Già a partire dalla title track in apertura, opera di Lynne, viene messo in primissimo piano il suono opaco, caldo, sporco e l'approccio corale che poi Wood si porterà dietro nei suoi Wizzard anni dopo. Curiosamente la batteria di Bevan è messa molto indietro nel mix per tutto l'album (e questo può spiegare il suo punto di vista sull'album), con addirittura il basso decisamente più in primo piano. La coda corale di questo primo brano è una delle summe della carriera dei Move.
In Ella James si fa spazio il consueto Roy Wood dai toni rock and roll con l'altrettanto tipico andamento pesante che i più ricordano in Brontosaurus, ma che mai se ne andrà del tutto nella carriera di Wood. In totale contrasto la successiva No Time, di nuovo di Lynne, bellissimo brano acustico corale con bizzarri interventi di flauti ad opera di Wood, che tra l'altro fa notare quanto la tecnica compositiva di Lynne fosse qui ancora piuttosto acerba, e come si sia poi affinata negli anni successivi.
Curiosa invece Don't Mess Me Up, brano dai toni doo-wop ad opera di Bevan ma cantato da Wood con spiccato accento delle Midlands. Bevan invece finirà per cantare il divertente country di Ben Crawley Steel Company, scritta da Wood, e tra i brani più controversi dell'album, di quelli che o sia ama o si odia. Nel mezzo c'è la blueseggiante Until Your Mama's Gone di Wood, The Minister di Lynne, curiosamente sullo stile dei primi Move (in cui lui non era presente), ma soprattutto It Wasn't My Idea To Dance. Questo magnifico brano di Wood è senza dubbio la punta di diamante dell'album, con un originalissimo arrangiamento dal sapore orientaleggiante ed un andamento tutt'altro che banale, con anche quello che sembra essere il suono di passi a dare più corposità alla sezione ritmica. Se servissero altre prove del talento di Roy Wood, si consiglia caldamente l'ascolto di questo piccolo capolavoro. L'album si conclude poi con la bellissima The Words Of Aaron di Lynne, che sembra guardare al secondo album degli ELO e che forse soffre solo dell'essere un pelo troppo lunga, e con la McCartiana My Marge, scritta da Wood e cantata da Lynne, che sembra fare il verso a Honey Pie, congedando definitivamente i Move come solo degli inglesi saprebbero fare.
In definitiva, di solito si tende a guardare a Shazam quando si pensa al miglior album dei Move, i più alternativi possono pensare a Looking On, ma Message From The Country è comunque un lavoro più che dignitoso, con oltretutto l'aggiunto punto di interesse nell'essere l'altra faccia dell'esordio degli ELO ed uno dei massimi esempi della purtroppo troppo breve collaborazione tra Wood e Lynne.
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