domenica 22 maggio 2022

Wizzard - Introducing Eddy and the Falcons (1974) Recensione


Dopo una prima fase dalla duplice identità stilistica per i Wizzard, dove coesistevano dei magnifici singoli radiofonici di stampo spectoriano e il radicalmente diverso, distorto e sperimentale album WIZZARD BREW (ne ho parlato qui), il leader Roy Wood pubblica il suo primo vero e proprio album solista (in quanto scrive, suona e canta tutto in solitudine), BOULDERS (ne ho parlato qui). Ben presto, essendo BOULDERS composto da brani registrati tra la fine degli anni '60 e i primissimi anni '70, e quindi non ha richiesto una effettiva pausa per la sua realizzazione, Wood ritorna con i suoi Wizzard, abbandonando in gran parte le sperimentazioni di BREW e realizzando un album di canzoni più "canonico", con, tuttavia, un'altra delle sue trovate a dare carattere al lavoro.

I Wizzard qui suonano nei panni di una band fittizia, Eddy and the Falcons, con un repertorio che, stilisticamente, guarda alla fine degli anni '50 e ai primissimi anni '60. Il nome è un ovvio riferimento alla tendenza delle band dell'epoca, molto diffusa nel periodo "pre-Beatles", ad avere non un singolo nome identificativo, ma bensì a combinarlo con quello del cantante (Gary Lewis & the Playboys, Cliff Richards and the Shadows, e così via...), mentre le canzoni si differenziano da quelle precedenti ad opera di Wood per un piccolo particolare: se certi riferimenti e influenze non sono mai stati nascosti nel sound (specialmente il sound a la Phil Spector), qui si arriva alla realizzazione di vere e proprie "riscritture" di brani celebri, tra il tributo e la divertente, ma mai irrispettosa, parodia. Anche il look della band cambia nelle foto interne dell'album, non più il colorato trionfo glam dell'esordio, bensì un glorioso ritorno di giacche di pelle, motociclette e capelli tirati indietro con la brillantina (tra l'altro, essendo lunghi, l'effetto è quello di terrificanti mullet).
L'album ha una breve introduzione in cui si sentono due giovani che vanno al concerto di Eddy & the Falcons, le porte si aprono, il pubblico è in visibilio, il presentatore annuncia la band e via con il primo brano. La sensazione di star assistendo ad un concerto viene solamente suggerita all'inizio, e mai più ripresa (a differenza di, chessò, un Sgt. Pepper), ma, per qualche motivo, la sensazione permane durante l'ascolto. Il primo brano è uno strumentale, Eddy's Rock, pesantemente ispirato al sound del chitarrista Duane Eddy, qui però decorato da pesanti interventi ai sax tipici del sound dei Wizzard, a cui segue Brand New 88, classico brano rock 'n' roll sullo stile di Jerry Lee Lewis.
You Got Me Runnin' guarda invece ai gruppi vocali dei primi anni '60, dalle Ronettes ai Four Seasons, con largo uso di acuti coretti, mentre Dun Lotsa Cryin Over You è, ovviamente, un tributo a Elvis Presley. Ciò che segue sono forse i due brani più di spicco dell'intero lavoro, probabilmente in quanto i più vicini allo stile che lo stesso Wood ha sviluppato in quegli anni; This Is The Story Of My Love (Baby) è un brano pesantemente spectoriano, non lontano stilisticamente dai precedenti singoli dei Wizzard, ed il suo fallimento commerciale come singolo tutt'oggi rimane un mistero. Le tipiche caratteristiche delle produzioni di Spector, soprattutto il famoso wall of sound, sono qui riprodotte in modo totalmente realistico e fedele, e il brano è tra le cose più memorabili composte da Wood. Segue invece una vera e propria riscrittura del classico Runaway di Del Shannon, altro eroe sia di Wood che dell'ex compagno di band Jeff Lynne; la sensazione all'ascolto di questo brano, Everyday I Wonder, è molto particolare, in quanto a tratti sembra di ascoltare una cover, ma proprio quando si pensa che il brano debba andare in un certo modo, ecco che devia altrove, cambiando tempo e sonorità. L'iconico assolo di Clavioline di Runaway è qui riproposto molto simile, una volta all'oboe, un'altra al sax e poi con un sintetizzatore, ed in generale, nonostante la sua natura derivativa, si tratta di un gran bel brano (come d'altronde lo è anche la sua fonte di ispirazione). Segue un tributo a Gene Vincent con Crazy Jeans e un'altra vera e propria riscrittura, questa volta di Oh Carol di Neil Sedaka, con Come Back Karen (pare che lo stesso Sedaka passò dagli studi durante le registrazioni e fu divertito e onorato del tributo), per poi concludersi con il brano forse più vicino alla pesante distorsione sonora del precedente BREW, We're Gonna Rock 'n' Roll Tonight, festosa e rumorosa conclusione dell'album dal sapore, appunto, rock 'n' roll. Se si acquista la recente versione in CD pubblicata dalla Esoteric (dopo che l'album è stato irreperibile per decenni) si può godere di cinque brani aggiuntivi, tutti tratti da dei singoli: il mancato classico Rock 'n' Roll Winter, i lati b strumentali dal sapore jazz Dream Of Unwin, Nixture e Marathon Man (il perché di questo stacco stilistico lo vedremo tra poco) e la divertente Are You Ready To Rock, altro canonico brano rock 'n' roll che non avrebbe sfigurato nell'album, con una sorprendente conclusione dominata dalla cornamusa. 

Dicevamo poco sopra dello stacco stilistico che caratterizza i lati b dei singoli, più dal sapore jazz, e il motivo di ciò sta nell'idea iniziale dietro alla realizzazione di EDDY AND THE FALCONS, che avrebbe dovuto essere un doppio album in cui solo la prima metà sarebbe dovuta essere un revival rock n' roll, mentre la seconda sarebbe stata di natura più jazz e sperimentale, ma la casa discografica decise di imporre ai Wizzard la pubblicazione della sola prima parte, scartando la seconda, che solo nel 2000 vide la luce con il titolo MAIN STREET (anche se di fu un ulteriore tentativo di pubblicazione intorno al 1976 con il titolo WIZZO, poi a sua volta scartato, poco prima dello scioglimento dei Wizzard).

EDDY AND THE FALCONS è senza alcun dubbio l'album più commerciale e di facile ascolto dei Wizzard, lontano da BREW senza però stravolgerne il sound, ed è un'ulteriore dimostrazione del talento compositivo e interpretativo di Roy Wood, oltre che della sua incredibile versatilità, anche e soprattutto a livello vocale. Si tratta, tuttavia, anche di un album abbastanza divisivo, in quanto gli amanti della vena più eclettica e sperimentale di Wood potrebbero rimanere delusi di fronte ad un album di "canzoni vecchio stile", mentre chi, come me, quel tipo di canzoni le adora, non potrà non apprezzarne questo originale e riuscito tributo, soprattutto in quanto molti altri album analoghi dell'epoca (come ROCK 'N' ROLL di John Lennon) proponevano vere e proprie cover, riarrangiate o meno, mentre qui siamo di fronte a brani originali. Fatevi un favore e ascoltate questo album, la sua leggerezza e vivacità non può lasciarvi totalmente indifferenti. 




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