martedì 18 dicembre 2018

The Beach Boys - Wake The World: The Friends Sessions - I Can Hear Music: The 20/20 Sesssions (2018) Recensione

Tecnicamente si tratta di due prodotti distinti, ma essendo usciti lo stesso giorno credo che abbia senso racchiuderli in un'unica recensione. Da qualche anno ormai infatti, principalmente per questioni di copyright, verso fine anno escono vari album celebrativi per il cinquantennale dedicati ai Beach Boys. Gli ultimi due anni ci hanno portato alcune delle cose più interessanti dopo le Pet Sounds e Smile sessions, focalizzandosi sul 1967 e, quest'anno, sul 1968. Se lo scorso anno ci fu anche una pubblicazione estiva nominata Sunshine Tomorrow, che oltre alle outtakes e le tracce live aveva come attrazione il tanto atteso mix stereo di Wild Honey, per poi tornare alla consueta uscita di fine anno con un secondo volume di outtakes ed un terzo live; quest'anno è stato tutto pubblicato in blocco a fine anno, solamente in streaming e download.
Avendo di fatto registrato due album nel 1968, si è scelto di dividere in due sostanziosi set il materiale riguardante Friends e 20/20, che insieme ammontano a quasi tre ore di tracce inedite. Prima di scendere nel dettaglio è doveroso citare l'uscita di un terzo volume, intitolato The Beach Boys On Tour: 1968, che raccoglie vari concerti di quell'anno. Ho deciso di non parlarne qui perchè, seppur interessante, è il classico album che si ascolta una volta e difficilmente ci si torna su, non essendo i Beach Boys riconosciuti come una grande live band. Merita comunque un po' di attenzione per il gran lavoro fatto e l'importanza storica, lo trovate su Spotify.
Tornando agli altri due album, al loro interno possiamo trovare una quantità impressionante di versioni strumentali, a cappella, demo, versioni molto diverse nell'arrangiamento di brani noti e brani inediti, anche se spesso incompleti. Si tratta senza dubbio di un ascolto molto affascinante, in quanto testimonia una fase della carriera dei Beach Boys piuttosto oscura, in cui il controllo e la presenza di Brian Wilson inizia gradualmente a sfumare (già passare dalla sessions di Friends a quelle di 20/20 ci mostra una situazione molto diversa) ed i compagni, specialmente Dennis Wilson, cercano di trovare la loro identità. Curiosa tra l'altro la presenza di Murry Wilson in varie session di Friends, specialmente alla luce del traballante rapporto con il figlio Brian. Impossibile parlare di ogni singolo brano presente, ma è comunque doveroso citare alcuni esempi degni di nota.
Innanzitutto, partendo dal primo volume, è interessante poter ascoltare la complessità di molte outtake di Friends, così come le versioni strumentali di alcuni brani dell'album, in quanto si può notare come l'uso di musicisti aggiunti fa sì che il risultato sia più vicino a Pet Sounds o a Smile, più che a Wild Honey e Smiley Smile. Impossibile poi non citare brani inediti come My Little Red Book, gli appena accennati I'm Confessin' e You're As Good As Can Be, l'interessantissima Be Here In The Morning Darling (da non confondere con Be Here In The Morning). Ci si chiede come mai queste idee siano state abbandonate e mai ripescate, vista la tendenza a depredare i nastri di Smile negli album successivi. Passando a 20/20 invece troviamo tante versioni di Do It Again e All I Want To Do, quest'ultima anche con varie take vocali di Dennis Wilson, che danno un'interessante svolta ad uno dei migliori brani cantati da Mike Love. In questo secondo volume la sezione dedicata agli inediti, o comunque ai cosiddetti scarti, è decisamente più sostanziosa: Sail Plane Song, Old Folks At Home/Old Man River, Walk On By, Mona Kana... Tutti brani di alto livello. Troviamo poi forse la versione più "completa" (per quanto completa possa essere una sequenza di frammenti incompleti) della leggendaria Been Way Too Long, conosciuta anche come Can't Wait Too Long, un brano la cui storia pare misteriosa quanto quella dell'intero Smile. Ovviamente ci sono anche alcuni brani ad opera di Dennis Wilson, che proprio in quel periodo si stava affermando come compositore (quando non si accreditava brani di Charles Manson facendolo arrabbiare, cosa poco consigliabile), e brani come Well You Know I Knew, Love Affair, Peaches (che poi è Never Learn Not To Love, appunto di Manson), l'avanguardia di The Gong e A Time To Live In Dreams ben rappresentano un'identità ben chiara che maturerà nel decennio successivo.
Insomma un ascolto fascinoso e pieno di chicche interessantissime, che non posso che consigliare a chiunque. Impossibile scegliere tra i due, anche se forse per quantità e varietà di materiale il volume dedicato a 20/20 è veramente di altissimo livello. Li trovate entrambi su Spotify: qui e qui.

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