lunedì 4 marzo 2019

The Who - View from a Backstage Pass (2007) Recensione

Curiosa raccolta live questa risalente al 2007, in quanto disponibile soltanto per coloro che si iscrivevano al sito ufficiale degli Who all'epoca, pare sborsando circa 50 dollari o una cifra simile, e di conseguenza praticamente irreperibile oggi. Ed è un grande peccato questo, in quanto al di fuori del leggendario live a Leeds del 1970, quello ad Hull del giorno dopo (rappresentato in questa raccolta da una manciata di tracce, in quanto all'epoca ancora inedito), quello all'isola di Wight, quello di recente pubblicazione al Fillmore del 1968 ed il secondo CD dell'edizione deluxe di Who's Next (registrato al teatro Young Vic il 26 Aprile 1971), e tolte le pubblicazioni video, non c'è altro a rappresentare un'epoca fatta di concerti a dir poco incendiari. E se è risaputo che il periodo "pre-Tommy" ha nell'ottimo live al Fillmore del 1968 la sua unica possibile testimonianza, è soprattutto il periodo dal 1971 al 1976 ad essere ben poco rappresentato, in quanto di live tra il 1969 ed il 1970 ce ne sono a bizzeffe ormai.
View from a Backstage Pass in sostanza si tratta di una raccolta su doppio CD con gruppi di canzoni prese da diversi concerti, quindi ahimè non certo concerti completi, tra il 1969 ed il 1976.
L'inizio non è dei più riusciti, vista la curiosa scelta di introdurre il tutto con la cover di Fortune Teller da Detroit del 12 Ottobre 1969. Traccia tipica delle scalette dell'epoca, per qualche motivo è l'unico estratto da questo concerto, stranamente non collegata a Tattoo come invece era usanza. Segue una sostanziosa sezione tratta dal concerto di Hull del 1970, registrato il giorno dopo quello di Leeds e pubblicato poi per intero nel 2012, con le parti di basso dei primi 5 pezzi prese da Leeds, in quanto diversamente assenti per problemi tecnici. Si parte con Happy Jack, sempre divertente oltre che perfetta per la pura follia di Moon, che qui dà il massimo nelle sue consuete rullate. Si prosegue con I'm A Boy senza alcuno stacco (all'epoca suonavano un medley di singoli introdotto da Substitute, qui non presente, che poi proseguiva con le due tracce in questione) e con la sempre ottima A Quick One While He's Away, che seppur più pulita delle devastanti versioni del 1968 (Fillmore e Rolling Stones Rock and Roll Circus) era sempre uno degli apici della scaletta di quei tempi.
A seguire c'è forse una delle parti più interessanti di questa raccolta, oltre che la più misteriosa, e si tratta di una spettacolare versione da ben 13 minuti di Magic Bus. Ovviamente questa versione non può vantare il perfetto ritmo ed intesa tra i membri della band della versione di Leeds, che rimane a mio parere quella definitiva, ma questo assalto che sfiora il quarto d'ora, con un Townshend che sfodera una serie di assoli tra i suoi migliori, non può certo lasciare impassibili. Dicevo misteriosa in quanto questa traccia pare esser tratta dal concerto a Denver il 9 Giugno 1970, ma una veloce ricerca rivela che Magic Bus non fu suonata quella sera, e svariate fonti indicano questo brano come tratto da un non meglio specificato concerto del 1971.
E proprio nel 1971 si prosegue con un sostanzioso estratto del leggendario concerto di San Francisco del 13 Dicembre al Civic Auditorium. Da anni ormai i fan sperano in una pubblicazione di questo concerto nella sua interezza, e per ora questa sezione conclusiva del primo CD, oltre al bootleg di non ottima qualità, è tutto ciò che abbiamo. Le consuete I Can't Explain e Substitute introducono questa sezione, che poi entra nel vivo con una versione schiacciasassi di My Wife, probabilmente la migliore versione live che io abbia mai ascoltato, e Behind Blue Eyes. Sempre stando sulle allora novità, ecco Bargain, che se confrontata con l'acerba versione dello Young Vic dimostra gli enormi passi avanti fatti dalla band, e si conclude con la cover di Baby Don't You Do It, una coinvolgente consuetudine limitata alle scalette del 1971.
Si passa al secondo CD con un salto fino al 1973, caratterizzato dal difficile tour di supporto a Quadrophenia, martoriato da svariati problemi tecnici causati dall'uso di nastri e dai primi problemi fisici di Keith Moon. Nonostante i brani qui presenti siano accreditati al concerto al Capital Center di Largo, Landover, del 6 Dicembre, sono in realtà tratti dal concerto di due giorni prima a Philadelphia (confusione comprensibile e reiterata in quanto sono date vicine, simili, ed entrambe trasmesse in radio e bootlegate per decenni, il tutto accentuato dalla curiosa decisione di usare la presentazione di 5:15 proprio dal concerto di Largo). Sono solamente due i brani da Quadrophenia inclusi qui: The Punk And The Godfather e 5:15, indubbiamente ottime versioni che non possono che essere le benvenute, anche se a mio modesto parere non avrebbero sfigurato anche The Real Me e Sea And Sand, sempre da Philadelphia, entrambe devastanti. Questa parte dedicata al 1973 si chiude con Won't Get Fooled Again, sempre da Philadelphia, in quella che forse è una delle migliori versioni live esistenti, specialmente limitandoci a quelle registrate con ancora Moon in formazione.
Si passa quindi al 1974, al famoso concerto al Charlton Athletic Football Club del 18 Maggio, di cui esiste anche un'ora circa in video. A questo punto i brani di Quadrophenia sono quasi spariti (rimangono Drowned, Bell Boy, 5:15 e Doctor Jimmy in scaletta, ovviamente non presenti qui), ed in generale il concerto di Charlton non è tra i migliori della band, e viene ricordato principalmente in quanto l'unico di cui si ha una testimonianza di qualità del 1974. Curiosa la scelta di iniziare questa parentesi con Young Man Blues, che seppur sempre coinvolgente all'ascolto impallidisce se confrontata con una qualunque versione del 1969/'70, mostrando una band ben poco lucida e coordinata. Decisamente meglio la successiva Tattoo, curioso ripescaggio tra l'altro, arricchita da inedite armonie vocali, la sempre divertente Boris The Spider e, soprattutto, la lunga improvvisazione di Naked Eye comprendente versioni rallentate e "blueseggianti" di Let's See Action e My Generation: indubbiamente l'highlight di questo concerto e non solo con i suoi quasi 15 minuti.
Salto al 1976 per il famoso concerto a Swansea del 12 Giugno, altro concerto largamente bootlegato negli anni, introdotto da due brani allora nuovi: Squeeze Box e Dreaming From The Waist. Comprensibile la decisione di includere questi due brani, anche se personalmente avrei usato questo spazio per qualcosa di effettivamente inedito, vista la presenza di queste due tracce nella versione rimasterizzata negli anni '90 di The Who By Numbers. Decisamente più interessante la, seppur parziale, sequenza dedicata a Tommy, che qui purtroppo inizia da Fiddle About. Per qualche motivo infatti si è deciso di lasciar fuori Amazing Journey, Sparks e The Acid Queen, che seppur non trattandosi delle migliori versioni in assoluto, non avrebbero sfigurato. Fiddle About è qui interpretata da Moon, rifacendosi al film uscito appena l'anno prima, e prosegue con buone versioni di Pinball Wizard, I'm Free, la divertentissima Tommy's Holiday Camp con di nuovo Moon, ed una magnifica versione di We're Not Gonna Take It con il sempre maestoso finale di See Me Feel Me - Listening To You.
Insomma un doppio album pieno di ottimo materiale live, tutto in qualità audio più che buona e che in generale rappresenta una delle migliori introduzioni possibili al mondo live degli Who al loro apice. Certo, ci sono delle pecche e delle mancanze, non avrebbero sfigurato un paio di brani in più da Quadrophenia, o una qualunque versione di Baba O' Riley, ma queste sono piccolezze. La più grande pecca è proprio l'impossibilità di reperirlo oggi, se non in una qualche copia usata (ipotizzo, in quanto non ne ho viste ed immagino che chi ne è in possesso se la tenga stretta) o per "vie alternative" che Internet ha reso comuni. La speranza è che si consideri la pubblicazioni di alcuni concerti qui presenti per intero, specialmente San Francisco 1971 e Philadelphia 1973, magari in un bel cofanetto con Largo. Nel frattempo, se riuscite a recuperarlo da qualche parte, è un ascolto consigliatissimo a tutti i fan degli Who, e si merita un 9.


Nessun commento:

Posta un commento