Si perchè già dalla title track si notano delle intelligenti combinazioni di sonorità tipicamente americane (quell'ombra del funk, quasi sempre presente nei loro album) con cambi e tempi dispari che quasi strizzano l'occhio al progressive, specialmente nell'ostinato che spunta ogni tanto e che diventerà base per improvvisazioni in tour più recenti. Da notare come in questo pezzo, ed in generale nei primi album, ci sia una netta predominanza del tastierista (e allora principale compositore) David Paich alla voce, presenza che andrà pian piano a sfumare fino a sparire negli album successivi. Cosa comunque interessante in un gruppo in cui c'erano 4 cantanti di cui uno di ruolo, Bobby Kimball, che in quest'album si "accontenta" di cantare 3 pezzi soltanto da solista e di stare ai cori negli altri. Ed eccolo il signor Kimball a fare la parte del leone nel gioiellino pop St. George And The Dragon, la cui sequenza di accordi delle strofe sarà saccheggiata innumerevoli volte, a riprova della sua validità. Bellissimo oltretutto il crescendo alla fine che porta ad un climax notevole; gran bel pezzo. E poi 99, con Lukather alla voce, altra impeccabile opera pop con una delle sequenze di accordi più raffinate mai concepite in questi ambiti. Le successive Lorraine e All Us Boys vedono di nuovo Paich alla voce, e nonostante si tratti di onesti brani pop tutto sommato apprezzabili, sono secondo me il punto più "basso" dell'album. Un po' come Rockmaker nel precedente album insomma (anche se Lorraine ha qualche trovata carina). In Mama tornano prepotentemente tutte le influenze soul e funk della band, con un Kimball letteralmente incredibile alla voce; un brano che all'inizio quasi non sopportavo (provo odio per gran parte delle cose funk), ma che nel tempo ho imparato ad apprezzare come un'importante sfaccettatura di quest'album. White Sister è il brano più puramente rock dell'album, una sorta di gran finale prima dell'encore di A Secret Love. Un brano che dal vivo guadagnerà una forza inarrestabile anche nelle recenti versioni con Joseph Williams alla voce, più che in grado di reinterpretare le ottime parti di Kimball. E poi vogliamo parlare del finale dove l'intera band si lascia andare a briglie sciolte? Spettacolare. La delicata A Secret Love (unico brano composto, ed in gran parte cantato, da Steve Porcaro) chiude l'album in modo quasi dimesso.
Insomma non tanto il "difficile secondo album" pur non raggiungendo il successo del primo per ovvi motivi. Sarà forse il successivo Turn Back, prima del trionfo di IV, a rappresentare un momento di leggera crisi, pur essendo un album di tutto rispetto. Hydra rimane per molti anni l'album forse più tendente al prog dei Toto, fino almeno a Falling In Between, che con metodi e sonorità diversi riuscirà ad essere altrettanto vario. Tra questi 2 album c'è stata una serie di lavori sicuramente più pop e "vittime" degli anni '80, seguiti poi da una fase più "dura" guidata da Lukather negli anni '90. Tutti album che meritano un ascolto a mio modesto parere. Se dovessi dare un voto a questo Hydra, probabilmente si aggirerebbe su un solido 8 - 8,5, un po' tirato giù da un leggero momento di stanca intorno alla metà dell'album.
Nessun commento:
Posta un commento