mercoledì 27 giugno 2018

Paul McCartney - Come On To Me \ I Don't Know (single 2018) Recensione

È di poco più di una settimana fa l'annuncio del nuovo album di Paul McCartney, chiamato Egypt Station, in uscita il 7 Settembre. Come da tradizione, ciò è coinciso con la pubblicazione di un singolo, che però in questo specifico caso si tratta di un "doppio lato A". Ebbene si, da quando i singoli non sono più principalmente pubblicati su 45 giri, è ormai sostanzialmente desueta la formula del singolo formato da due brani, rispettivamente lato A e B; risultando quindi il più delle volte in singoli nel vero senso della parola: composti da una sola canzone. Vuoi metterne due? Doppio lato A!
E questo ha fatto il Macca, ricorrendo anche all'ormai standard del lyrics video in attesa di quello vero e proprio (che sicuramente sarà di uno solo dei due brani). Scelta azzeccata anche considerando la natura diversa dei due brani in questione, che sembrano quasi rappresentare i due estremi dell'anima pop di Paul (niente simil-fireman qui per ora insomma).
Come On To Me è il tipico brano ritmato semplice semplice che fatto da chiunque passerebbe inosservato, ma visto il personaggio in questione sarà la classe, sarà mestiere, sarà quello che volete, ma non può non coinvolgere. Di certo non è un brano che mi ha colpito quanto mi colpì New o Queenie Eye qualche annetto fa, ma in questi tempi di musica fondata sulla monotonia e sulla mediocrità, quel ritornello spensierato non può che purificare l'aria per qualche minuto.
Di certo però I Don't Know si rivela essere un brano di ben altro livello. Come dicevo, dopo il Paul spensierato del primo pezzo, ecco qui quello malinconico al pianoforte per bilanciare. E ammetto che dopo un paio di ascolti non fatico a percepire I Don't Know come una delle cose migliori della sua recente produzione: non ricordo un brano paragonabile a questo nello scorso New. Tra l'altro, non so se volutamente o meno, l'inizio al pianoforte ricorda molto Now and Then di John Lennon, brano esistente solo in versione demo e parte del gruppo di pezzi considerati per il "trattamento Beatles" ai tempi delle Anthology, realizzato poi per Free As A Bird e Real Love.
Quello che mi sembra di percepire all'ascolto di questi due brani è la presenza di Paul come esecutore su più strumenti: particolarmente evidente, ad esempio, alla batteria in Come On To Me. Vocalmente ha perso tanto, inutile negarlo, ma dobbiamo anche ricordare che il signore qui ha 76 anni, e l'elenco di musicisti e cantanti che neanche ci sono arrivati a quell'età è parecchio lungo... Insomma, godiamoci quello che abbiamo una volta tanto. L'unica "critica" che mi sento di fare è alla produzione. Non che il tutto suoni male, ma non mi avrebbe certo dato fastidio un po' più di calore e "corpo" alla voce, visti i citati limiti. Insomma, dopo il prodigioso lavoro di Nigel Godrich in Chaos And Creation In The Backyard nel 2005, sembra che ogni album abbia fatto dei passi indietro sotto questo punto di vista, suonando sempre più freddi e "moderni", non sempre in positivo. Immagino che non sarò il solo a sognare un ritorno di Jeff Lynne come produttore tra l'altro...

Ovvio, non è possibile fare previsioni sul resto dell'album basandosi su questi due brani, è una lezione che abbiamo imparato benissimo con il precedente New, ma personalmente sono davvero curioso di ascoltarlo, essendo pur sempre un Beatlesiano duro e puro ed amando molte sue cose da solista.
Qui vi incollo qualche riga sull'album, presa dal sito ufficiale di Paul McCartney:

 Fedele all'ispirazione dietro il titolo, le 14 canzoni di Egypt Station si combinano per trasmettere un'atmosfera di viaggio unica. Tra gli strumentali di apertura e chiusura "Station I" e "Station II", ogni brano trova Paul che "cattura" un luogo o un momento prima di trasportare l'ascoltatore alla destinazione successiva. Le fermate includono una meditazione acustica sull'odierna contentezza ('Happy With You'), un inno senza tempo che si adatta praticamente a qualsiasi album di qualsiasi epoca di McCartney ('People Want Peace'), e un'epica chiusura multi-movimento di sette minuti con una struttura a suite ("Despite Repeated Warnings"). Il risultato è un viaggio caleidoscopico attraverso una miriade di luoghi e di epoche musicali, ma fermamente radicato nel qui e ora - con la singolare inconfondibile sensibilità melodica e lirica di Paul che serve da guida.

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