mercoledì 20 novembre 2019

Mikayel Abazyan - Westerlies (2019) Recensione

Siamo arrivati al secondo lavoro di musica inedita ad opera di Mikayel Abazyan, seguito dell'ottimo Something More uscito poco più di un anno fa. Nonostante il relativamente poco tempo passato tra le due uscite, e tenendo conto anche del fatto che le prime idee del lavoro in questione risalgono a prima dell'uscita di Something More, ci troviamo di fronte ad un album decisamente diverso, sia nelle intenzioni che nei risultati. Certamente ci sono degli elementi comuni, come è normale che sia, ma non a tal punto da condannare Westerlies al semplice destino di "secondo capitolo".
La prima differenza sta nelle premesse dietro i due lavori: se Something More è un album personale in tutto e per tutto, anche nei testi, Westerlies parte invece dalla letteratura inglese e, sostanzialmente, la "mette in musica". Ciò però non deve trarre in inganno e far pensare a questo album come ad una semplice raccolta di poemi musicati o un tributo alla poesia, in quanto tutte le opere presenti sono state scelte per motivi ben precisi. 
Ci si trovano opere di Byron, Shakespeare, Blake, fino ad arrivare al più antico esempio scritto di poesia inglese, Western Wynde, una canzone del sedicesimo secolo su cui ci si interroga da secoli sul significato. Ciò ha spinto Mikayel a creare lui stesso una storia da quel punto di partenza, utilizzando le suddette opere per raccontarla. 
Come se non bastasse, a ciò ci si aggiungono degli intermezzi recitati, che fanno a volte da introduzione, altre da intermezzo, e portano avanti la storia aggiungendo un tocco di teatro ad un lavoro che già contiene al suo interno poesia e musica. 
E cosa dire sulla musica? Ci sono indubbiamente punti in comune con Something More, soprattutto laddove le interpretazioni e le atmosfere guardano ai lavori dei Van Der Graaf Generator e Peter Hammill, come in Despondency; tuttavia però si aggiungono elementi inediti degni di nota, come la squisita resa acustica di The Divine Image o il totalmente inaspettato tuffo nel metal con violino di England in 1819, fino all'epica conclusione con la lunga title track, che parte da atmosfere non lontane da una Meurglys III di "Vandergraafiana" memoria per poi lasciarsi andare ad aperture degne di certe cose dei Pink Floyd. L'album è molto variegato in termini di sonorità e generi musicali presenti, proprio come lo era già Something More e forse ancor di più. Certamente la decisione di inserire intermezzi parlati può piacere o non piacere, specialmente perchè, di fatto, spezza il ritmo dell'album e lo rende un po' meno scorrevole, ma si tratta di una decisione audace che contribuisce a rendere il tutto un lavoro più "completo".
Non mi dilungo raccontando quella che è la mia personale interpretazione della storia raccontata in Westerlies, sia perchè la mia ignoranza in termini di poesia sicuramente non mi permette di cogliere ogni singolo particolare, sia perchè credo che il bello di quest'album stia proprio nel capire individualmente di cosa si tratta, del perchè sia stato scelto proprio quel poema e non un altro e così via.
Di certo quello che posso dire è che Westerlies è un lavoro ambizioso, completo nel suo approccio aperto a più discipline artistiche (musica, poesia e teatro), che richiede impegno nell'ascolto pur non essendo affatto ostico, e che sa ripagare dell'attenzione prestata. Ottimo poi il lavoro di tutti coloro coinvolti, dai musicisti agli attori, che non sto ad elencare in quanto potete trovare i crediti completi nel link a Bandcamp qui sotto.
Non posso fare a meno di consigliare questo lavoro a chiunque, specialmente se si ha un debole per la letteratura inglese; non ve ne pentirete.
https://mikayelabazyan.bandcamp.com/album/westerlies

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