Forse il primo album in cui tutti gli elementi del "suono Styx" iniziano ad incastrarsi nel migliore dei modi, creando così uno dei loro lavori più riusciti e più rappresentativi della loro fase anni '70. L'ultimo arrivato Tommy Shaw già si era fatto notare nel precedente Crystal Ball, specialmente nella title track, e pian piano acquisterà sempre più spazio all'interno della band, fino a diventare una delle due "facce" della musica degli Styx insieme a Dennis DeYoung, a fronte di un sempre minore e marginale contributo di James Young. Come ogni band con più di un membro creativo ciò ovviamente porterà nel tempo a nette divisioni, ma non è ancora il caso in questo The Grand Illusion.
In questo album è ancora ben presente una certa tendenza progressive, più negli arrangiamenti che nelle composizioni a dire il vero, e la title track che apre l'album ne è un perfetto esempio. Una potente cavalcata con una forte presenza di synth lascia poi spazio alla brillante voce di DeYoung, che canta di come molto spesso ciò che si ritiene importante sia in realtà solo una grande illusione, intervallata da numerosi stacchi, assoli, riff e chi più ne ha più ne metta. Senza dubbio uno dei pezzi più efficaci dell'album e non solo. Fooling Yourself (The Angry Young Man) invece sembra quasi guardare a certe cose degli Yes con i suoi cambi di tempo, anche dispari, importanti parti di chitarre acustiche ed un tagliente sintetizzatore occupato in costanti assoli. Tommy Shaw ne è l'artefice, così come della successiva, e a mio parere un pelo meno interessante, Superstars.
Segue quello che indubbiamente è uno de brani più celebri della loro carriera: Come Sail Away. Se si sorvola su un testo non proprio memorabile ed una forte sensazione di esser di fronte ad un brano costruito a tavolino, non è difficile capire il suo successo. Dalle semplici ed intense strofe, perfette per esser cantate in concerto all'unisono, ai potenti stacchi che introducono la più spinta e corale seconda sezione interrotta da un intermezzo di synth, che pare fare il verso a Won't Get Fooled Again degli Who, ci si trova di fronte ad un perfetto prototipo di un intelligente brano pop come smetteranno gradualmente di esistere dallo scoccare dell'inizio del successivo decennio.
Si apre il secondo lato con l'unico brano a firma JY oltre che forse uno dei suoi più riusciti: Miss America. Un potente brano rock che finirà per diventare la base per una formula che Young riproporrà, a grandi linee, in ogni suo brano di lì in poi, con le strofe quasi recitate o comunque piuttosto a-melodiche ed un ritornello urlato ad altezze vertiginose. Molto bella anche l'introduzione di stampo classico, anche se non c'entra poi nulla con il pezzo vero e proprio.
A rimarcare il già citato stampo progressive degli Styx di quegli anni c'è poi Man In The Wilderness, brano ad opera di Tommy Shaw evidentemente ispirato ai Kansas, band di cui lo stesso Shaw era grande fan. Ispirazione evidente in ogni aspetto del brano, dalle solari aperture melodiche alla struttura con tanto di intermezzo strumentale (tra l'altro con un assolo di chitarra il cui suono è a dir poco spettacolare), tipica di ogni mini-suite oltre i 6 minuti dei Kansas. L'album si mantiene poi su territori non distanti con l'egualmente epica Castle Walls, ad opera di DeYoung, che vanta una sezione centrale dalla devastante potenza sonora.
L'album si conclude con The Gran Finale, che effettivamente proprio di questo si tratta, e che si presenta come un contenitore di citazioni ai brani dell'album su di una base strumentale a grandi linee basata su Superstars. Il testo fa espliciti riferimenti alla title track, a Superstars e a Come Sail Away, portando l'album alla conclusione nel più epico de modi.
Indubbiamente The Grand Illusion si rivela essere uno degli album più solidi della carriera degli Styx, oltre che fare da ideale ponte tra i più eclettici primi album ed i più celebri successivi. Molti lo indicano come il loro migliore, ma per me l'oro se lo merita Paradise Theatre, e questo The Grand Illusion non si smuoverebbe comunque dal podio contendendosi la seconda posizione con il successivo Pieces Of Eight.
Un gran bell'album piacevolissimo all'ascolto, che si merita un 8,5.
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