembrava essere sovrapposto, qui ha più respiro. La quantità di idee musicali è comunque impressionante, ma non si ha più l'impressione di dover "scavare" tra decine e decine di tracce (comunque presenti) per scoprire l'ennesima trovata che all'ascolto precedente era sicuramente sfuggita, tanto era alta la densità. Beninteso, la raffica di frammenti musicali tipici dei Circulatory System è presente anche qui, ma con un fare più "rilassato", con meno urgenza e più atmosfera.
Come ormai di consueto, la quantità di idee musicali "bruciate" in pochi secondi lascia a bocca aperta, tanto che chiunque da una sola di quelle idee ci farebbe chissà quante canzoni (tipo i sopravvalutati Oasis), e se ci si concentra a far caso ad ogni singolo particolare l'effetto è a volte stordente, ma mai difficile, ostile, sempre piacevole all'ascolto, come solo il miglior pop sa essere. Hart e compagni si confermano ulteriormente come una delle realtà musicali più interessanti e sottovalutate degli ultimi vent'anni, infinitamente più sostanziose di grandissima parte delle band definibili "neo-psichedeliche", anche se questa definizione andrebbe abbastanza stretta agli album dei Circulatory System. C'è qualcosa in questi album (e in quelli degli Olivia Tremor Control, seppur con qualche differenza) che non è possibile trovare altrove; non è semplice emulazione di un genere, è un genere a sé, con caratteristiche estetiche del pop psichedelico, ma tanto, tanto altro al suo interno. Fatevi un favore ed esplorate la loro discografia, non ve ne pentirete. Nel frattempo, chissà se prima o poi potremo ascoltare il fantomatico terzo album degli OTC...
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