Dopo lo scioglimento dei Toto a fine 2019 e la nuova formazione annunciata un annetto dopo, costruita attorno agli unici due membri della band che ancora vorrebbero andare in tour, Steve Lukather e Joseph Williams, ecco che lo stesso giorno, il 26 Febbraio 2021, vedono la luce gli album solisti di entrambi; quasi un album doppio dei nuovi Toto, in un certo senso.
Si tratta di due lavori che si incrociano fra loro (visto che Williams appare anche in quello di Lukather in qualche traccia, e viceversa), ma che si rivelano essere molto diversi fra loro come approccio e risultato finale. Ma andiamo con ordine e partiamo con Denizen Tenant di Joseph Williams.
L'impressione che si ha fin dall'ascolto dei tre singoli usciti da qualche mese fa ad ora, è di trovarsi di fronte ad un album moderno, meticolosamente prodotto e con arrangiamenti piuttosto variegati. Se negli album dei Toto lo stile di Williams come compositore ed arrangiatore, seppur presente (specialmente in XIV e Old Is New), è mitigato dalla presenza e dall'innegabile peso degli altri membri della band, qui è comprensibilmente libero di vagare indisturbato, lasciando un attimo da parte le funamboliche esibizioni di tecnica strumentale della band e concentrandosi su arditi e complessi arrangiamenti vocali stratificati.
Se quindi alcuni brani, che forse si rivelano essere anche i migliori ai primi ascolti, sembrano uscire proprio da un album dei Toto (specialmente Liberty Man, scritta con David Paich, con Simon Phillips alla batteria, e Remember Her, con Lukather), altri sembrano delle contorte sperimentazioni in forma canzone, che a volte arrivano effettivamente da qualche parte, mentre altre si avvitano su sé stesse lasciando poche tracce del passaggio. La title track ad esempio è una stramba costruzione sonora fatta di ritmi sincopati e incroci vocali, che se da un lato non può lasciare indifferenti, dall'altro personalmente non mi sarebbe dispiaciuta qualche limatina qua e là. In altre occasioni invece certe complessità sono funzionali ai brani, come in Black Dahlia (con anche David Paich alle tastiere), che vanta passaggi più jazzati, quasi un richiamo ai primissimi Toto. Altrove si fanno spazio toni più elettronici, come in Wilma Fingadoux che, seppur un pelo forzati, si fanno accettare grazie alle melodie ed armonie riuscite e piacevoli. Ci sono anche un paio di curiose cover, entrambe in duetto, e se Don't Give Up di Peter Gabriel (cantata insieme a sua figlia), nonostante l'arrangiamento interessante, lascia un po' il tempo che trova, If I Fell dei Beatles, cantata con Lukather, è veramente piacevole (nonostante il palese uso di Melodyne sulla voce di Lukather che urta le orecchie di chi scrive) e ben si accompagna al resto dell'album grazie alle sue armonie pure e cristalline. C'è poi Never Saw You Coming, oscuro brano che introduce l'album, oltre ad assumersi la responsabilità di essere il primo singolo estratto, e, come dice lo stesso Williams, si tratta di un bel brano riassuntivo del suo attuale stile, certamente tra i migliori dell'album. Le due perle più brillanti dell'album sono però senza dubbio l'affascinante ballata No Lessons, perfetto veicolo per la matura ma tutt'altro che invecchiata voce di Williams, e la conclusiva World Broken, brano d'ampio respiro che sembra davvero estratto da un qualunque album dei Toto post 2000.Insomma siamo senza dubbio di fronte al più solido e compiuto album solista di Joseph Williams, infinitamente meglio delle recenti collaborazioni con Peter Friestedt e Bill Champlin, dei due (carini ma alla lunga terribilmente prevedibili) album realizzati con i Vertigo, ed un deciso passo avanti rispetto al pur ottimo This Fall del 2008. Rimane l'impressione che molte di queste idee, se inserite in mezzo ad altre altrettanto valide di Lukather (che vedremo nella prossima recensione), di Paich e magari Steve Porcaro, avrebbero certamente portato ad un altro indiscusso capolavoro dei Toto. Così com'è, Denizen Tenant è una magistrale dimostrazione del talento di Williams, che con l'aiuto di preziosi collaboratori ha realizzato un piacevole album che merita più di un paio di ascolti.
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