Arriviamo a Milano più di un'ora prima come nostro solito, abbastanza da goderci il bel freddo novembrino in coda fuori alla Salumeria Della Musica. Locale che sulla carta pareva valido, ma in pratica l'ho trovato non molto adatto a questo tipo di eventi. Perchè ok, l'idea di ristorante con palco per concerti ci può anche stare, ma non per concerti come quelli di Peter Hammill, dove l'ultima cosa che vuoi è sentire rumori di stoviglie e aria condizionata negli (importantissimi) momenti di quasi silenzio sparsi qua e là. Per non parlare del gracchiare delle casse sulle note basse del piano oltretutto. Insomma, non le migliori premesse; ma nonostante questo abbiamo assistito ad uno dei migliori concerti che io abbia mai visto.
Si perchè per qualche motivo in questo tour l'esecuzione di alcuni brani è risultata più sicura, potente, convinta rispetto ad altre in anni recenti (ovviamente è una considerazione puramente personale basata sugli album live e sui video apparsi su YouTube). Curioso anche notare il fatto che Peter abbia iniziato il concerto alla chitarra a Milano, mentre noto leggendo in giro che è solito iniziare al piano. Quindi dopo un inizio con le belle I Will Find You e Shingle Song, ecco un'interpretazione incredibile di Sitting Targets con un Hammill che sembra di colpo ringiovanito di 20 anni! Segue Torpor dove, complice forse il fatto che si tratti di un pezzo nuovo, sono evidenti le sbavature, specialmente alla chitarra; ma chi viene ad un concerto di Peter Hammill aspettandosi perfezione tecnica ha sbagliato tutto... Sta tutto nell'interpretazione, nell'atmosfera, qualcosa di non descrivibile a parole.
Dopo Happy Hour (pezzo che conoscevo poco ed ho avuto di approfondire), eccolo che passa al piano per After The Show, Milked (bellissima versione di questo brano nuovo), Nothing Comes, una versione un po' zoppicante di Autumn, una bella Gone Ahead ed una magnifica The Siren Song, davvero ben suonata. Di ritorno alla chitarra ecco Primo On The Parapet, versione da pelle d'oca come poche altre, e la nuova Charm Alone. Dopodiché ecco la sorpresa, con Peter che dice qualcosa come (vado a memoria): "per qualche ragione 3 giorni fa mi è tornata in mente questa canzone, che non suono da almeno 30 anni. Ho deciso di re-impararla per suonarla questa sera: ecco Rubicon". Quale artista decide dal nulla di tirare fuori pezzi che non suona da decenni? A Roma pochi giorni prima ha tirato fuori La Rossa, a Milano Rubicon. E che versione! Per essere un pezzo imparato in poco tempo, tanto di cappello! E come se non bastasse, a seguire ecco Skin, altra sorpresa! Forse la migliore versione live di questo pezzo che io abbia mai avuto il piacere di ascoltare (non che ne esistano poi tantissime oltretutto). E quando ormai potevamo ritenerci già più che felici, attacca con Modern: uno dei nostri pezzi preferiti. Ovvio, le versioni anni '80 e '90 rimangono inarrivabili, ma anche questa suonata a Milano è stata veramente potente e ben riuscita. Solito "under water" finale che tira giù i muri e standing ovation da parte del pubblico mentre lascia il palco. Tutti si aspettano un bis, è normale, ed infatti poco dopo eccolo ritornare per suonare una intensa Vision. Non era difficile notare tanti occhi lucidi tra il pubblico alla fine del pezzo; un bellissimo momento a chiudere un magnifico concerto.

Ci allontaniamo a fatica dalla calca lasciando così il locale dopo una delle esperienze più indimenticabili della nostra vita. Chissà se in futuro avremo la fortuna di ripeterla, con o senza i VDGG. Di certo siamo più che felici di aver avuto questa occasione.
Vi lascio il link alla playlist su YouTube dove potete trovare tutti i video che ho ripreso in questa serata. Ovviamente non c'è tutto il concerto, ma credo che siano abbastanza per farsene un'idea.
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