Il sesto album della band capitanata da Robert Schneider si tratta probabilmente di uno dei loro lavori che più li ha avvicinati al mainstream. Un po' forse a causa del coinvolgimento della neonata Simian Records di Elijah Wood (loro grande fan), un po' per il discreto successo di un paio di singoli estratti, di fatto se qualcuno può aver sentito in radio qualcosa degli Apples, probabilmente arriva da questo album. Certo, il successivo Travellers in Space and Time (di cui ho parlato qui) non fu da meno in quanto a singoli, specialmente grazie a Dance Floor (e anzi alla fine è pure più commerciale nello stile generale), ma la decisione da parte di PepsiCo di utilizzare il brano Energy da quest'album in una loro pubblicità aiutò non poco. E proprio Energy è probabilmente uno dei loro brani più celebri, con la sua melodia contagiosa, solare, i coretti alla ELO ed il testo leggermente nerd è forse una delle migliori rappresentazioni degli Apples di questo periodo.
C'è da dire che forse una "spinta" al sound generale è stata anche data dal coinvolgimento di Bryce Goggin alla produzione, che insieme a Schneider è riuscito a donare una veste più "professionale" a questo album, se confrontato con i più smaccatamente indie predecessori. E se da una parte non mancano brani affini ad Energy nello stile, come Can You Feel It? o Same Old Drag, quasi un elettro-pop/rock tra ELO e chissà quante altre cose anni '70, se si guarda all'intero album le cose si complicano non poco.
In circa 55 minuti ci si trova di fronte ad una varietà stilistica che quasi tende alla schizofrenia, e ci si chiede come il tutto possa convivere pacificamente all'interno dello stesso album, ma per qualche motivo, quasi miracolosamente, ci riesce (in questo senso è evidente che Smile dei Beach Boys faccia ancora "vittime"). Troviamo quindi le più spigolose parentesi indie rock in brani come Skyway ed Open Eyes, una versione decisamente più "americana" ed interessante di certo brit pop anni '90 in Play Tough o 7 Stars, i rimandi alle radici dell'Elephant 6 nel mantra lo-fi Sun Is Out, oltre a bei brani composti da Hilarie Sidney, normalmente batterista della band, in cui prende anche le redini del canto (Sunndal Song e Sunday Sounds), tra l'altro con una vocalità non così lontana dal peculiare timbro acuto di Schneider. Il tutto inframezzato da un'infinità di brevi frammenti di varia natura: si va dagli stranamente inquietanti Mellotron 1 e 2, costruiti usando i nastri "ritmici" dei primi modelli a doppia tastiera del Mellotron, ad interventi con il vocoder (Jeanie Don't You Worry, Hello Lola) che diventeranno la norma nell'album successivo, fino alle Non-Pythagorean Composition 1 e 3 (la 2 è presente come bonus solo in alcune versioni dell'album). Queste ultime sono particolarmente interessanti, più nelle intenzioni che negli effettivi risultati, in quanto realizzate utilizzando una scala musicale inventata dallo stesso Schneider e basata su intervalli diversi da quelli comunemente usati. Se si acquista la versione "enhanced" dell'album, inserendo il CD nel computer si potrà godere di una dettagliata spiegazione a riguardo, oltre che della presenza di file audio accordati usando proprio quella scala, utilizzabili da chiunque per divertirsi e sperimentare con le proprie composizioni. In coda all'album troviamo la quattro parti di Beautiful Machine, magnifica conclusione in crescendo di un album che stupisce ad ogni ascolto, e che ci lascia con altri due brevi frammenti in coda, per rimanere coerente con sé stesso.
Gli ospiti presenti nell'album sono svariati, compresi i vecchi amici Bill Doss (che entrerà fisso negli Apples nell'album successivo), Will Hart, Jeff Mangum e John Fernandes, ed il che dimostra ancora una volta il legame indissolubile tra i membri dell'Elephant 6, anche anni dopo l'apice di quella "scena".
New Magnetic Wonder è un album estremamente eclettico, l'ennesima conferma delle capacità di Robert Schneider, e se riuscite ad apprezzare la sua particolare voce e non vi ponete troppi problemi su singoli generi musicali e le combinazioni tra essi (anche a costo di pensare, a torto, ad una mancanza di direzione), ve lo consiglio caldamente.
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